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REVIEWSLE RECENSIONI
08/02/2022
Biffy Clyro
The Myth Of The Happily Ever After
Un disco traboccante vitalità, eterogeneo e potente, che conferma i Biffy Clyro come una delle migliori rock band da stadio.

Sarebbe veramente ingiusto considerare il nono album in studio dei Biffy Clyro come il disco gemello di A Celebration Of Endings (2020), solo per il breve lasso di tempo che separa la pubblicazione dei due lavori. Lungi dall'essere una raccolta di materiale precedentemente scartato, The Myth Of The Happily Ever After non può essere inteso come un semplice ripensamento o un aggiustamento del tiro. Certo, a fianco di materiale nuovo, concepito ad hoc per l’uscita, sono state inserite anche canzoni risalenti a quelle sessioni di registrazione, rielaborate e ridefinite per l’occasione. Nel suo complesso, però, il disco presenta la miglior versione possibile di quel rock da stadio, potente e coinvolgente, che ha reso la band scozzese una delle migliori interpreti del genere. C’è grande libertà espressiva nelle canzoni che compongono la scaletta di The Myth Of The Happily Ever After, e, soprattutto, emerge, come mai prima, quella forza propulsiva che suona epica e grandiosa, e che il cantante Sam Neil ha definito come la "risposta emotiva al tumulto dell'ultimo anno".

L’impossibilità di andare in tour ha concesso al gruppo un surplus di tempo che è stato impiegato per dare forma a un impulso creativo esondante. In tal senso, questo nuovo full length, è una centrifuga di idee, che possiede l’urgenza travolgente di un fiume in piena, pronto ad abbattere i paletti che delimitavano la comfort zone della band.

Un disco vario ed eterogeneo, che dà pochi punti riferimento, e che accosta intuizioni che spesso prendono anche direzioni fra loro opposte. Ciò è evidente, ad esempio nello sviluppo di "Separate Missions", un formidabile ritornello incastonato in una struttura musicale che evoca gli anni ’80, che convive a fianco della sobria leggerezza di "Haru Urara" e delle spire avvolgenti di una ballata malinconica del calibro di "Existed". Non mancano poi le consuete sferzate elettriche, vero segno distintivo dei Biffy Clyro, come "A Hunger In Your Haunt e Errors In The History Of God" (mamma mia, che ritornello!) che scalciano aggressive contro l’empasse della pandemia, esplodendo in tutta la loro incontenibile vitalità.

Rimossa ogni restrizione formale alla mise en place delle composizioni, la band scozzese ha puntato tutto sull’emozione, rilasciando un disco coinvolgente e multicolor, che bilancia perfettamente momenti di riflessione, slancio e ardore, e uno sguardo traboccante di speranzoso ottimismo. E’ questo il messaggio contenuto nell’ultima, stravagante e convulsa, "Slurpy Slurpy Sleep Sleep", un invito ad abbracciare l’amore e l’amicizia come salvagenti per restare a galla nelle acque limacciose della vita. Un messaggio vitale, come lo sono le canzoni contenute in The Myth Of The Happily Ever After, probabilmente il miglior disco in carriera per i Biffy Clyro, sicuramente il più potente sotto l’aspetto emotivo.