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The Sound Of Silence
Simon & Garfunkel
1964  (Columbia Records)
CLASSIC ROCK AMERICANA/FOLK/SONGWRITER
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21/10/2019
Simon & Garfunkel
The Sound Of Silence
Una canzone che come un filo sottile lega due dei momenti più bui della storia americana e di tutta l’umanità. Una canzone che è in grado di raccontare il silenzio e il dolore, la tragedia universale di un popolo ma anche quella intima e privata di una generazione

Una canzone che come un filo sottile lega due dei momenti più bui della storia americana e di tutta l’umanità. Una canzone che è in grado di raccontare il silenzio e il dolore, la tragedia universale di un popolo ma anche quella intima e privata di una generazione. Una canzone che si veste di dolcezza e di melodia, ma che nasconde un corpo martoriato di ferite. Questa è la storia di The Sound Of Silence, questa è la storia di parole che “caddero come gocce di pioggia, e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio “.

Il 23 novembre del 1963, il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, viene assassinato mentre sfila per le strade di Dallas. L’esecutore materiale dell’omicidio é Lee Harvey Oswald, un sociopatico con simpatie comuniste, che verrà ucciso a sua volta qualche ora dopo. Varie teorie del complotto sostengono che non abbia agito da solo e che l’attentato fosse stato ordito dalla mafia con l’appoggio della Cia. Comunque sia andata, con Kennedy non muore solo un grande presidente (sull’uomo la storia è contraddittoria), ma vengono ghermite, mentre spiccano il volo verso un futuro migliore, le speranze di un’intera nazione. L’America si ferma, piange il suo presidente, ammutolisce di fronte a una tragedia inaspettata e immensa. Leggenda vuole che sia proprio in questo clima di cordoglio, smarrimento e doloroso silenzio che, nel febbraio del 1964, Paul Simon metta mano per la prima volta a quella che diventerà la sua canzone più famosa, The Sound Of Silence.

L’11 settembre del 2001, diciannove terroristi di Al Qa-ida dirottano quattro voli civili, due dei quali vengono fatti schiantare contro le torri gemelle del World Trade Center di New York, provocando circa tremila vittime. Gli esecutori materiali della strage vengono tutti identificati, anche se varie teorie del complotto sostengono che dietro l’attacco ci sia un piano elaborato dall’ala più conservatrice della politica americana (i Theocon) in combutta con la Cia. Qualunque sia la verità, l’America, e così tutto il mondo occidentale, percepiscono per la prima volta, in modo eclatante, che una guerra (non convenzionale, ma subdola e vigliacca) è davvero in atto e che nessuno sarà, a nessuna latitudine, mai più al sicuro. Oggi la ferita è ancora aperta, la paura accompagna, sottotraccia, i nostri giorni, e un silenzio irreale, ancora ci stordisce ogni volta che le immagini di quello schianto tornano innanzi a nostri occhi. E’ il silenzio del terrore, quel vuoto di stupore e incredulità che anticipa di qualche secondo un grido di disperazione.

Dieci anni dopo la strage, durante la celebrazione del 10° anniversario dell’attentato, Paul Simon, accompagnato dalla sola chitarra acustica, canterà nuovamente The Sound Of Silence, la canzone scritta quarantasette anni prima in circostanze altrettanto tragiche. Lo farà proprio lì, a Ground Zero, dove la ricostruzione oggi è terminata, ma quei morti, quel dolore, le lacrime e la paura restano la muta voce di un’umanità violentata. Il suono del silenzio.

Una canzone, due tragedie, il senso d’impotenza e solitudine di chi si ritrova a fare i conti con l’oscurità e la barbarie (“Salve oscurità, mia vecchia amica / ho ripreso a parlarti ancora perché una visione che fa rabbrividire/ dolcemente ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo/ e la visione si è insinuata nel mio cervello/ e ancora persiste nel suono del silenzio”). Ma anche una riflessione poetica sull’animo umano, sul senso di smarrimento dell’individuo quando si muove in un contesto sociale, sull’incapacità di comunicare agli altri e di farsi comprendere ( “…e nella luce pura vidi migliaia di persone, o forse più  persone che parlavano senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire”), sull’afasia che ci coglie nel momento di raccontarci, di esprimere la nostra bellezza interiore (“persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato” ).

The Sound Of Silence apre però anche una nuova stagione musicale: il mondo sta cambiando e Simon & Garfunkel danno voce a quella parte di gioventù che, da un lato, non si riconosce più in un rock che si sta evolvendo nella sperimentazione e che sta perdendo lo slancio ingenuo degli inizi, e dall’altro, non riesce nemmeno a identificarsi nella canzone di protesta di Bob Dylan e Joan Baez. In tal senso, il folk del duo newyorkese percorre una strada tutta interiore, punta all’intimismo dell’ascoltatore, che coinvolge con un poetico gioco di ossimori (il titolo della canzone ne è un esempio brillantissimo) e simbolismo (il silenzio in contrapposizione al rumore del rock’n’roll e dello slogan politico), in cui a fronte di melodie calde e avvolgenti, vengono proposti testi che raccontano il disagio esistenziale e la sofferenza interiore.

La canzone viene pubblicata per la prima volta, e in versione rigorosamente acustica, su Wednesday Morning, 3 A.M., esordio datato 1964, di cui non si accorge nessuno o quasi (il disco venderà meno di 2000 copie). Paul Simon e Art Garfunkel, completamente sfiduciati, mollano il colpo e si separano. Fortunatamente per loro, alla Columbia, casa discografica che ha prodotto il disco, lavora un certo Tom Wilson, lo stesso che aveva appoggiato e favorito la svolta elettrica di Dylan. Wilson prende la registrazione acustica del brano e vi aggiunge gli strumenti elettrici: chitarra, basso e batteria. E ripubblica il singolo, senza nemmeno avvertire Paul e Art.

The Sound Of Silence entra così in classifica e lancia verso il successo la coppia Simon & Garfunkel, che in realtà, sulla carta, non esiste più. Leggenda vuole che Paul Simon, che nel frattempo si trovava in giro per l’Europa a suonare in piccoli club, apprenda la notizia dell’exploit di The Sound Of Silence cinque minuti prima di salire sull’anonimo palco di un localino di Copenaghen. Il tempo di fare le valige e ritorna in America, per iniziare una nuova, e insperata, stagione di successi.

La canzone fu poi ripubblicata su Sounds Of Silence del 1966, album della definitiva consacrazione, e fu inserita nella colonna sonora de Il Laureato (1967), che porta il duo newyorkese al primo posto delle classifiche americane.

Da lì in avanti, usciranno altri due bellissimi dischi, anche se ormai l’intesa artistica e personale tra Simon e Garfunkel è ai minimi termini. La fascinazione e l’incanto di Bookends (1968) e di Bridge Over Trouble Water (1970) verranno infatti sovrastati dal “rumore” incessante di furibonde litigate, che portano allo scioglimento del gruppo sul finire del 1970.


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