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REVIEWSLE RECENSIONI
Things Are Great
Band Of Horses
2022  (BMG)
ALTERNATIVE AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS
7,5/10
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01/04/2022
Band Of Horses
Things Are Great
Dopo sei anni di silenzio, i Band Of Horses tornano con un disco ispirato e godibilissimo.

Sono passati sedici anni da quando i Band Of Horses hanno pubblicato il loro disco di debutto Everything All The Time, ma, per assurdo, sembra passata una vita da loro ultimo album, Why Are You OK (2016), tanto che i fan della prima ora, come il sottoscritto, stavano quasi perdendo la speranza di poter riascoltare il loro peculiare country rock dagli accenti indie.

Formatasi a Seattle, ma ora con sede nella Carolina del Sud, i Band Of Horses, composti, per l’occasione, dal leader Ben Bridwell (voce solista, chitarra, pedal steel, tastiere), da Rob Hampton (chitarra, basso) e Creighton Barrett (batteria e percussioni) dopo sei anni, e qualche cambio di line up, tornano con un disco dal suono immediatamente riconoscibile, quello per cui li abbiamo amati, e sicuramente continueremo a farlo, nonostante una carriera non sempre all’altezza del celeberrimo esordio.  Nulla è cambiato, insomma, e a parte una maggior immediatezza negli arrangiamenti rispetto al precedente lavoro, quelle inconfondibili linee di chitarra, la voce morbida di Bridwell e il mood prevalentemente malinconico tornano a risuonare dalla casse dello stereo, esattamente come speravamo facessero.

Dalla traccia di apertura "Warning Signs" fino alla chiusura "Coalinga", la band mette insieme una scaletta che suona come un vero e proprio distillato del loro stile, in cui emergono in modo cristallino i tanti punti di forza, l’ispirazione sembra sempre posizionarsi su livelli ottimali, la scrittura è bilanciata e l’approccio è appassionato. Nessun filler, come invece altre volte era capitato, ma tante belle canzoni destinate a diventare grandi classici del repertorio della band: la citata, scintillante opener, la sognante "Aftermath", che parte morbidissima e lentamente si gonfia in un avvolgente crescendo melodico, il singolo “Crutch”, trascinato dal suono croccante di chitarre a la Cure, e "Tragedy of the Commons", raggiante nelle sue zuccherine trame melodiche, ma dagli accesi contenuti politici.

Un disco di grande intensità, dunque, costruito in modo organico su un suono immediatamente riconoscibile, diretto nella continua ricerca della melodia di facile presa e specchiato nei propri riferimenti artistici (The Shins su tutti), che non intorbidano però il processo di scrittura di Bridwell.

Potrebbe essere stata la lunga attesa ad aver prodotto un effetto “rinfrescante” o potrebbe essere che l'assenza rende il cuore più affettuoso, ma questo sembra in realtà il miglior album della Band of Horses da molto tempo a questa parte. Things Are Great è un lavoro ispirato, attraversato da momenti di intenso lirismo e capace di conquistare con un impianto melodico che non fa prigionieri. Un ottimo ritorno, che farà battere forte il cuore ai fan di vecchia data e, probabilmente, riuscirà a conquistarne di nuovi alla causa.