Le belle cene tra snob inglesi, in cui ci si trova fra amici, si ha in realtà da ridire dietro le spalle su tutto e tutti, si sorride fintamente, si aspetta invano il cibo, ci si saluta, ci si aggiorna, cercando bugie, incrinature, difetti.
Le cene che in realtà non avvengono mai, mai che si mangi davvero nei film in cui si deve cenare, ma si parla – tanto -, si finisce per litigare, per scoprire amare verità, segreti che fan male.
Succede anche in The Party, film inglese al 100%, teatrale, pure, al 100%, con attori che sono dei fuoriclasse, con un bianco e nero che aumenta quell'aria, per l’appunto, teatrale, quell'aria snob che si respira a casa di Janet.
Janet che è appena stata nominata ministro ombra, che ha chiamato a festeggiare gli amici di sempre, che cucina per darsi un tono da proletaria, che risponde in continuazione al telefono, a chiamate di complimenti e felicitazioni, a chiamate sospette di un amante anonimo.
Il marito, nel mentre, se ne sta zitto e buono come ha fatto per tutta la vita. Ascolta musica, sempre diversa, sempre ad alto volume, con lo sguardo perso nel vuoto.
Pure lui ha un segreto, anzi, due.
Non ne hanno invece la coppia mal assortita formata da April e Gottfried, in via di separazione, o in procinto di innamorarsi ancora, con le filosofie orientali di lui a dare sui nervi a lei, che niente gli tace, tutto sbatte in faccia.
Ne hanno, però, la coppia formata da Martha e Jinny, con un cambiamento triplo in arrivo che non facilita le cose, in un matrimonio forse frettoloso, forse poco aperto.
Ne ha pure Tom, arrivato solo, trafelato seppur impeccabile nel suo abito di sartoria. Corre in bagno, corre a prendere aria, corre a chiudersi in cucina, con il suo segreto.
Lui, agitato, incapace a star fermo, decisamente fuori luogo per la serata, nella casa in sé, è l'opposto di Bill, che da quella sedia quasi mai si alzerà, che poche parole -seppur essenziali - dirà.
L'inglesità e la teatralità di un film che si vedrebbe già bene su di un palcoscenico, ci sono tutte, e c'è soprattutto quell'ironia tagliente e so british ad alleggerire ancor più uno di quei drammi da camera che si rivela più una black comedy, che al nero aggiunge del bianco e rende più fredda e patinata la resa visiva.
Sally Potter mette però il cinema al suo posto, ingegnandosi dietro la macchina da presa, con inquadrature ricercate e diverse, con l'uso dello spazio che si fa immancabilmente personaggio in più.
Il resto lo fanno attori che non avrebbero bisogno di dimostrare altro, tra una Kristin Scott Thomas sempre bellissima, un Timothy Spall sempre respingente - ma questa volta più umano - e Patricia Clarkson e Bruno Ganz e Emily Mortimer e Cherry Jones e il bellissimo Cillian Murphy.
In soli 70 minuti, la cena brucia, il dramma aumenta, i segreti vengono svelati e le famiglie si spezzano, con tante parole che volano.
Sono le cene, sono i film inglesi, che non possono che conquistare.