Prima volta in Italia per la band di East London, il cui esordio What You’ve Got To Lose To Win It All, uscito lo scorso giugno, si è lentamente conquistato uno spazio di favore presso pubblico e critica. La loro miscela di Brit Pop e Rock Alternativo, a metà tra i Last Shadow Puppets e i Black Rebel Motorcycle Band, con un tocco di western morriconiano a rendere ancora più frizzanti i brani usciti dalla sapiente penna di Adam Young, non si cura troppo del suo carattere derivativo, e mostra anzi una vena di freschezza non così comune al giorno d’oggi.
Purtroppo, proprio quando le tensioni seguite alla lavorazione del primo EP The Sum of Our Fears sembravano superate, il trio ha subito un nuovo brusco scossone, con l’abbandono del bassista Guus Ter Braak e del batterista Tom Triggs; Adam Young ha reclutato un nuovo drummer (il cui nome non sono stato in grado di scoprire) e, in attesa di un bassista, sono partiti in tour come duo. Ragion per cui, dopo due o tre pezzi, il frontman ha salutato il pubblico dicendo che questo era solo la quarta volta che suonavano insieme.
La serata, in un Arci Bellezza purtroppo non pieno come la caratura degli headliner avrebbe meritato, è aperta dai Palea: il quartetto di Modena ha esordito poco meno di un anno fa con Everything Will Fall Into Place, un EP di quattro pezzi dallo spettro piuttosto articolato, che spazia da articolate geometrie Emo in odore di American Football, a schitarrate dirette e rumorose più vicine ad un classico Hard Rock.
La prestazione è ottima, danno l’impressione di essere perfettamente amalgamati ed il suono esce potente e pieno, con l’ottima voce di Giulio Bertarini a fare da collante. Hanno mezz’ora a disposizione e la sfruttano alla grande, dandoci dentro soprattutto nel finale e riuscendo a coinvolgere dovutamente il publico.
Da parte mia, ho apprezzato molto le parti più melodiche e ricercate, un po’ meno quelle più dirette, che ho trovato scontate e leggermente involute, nonostante sia innegabile che dal vivo spacchino.
Sono stati suonati anche una manciata di pezzi inediti, tra cui uno cantato in italiano, che però non mi ha particolarmente colpito.
Nel prossimo futuro, mia modesta opinione, i Palea dovranno risolvere un problema di identità e decidere in quale direzione proseguire: nella situazione attuale la loro estrema varietà stilistica appare più un difetto che un pregio.
I due Howlers aprono le danze con il nuovissimo singolo “Night Crawler” che, unitamente ad un paio di inediti presentati nel corso della serata, lascia intravedere un leggero cambio di sound: meno aggressività, una maggiore presenza di tastiere, che aprono a discrete suggestioni Disco.
I suoni sono pieni e nel complesso la coppia ha un bel tiro, merito di un batterista che picchia duro ma è allo stesso tempo versatile, e di un Adam Young che con la sua chitarra riesce a non far sentire troppo l’assenza del basso. Inevitabile la presenza di qualcosa in base, soprattutto cori e qualche linea di tastiera, ma è un accorgimento che non disturba più di tanto.
In generale, non c’è l’impatto dei Japandroids, ma diciamo che anche in questa formazione a due la band britannica riesce a portare le proprie canzoni sul palco in modo convincente. In effetti gli episodi del disco proposti rendono complessivamente bene: le varie “How Long”, “Further Down the Line”, “Lady Luck”, “Once Again”, “Nothing To Lose” sono tutte potenziali hit, mettono in mostra le doti di scrittura fuori dal comune del suo autore e infiammano la platea. Peccato solo per una prestazione vocale che ho trovato un po’ sottotono rispetto al disco (mi è sembrato che nel complesso spingesse un po’ poco) e per l’assenza della splendida “Cowboys Don’t Cry”, che pure era prevista in scaletta.
C’è un po’ di sconcerto quando, dopo appena una quarantina di minuti, la band si congeda con “El Dorado” e non ricompare per i bis, nonostante venga acclamata a gran voce.
Una durata eccessivamente ridotta che, considerato che due giorni prima in Francia hanno fatto lo stesso, potrebbe essere dovuta proprio a questa fase di riassestamento che stanno attraversando.
Speriamo dunque di poterli rivedere al più presto con un bassista, perché un gruppo del genere merita senza dubbio di poter prodursi in un live che sia in tutto e per tutto all’altezza del valore delle canzoni.