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MAKING MOVIESAL CINEMA
The Gentlemen
Guy Ritchie
2019  (Prime Video)
COMMEDIA AZIONE THRILLER
all MAKING MOVIES
23/12/2020
Guy Ritchie
The Gentlemen
Guy Ritchie torna al suo genere d'elezione, quel gangster movie imbevuto di un'afflato di post-moderno, fatto di personaggi cool, narrazione a incastro, presentazione dei protagonisti a effetto, struttura corale sorretta da un cast indovinato, soundtrack trascinante e buone dosi di sano divertimento.

Dal folgorante esordio Lock & Stock - Pazzi scatenati sono passati più di vent'anni, dopo i primi due riuscitissimi film (il secondo è Snatch - Lo strappo) il percorso del regista perde un po' di forza, per rimanere sui suoi film di genere Revolver presenta molti difetti e una seriosità che a Ritchie non appartiene, con Rock 'n rolla inizia una fase di ripresa, il film è molto divertente ma quello che doveva essere un progetto articolato su più episodi (si parlava di trilogia) si arresta. The Gentlemen si inserisce in maniera più che dignitosa nel filone; assodato come il suo meglio Ritchie l'abbia già dato a inizio carriera - e non aspettiamo altro da lui che una cocente smentita - ci si può approcciare a questa sua nuova fatica senza il timore di rimanere delusi nonostante The gentlemen qualche problema in effetti lo presenti.

I ragazzacci di Ritchie sono cresciuti, hanno abbandonato i quartieri periferici di Londra, gli incontri clandestini tra cani, i campi nomadi e la suburbia più squallida della capitale inglese per approdare finalmente nel giro che conta, dove la grana scorre copiosa e garantisce un livello di vita molto, molto alto; ora indossano abiti firmati, frequentano i salotti buoni, hanno delle belle mogli e splendide case ma ancora non si tirano indietro quando c'è da infilare le braccia nella merda fino al gomito. Mickey Pearson (Matthew McConaughey) è un giovane americano che grazie a una borsa di studio si forma all'Università di Oxford, qui inizia a vendere erba ai suoi compagni ricchi, col passare degli anni Mickey diventa il gestore di un impero economico basato sulla coltivazione della marijuana, col tempo Mickey ha abbandonato ogni metodo violento e sta meditando di ritirarsi dal giro, passare ad attività legali e godersi la vita insieme alla sua amata moglie Rosalind (Michelle Dockery), per far questo sta trattando la cessione del suo impero economico all'imprenditore, chiamiamolo così, Matthew Berger (Jeremy Strong). Nel frattempo il braccio destro di Mickey, Raymond Smith (Charlie Hunnam) riceve la visita del viscido investigatore privato Fletcher (Hugh Grant) che lo informa di avere un bel dossier sugli ultimi movimenti di Mickey, una serie di informazioni compromettenti che l'investigatore ha rielaborato sotto forma di sceneggiatura cinematografica da vendere alla Miramax (casa di produzione di The gentlemen tra l'altro) e con la quale vuole ricattarlo chiedendo una cifra di ben 20 milioni di sterline. Da qui inizia a dipanarsi un racconto che coinvolge un gruppo di combattenti neri amanti dei video musicali allenati dall'esplosivo Coach (Colin Farrell), un giro di ricconi indebitati, l'importante editore Big Dave (Eddie Marsan) e il suo ego smisurato, la mafia russa, la malavita cinese rappresentata dall'eccentrico e spavaldo Occhio asciutto (Henry Golding) e altri elementi ancora, il tutto porterà al climax finale caro al regista inglese.

Partiamo dai difetti. L'espediente usato per costruire la vicenda, ovvero il resoconto degli eventi che Fletcher fa a Raymond mentre si intrattiene nella sua lussuosa dimora, se da un lato offre a Hugh Grant la possibilità di esprimersi magistralmente nel ruolo del viscidone (una delle due scelte di casting più indovinate) infilando diversi momenti davvero buoni come quello con il discorso sulle tecniche analogiche nel Cinema, dall'altro risulta nella prima parte un poco farraginoso, il ritmo e la piega che il film prende nelle prime battute lascia temere il peggio e sembra presagire uno sviluppo che farà fatica a decollare, fortunatamente con il passare dei minuti il film ingrana, quando si impara a conoscere un po' i personaggi e si entra nella dinamica della storia alla fine ci si diverte parecchio. Manca anche un po' di quella visceralità che i primi personaggi di Ritchie avevano, manca un Vinnie Jones, lo zingaro di Brad Pitt o addirittura il russo di Snatch, qui è tutto più pulito ma per fortuna ci viene incontro almeno la seconda mossa indovinata a livello di casting (vi avevo detto che erano due) con il personaggio del Coach, un Colin Farrell davvero in palla, attore che solitamente non apprezzo, è qui l'unico a riportare l'aspetto recitativo ai fasti dei primi film del regista, già sui titoli di testa un presagio, quelle quattro dita alzate che fanno tornare alla mente il Frankie Quattro Dita di Benicio Del Toro, i due personaggi non hanno nessun legame tra loro, ma si sa, a volte la mente associa un po' quel che le pare. A parte questi particolari e un impiantoun pelo più ingessato rispetto a quanto fatto in passato, quando ingrana il film riserva diversi momenti molto godibili, si rimane nel campo del puro divertimento, quello che a Ritchie riesce meglio, fortunatamente si va in crescendo e da un certo punto in poi il film avvinghia lo spettatore per lasciarlo solo sui titoli di coda. Nel complesso The gentlemen è stata una bella sorpresa, viste le ultime scelte di Ritchie riguardo i film da dirigere negli ultimi anni, questa uscita è stata un inaspettato ritorno a casa che porta con sé la speranza che il regista ora ci resti, almeno per un po'.


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