Guillermo del Toro è tornato, ed è tornato in ottima forma.
Con la sua nuova fiaba gotica buca lo schermo e il cuore, facendoci innamorare pure di un mostro marino.
Quella che ci racconta è la storia di Elisa, giovane orfana e solitaria, che lavora come addetta alle pulizie in una base militare. Le sue giornate sono scandite al minuto e iniziano proprio nel cuore della notte, allo scoccare del turno. Tutto cambia, però, quando una strana creatura arriva in quella base, e ruba il cuore ad Elisa, che cerca di addomesticarla, finendo per innamorarsene. Ma siamo negli anni della guerra fredda, siamo negli anni della corsa allo spazio, e russi e americani si fronteggiano e si rubano progetti. Quell'essere è quindi conteso, e Elisa decide di organizzare la sua fuga e liberarlo.
È un'altra fiaba romantica, è un amore fra diversi, ma è anche azione, comicità, e pure un po' politica. Tutto, però, ben bilanciato, reso al meglio da una regia da applausi che si muove sinuosa, che mostra senza mai essere volgare, e che costruisce soprattutto una scenografia da applausi che vale da sola la visione.
Così è anche per la musica, che rischia di diventare il prossimo Oscar per Alexandre Desplat, che continua a comporre in modo zuccheroso e leggero, tirando fuori dal suo cilindro nuovi classici.
Così è anche per gli attori, una Sally Hawkins da Oscar, che non ha bisogno di parole, muta com'è la sua Elisa, un'Amelie altrettanto disincantata, ma basta il suo sguardo, i suoi gesti, per farcela amare tanto quanto si odia il solito perfetto sadico Michael Shannon. Altrettanto perfette spalle comiche, poi, il tenero Richard Jenkins e una Octavia Spencer che sì, farà sempre la solita parte da Octavia Spencer, ma ha le battute migliori, i tempi comici migliori, e non stanca davvero mai.
The Shape of Water ti porta così in un altro mondo, con le sue screpolature, le sue povertà, il suo sapersi arrangiare, e trovare nell'altro e nella sua diversità, e pure nei sogni del cinema, la salvezza.
Proprio come una fiaba, la più bella.