Il punto forte dell’AMA Music Festival è certamente quello di voler dedicare ogni serata ad un genere musicale diverso, per poter attrarre un pubblico più vasto possibile e far ben comprendere che la buona musica non ha confini di tempo e di spazio. Cinque serate consecutive che si concluderanno domenica 25 agosto con il sorprendente ritorno di tre anziani ma redivivi Sex Pistols (Paul Cook, Steve Jones e Glen Matlock), accompagnati dalla voce di Frank Carter. Un appuntamento prestigioso che fa ben comprendere le vedute ambiziose di chi organizza il festival e che sta certamente premiando alla grande, visto il sold out di Angelina Mango e Tedua del 13 luglio (qui il live report) e la buona affluenza per il concerto di CCCP - Fedeli alla Linea e Marlene Kuntz per il giorno precedente, nella preview di questa intensa settimana di musica.
Alla fine è ufficiale anche il tutto esaurito per questo appuntamento di mercoledì 21 agosto, con diecimila entusiaste persone, pronte a godersi una location collinare più fresca della media, birra e cibo di buona varietà, espositori di libri e chicche musicali, ma soprattutto ben quattro gruppi dediti a quello che potremmo definire “punk rock melodico”, ma che oscillerà tra Inghiterra e Usa, con l’avvento di giovani promesse, una vera leggenda del british punk e gli inossidabili The Offspring, che spesso associamo a quei cupi e insieme scanzonati anni Novanta, ma che anche oggi riescono a radunare una folla notevole, per la loro unica data italiana del 2024, dopo l’ennesimo sold out dell’anno precedente, nella versione italica dello Slam Dunk Festival.
Se si legge sui famigerati social, la percezione è di certo quella che il gruppo californiano sia considerato vetusto, bollito, fuori tempo e patetico, nello scimmiottamento di qualcosa che poteva essere fresco ed eccitante trent’anni fa e che oggi potrebbe apparire come una rievocazione sbiadita della gloria che fu. Stesso discorso che si potrebbe fare per tante altre band storiche o per la reunion/omaggio dei Pantera, ma il risultato finale rimane lo stesso: il pubblico vero e pagante apprezza e va al concerto, paga per stare nel pit nelle prime file e se ne frega dei commenti dei variopinti leoni da tastiera. D’altronde, se non ti piace, stai a casa.
Dobbiamo di certo ammettere che la band non vive solo sugli allori passati, ma è pronta a distribuire al popolo il nuovo album Supercharged, che uscirà il prossimo 11 ottobre (e che certamente troverete recensito su queste pagine) e in questa venue prestigiosa, rappresentato con ben due singoli, “Light It Up” e ““Make It All Right”, che mostrano una macchina da guerra musicale ben oliata ed eccitante, fosse solo per l’arrivo del terremotante nuovo batterista Brandon Pertzborn, davvero impressionante.
La serata parte molto presto e con lodevole puntualità (che proseguirà per il resto delle scalette, complimenti agli organizzatori) alle 18.30 con l’acerba ma contagiosa freschezza dei californiani Militarie Gun e poi la dolce ruvidezza dei più solidi ed esperti Neck Deep, che arrivano dal Galles e dalla tosta ma amabile Wrexham. Un buon antipasto di certo, con i primi certamente da risentire e seguire nei prossimi anni, e i secondi che impattano bene ma poi si perdono in una evidente ripetitività di fondo. Ma ci si diverte senza grosse pretese.
Il discorso si fa più serio con i britannici Buzzcoks, band punk leggendaria, nata del 1976 e che viene venerata dai The Offspring stessi. La versione attuale suona più come uno rispettoso omaggio all’ex frontman Pete Shelley (deceduto nel 2018), ma il chitarrista e novello cantante Steve Diggle (unico membro fondatore rimasto) mette tutta la sua esperienza e un entusiasmo grandioso, al servizio di canzoni storiche e un pubblico che li supporta e adora. Per un istante sembra di tornare nella riottosa Londra nella fine degli anni Settanta, con una musica sghemba e irregolare, che se ne frega di suonare bella e perfetta, ma fa palpitare i nostri cuori ribelli.
L’entusiasmo è oramai alle stelle per l’attrazione principale, e dobbiamo dire che lo spettacolo sia degno dell’attesa, sia dal lato sonoro che da quello prettamente giocoso e di intrattenimento. Luci imperiose, maxischermo che trasmette video colorati e riprese dal palco, continue sorprese che arrivano verso il pubblico, come i famosi cannoni sparacoriandoli, grandi palloni multicolore gettati tra la folla, in una atmosfera di festa totale che ci riporta in un 1995 ipotetico ma veramente molto, molto divertente.
Gli Offspring non si prendono certo sul serio ma riescono ancora oggi a suonare qualsiasi cosa alla velocità della luce, che sia un brano di musica classica, oppure un incitamento ai fan, omaggiando sia la loro storia con i successi più attesi, ma anche altri miti come i Black Sabbath, i Guns N' Roses, Freddy Mercury e i clamorosi Ramones, omaggiati con una “Blitzkrieg Bop” fulminante.
In fondo, gli Offspring ancora oggi sono una sorta di Bart Simpson musicale: carini e coccolosi ma letali e spietati, sempre con il sorriso in prima linea. Tra un gigionissimo (ma chitarrista eccelso e dotato di un suono da leccarsi i baffi) Kevin "Noodles" Wasserman e la voce di un Bryan "Dexter" Holland che ogni tanto appare affaticata, ma sempre intensa e senza nessun ritocco furbo tecnologico.
Grande energia e un mestiere di certo un po' disincantato e calcolato, che però non toglie nulla al risultato finale della giornata: uno spasso e una leggerezza che oggi sono oro colato per chiunque di noi, che sia nostalgico o voglioso di godersi una bella serata.
Photo credits: Jonathan Giommoni