I dischi live li considero un contentino per i fans, dacché per giudicare della bontà di un artista si deve sempre ricorrere ai dischi registrati in studio. Questo mio discorso però cede quando ti ritrovi ad ascoltare quegli album sì registrati live, ma non nelle arene, bensì in sale auditorium con la partecipazione di un piccolo selezionato pubblico.
È quello che hanno fatto The New Mastersounds nel loro ultimo lavoro, “The Nashville Session 2” uscito per la One Note Records, seguito del disco uscito nel 2016 e registrato nel medesimo studio in quel di Nashville, davanti ad un audience selezionata. Registrato in un solo giorno, nel giugno dello scorso anno.
La miscela dei The New Mastersounds non cambia, è quella che tutti gli appassionati di musica black conoscono bene: la crew capitanata dal grande Eddie Roberts alla chitarra e dai suoi compari Joe Tatton al piano e synth, Simon Allen alla batteria e Pete Shand al basso, ci regalano un altro disco di buone vibrazioni, il funk ed il jazz suonato come meglio ci è dato di ascoltare, zero palle e lustrini, dritti all’essenza della musica.
Nessun artifizio, nessuna manipolazione postproduzione, brani che già conoscevamo dai precedenti lavori della band di Leeds, ostinatamente e pervicacemente votati alla fede funk, a quel retro-soul che per il sottoscritto è emozionante come quando mi ritrovo davanti ad un panino con il lampredotto (da buon fiorentino) che nonostante tutte le ubbie del finger-food, delle cucine etniche e fusion, ti fa sempre ritrovare la via di casa e le tue radici.
Un po’ come fa la musica dei The New Mastersounds.