Vi ricordate quegli ensemble che andavano per la maggiore negli anni ‘70 del secolo scorso, talmente numerosi da far sembrare un condominio di Scampia come un eremo isolato in qualche posto di montagna?
Bene con la crew di Alan Evans non sussiste il problema, essendo infatti in tre. Batteria, chitarra e organo. Ma suonano come fossero al doppio, talmente materico è il loro sound.
Membro fondatore dei Soulive con quindici anni di carriera sul groppone, Evans ha rimesso insieme il trio, AE3, ovvero Danny Mayer della Eric Krasno Band e Kris Yunker proveniente dagli Jen Durkin and The Business, dopo cinque anni dalla loro ultima release, “Merkaba”, per regalarci “The Wild Root” uscito per la label americana Vintage League Music, dove in nove brani i tre spaziano come dei bambini in un negozio di caramelle tra soul, jazz, hard funk, suggestioni lounge, pillole di psichedelia grezza, scorribande cinematiche con i piedi ben piantati negli anni Sessanta.
Nove brani di cui soltanto uno, “Black Rider”, è cantato e dove lo stesso Evans si presta alla bisogna.
Tra i brani mi piace segnalare “Danny for Mayer” un pezzo “shake” mi verrebbe da dire e me lo immagino sparato a mille in un party tra belle figliole in minigonna e luci strobo e colori psichedelici, dove l’hammond pompa e la chitarra si produce in un assolo ficcante mentre “Nightshade” è la perfetta colonna sonora quando te ne ritorni a casa dopo una notte spesa tra alcol e sigarette, evocativa e dolente.
In ultima analisi quello del combo americano è un graditissimo ritorno che tiene alto il verbo della musica suonata bene, dove per bene, aldilà della maestria tecnica, si intende quella musica che fa bene allo spirito.