The KVB è un duo post-punk formatosi in Inghilterra e composto inizialmente dal solo Nicholas Wood, al quale si è poi aggiunta Kat Day. La loro discografia è oramai abbastanza consistente a partire dal loro primo album Always Then, snodandosi per diversi LP, EP e singoli, sino ad arrivare all’ultima produzione pubblicata nello scorso mese di aprile, Tremors.
Davanti a un Bellezza sold-out, nonostante il gig si sia tenuto il giorno iniziale della settimana, il duo britannico, supportato da visual elaborati dalla stessa Kat Day, ha presentato una set-list che è stata una vera e propria carrellata di pezzi tratti dai diversi dischi prodotti nel corso della loro carriera.
Diciamo subito che i KVB, rispetto al precedente live report pubblicato solo qualche giorno orsono (ovvero gli House of Harm al CIQ, vedasi qui) possono posizionarsi su di un lato maggiormente digitale della gothic wave: mentre gli statunitensi partono da un sound di matrice più classica (basso e chitarra) su cui si innervano suoni digitali, per i KVB vale il contrario, ovvero su di un tappeto sonoro generato dai synth (e dalla drum machine) emerge il cantato “soffuso” di Nicholas, che utilizza numerosi effetti di riverbero e delay chitarristici.
La proposta musicale dei KVB, difatti, nonostante abbia attraversato un periodo più “pop”, porta il marchio di fabbrica del suono “oscuro” degli eighties, un mix di coldwave, dark con “spruzzate” di shoegaze, che non può non incontrare il gusto del pubblico (anche in questo caso, per lo più dagli “anta” in su), il quale è accorso in gran numero permettendo difatti alla band di fare il pienone.
La scaletta presentata è stata quella che ultimamente il duo (seppur talvolta miscelandola nell’esecuzione) propone nei propri spettacoli; a memoria si parte con la title track dell’ultimo album Tremors, ottimo esempio di una fusione tra intarsi chitarristici, canto galleggiante, folate di synth e si prosegue con due brani tratti dal primo album, ovvero il mantra sintetico di "Captives" e la sempre bella "Always Then".
Spazio poi a "Labyrinths", con le sue wall of sound chitarristico e il declamativo di Nicholas, in successione ecco "Awake", tratto dall’ellepi Of Desire. Seguono tre brani, rispettivamente "Structural Index", con il suo giro che richiama i grandi padri del goth Joy Division/New Order, seguita da un brano orecchiabile e danzereccio quale "Unbound", e dalla tastiera “saltellante” di "Unité", cantata da Kat e tratta sempre dal medesimo album. Si ritorna quindi a Tremors (che, a sua volta, può essere considerato un ritorno a sonorità più marcatamente post-punk) con "Overload" e "Deep End", per chiudere con "Hands".
A grande richiesta tris di encore tra cui spicca un altro brano “storico” come "Medication" per chiudere con "Dayzed", presentato dalla stessa Kat come uno dei suoi brani preferiti.
Alla fine del concerto una piccola chicca: mi ha fatto piacere vedere che il fonico del gruppo (perlomeno) per i live italiani è Jacopo Bertelli, in arte M!R!M! che avevo sentito con i Korine qualche tempo orsono al CIQ (vedasi live report qui), ennesima conferma dell’esistenza di un network di gruppi che tengono alta la bandiera di una stagione musicale che continua ad affascinare (si spera sempre) non i soliti appassionati.