The Underground Youth non è certo il nome di una band nota ai più ma, una volta fatta la sua conoscenza, non si può che venire irrimediabilmente attratti dalla sua spoglia e decadente poeticità, venata di romantica malinconia. Freddi, alteri e al tempo stesso profondi, come forse possono essere solo degli inglesi che hanno trovato casa a Berlino, una città che porta con sé una lunga tradizione musicale, la quale sovente fa capolino tra le note del gruppo di Craig Dyer.
Dyer, fondatore degli Underground Youth, dal 2008 ha sfornato ben dieci album e partecipato a decine e decine di tour mondiali in compagnia della moglie Olya Dyer alla batteria, di Max James al basso e di Leonard Kaage alla chitarra.
Nel corso di questi tredici anni le sonorità della band hanno subito numerosi mutamenti: dal lo-fi anni Sessanta, allo slowcore, all’indie, fino all’ottimo post-punk e new-wave degli ultimi album (tra cui ricordiamo il meraviglioso What Kind of Dystopian Hellhole is This? del 2017), nei quali l’ispirazione a Nick Cave & The Bad Seeds, Morrison o Bauhaus ha fatto la parte del leone.
Con The Falling il paesaggio musicale che Craig propone all’ascoltatore muta ancora, pur restando fedele ad una violenta influenza alla Nick Cave, e si struttura su linee più morbide ma non per questo meno aspre, dai forti toni cinematografici, ricco di un’intensità che si modella attraverso un prepotente utilizzo di chitarre acustiche, pianoforte, fisarmonica e di una forte presenza del violino, incorniciato da arrangiamenti d’archi.
Il folk nella sua versione più noir e oscura si fa spazio tra le otto tracce del disco, aggiungendo riferimenti a narrazioni vicine a Leonard Cohen e Bob Dylan, e accogliendo l’ascoltatore in un abbraccio di triste e malinconico country-blues, dove, guidati dalla profonda voce baritonale di Craig, ci si lascia cullare dalla romantica vista di un’abbacinante desolazione.
La solitaria riflessività dei toni si rispecchia anche nelle liriche di The Falling (scritte prevalentemente nel 2019 ma arrangiate e registrate nel 2020), le quali vedono Craig nella sua veste più onesta e autobiografica. Ogni trama è avvolta all’interno di un’ambientazione onirica e solo suggerita, ma ogni parola è pesata con l’intento di essere una sincera messa a nudo della band: romantica, drammatica, umorale e oscura. Una lettera d’amore al passato, schietta ma raffinata, lieve ma pesata, cupa ed elegante.
The Falling è un’intensa dichiarazione al sapore di whiskey, algida e lancinante, distante ma violentemente infatuata. È una rosa lasciata dove si sa che può essere trovata, una parola detta troppo tardi, uno sguardo penetrante che non ha il coraggio di incrociarsi con gli occhi di chi dovrebbe, un ricordo che non perisce e una presenza che non svanisce. Un viaggio di 34 minuti che lacera un pezzo di cuore e al tempo stesso lo ricuce, una nota alla volta, lasciandolo devastato ma inequivocabilmente innamorato.