Dopo il ritorno al Marvel Cinematic Universe con l'approccio in parte sperimentale e metatelevisivo di WandaVision, in casa Disney si torna a una narrazione decisamente più tradizionale e in linea con le caratteristiche che hanno animato film come i vari Captain America o il campione d'incassi Avengers: Endgame. Anche sotto il profilo della trama ci si ricollega agli ultimi eventi che i fan della casa delle idee ebbero modo di seguire al cinema prima della serrata da Covid-19 rendendo questo The Falcon and the Winter Soldier un tassello fondamentale e immancabile per una completa fruizione della costruzione dell'universo Marvel cinematografico. Maledetta adorata continuity.
Si tirano le fila degli avvenimenti. Ricordiamo tutti il blip, cioè l'evento che in Endgame riportò in vita la metà della popolazione terrestre precedentemente ridotta in cenere da Thanos, gli scomparsi ritornano all'affetto dei propri cari, la realtà viene riscritta e le malefatte di Thanos cancellate. Quindi tutto a posto? Non proprio, come i Marvel fan ben sanno per le persone rimaste e mai scomparse sono passati ben cinque anni prima del ritorno dei loro cari, il mondo nel frattempo è andato avanti e anche la situazione geopolitica è cambiata. Capitan America (Chris Evans) è sparito, ormai invecchiato dopo gli eventi di Endgame, il suo scudo, che prima di essere un arma di difesa e offesa è un vero e proprio simbolo di libertà (più che degli Stati Uniti d'America), è passato al sodale di Cap, quel Sam Wilson (Anthony Mackie) che milita nelle fila degli Avengers con l'identità di Falcon. Nel frattempo James "Bucky" Barnes (Sebastian Stan), dopo essersi lasciato alle spalle il condizionamento che lo portò a essere il Soldato d'Inverno, lotta tutti i giorni per trovare un suo posto in questo nuovo mondo. E da qui si riparte.
La prima sequenza lascia senza fiato ed è evidente fin da subito la volontà di Disney/Marvel di non far passare le loro serie tv come prodotti di seconda fascia rispetto a quanto visto in sala, l'investimento di mezzi è altissimo, la resa spettacolare dell'esordio rimane forse la più riuscita dell'intera miniserie e stupisce per l'elevato tasso di spettacolarità, caratteristica questa che in WandaVision era rimasta un po' in secondo piano. Si entra poi nella trama vera e propria che accompagnerà lo spettatore lungo l'arco di queste sei puntate, trama a dire il vero non sempre di grandissimo interesse e che qua e là sembra perdere qualche colpo in sceneggiatura diventando un filo confusa, ma questa potrebbe essere un'impressione dovuta al ritorno della fruizione settimanale che per questa serie è forse meno adatta rispetto a un ingordo binge watching.
Su segnalazione dell'amico militare Joaquin Torres (ricordatevelo questo nome) Sam, dopo aver rinunciato allo scudo per timore di non essere adatto a una responsabilità così grande, inizia ad indagare nelle vesti di Falcon sui Flag-Smasher, un movimento che rivendica una serie di diritti per una parte di popolazione da sempre emarginata e che aveva finalmente trovato un posto nel mondo in seguito al dimezzamento operato da Thanos. Dopo il blip questa parte di popolazione vede svanire nuovamente ogni diritto; con a capo Karli Morgenthau (Erin Kellyman) un manipolo di questi ribelli, potenziati da rimasugli del siero del supersoldato, compie atti di terrore in modo da costringere i governi a rivedere la loro posizione. Nel frattempo il governo degli Stati Uniti decide di aver bisogno di un nuovo simbolo dopo il ritiro dalle scene di Steve Rogers, affida così lo scudo a John Walker (Wyatt Russell), un pluridecorato ed esperto soldato dell'esercito americano, che diverrà così il nuovo Capitan America con forte disappunto di Sam e soprattutto di Bucky che vede l'abbandono dello scudo da parte di Sam come un tradimento verso la persona di Steve. Sia la coppia composta da Falcon e dal Soldato d'Inverno, sia il nuovo Capitan America insieme al suo aiutante Lemar Hoskins (Clé Bennett) si metteranno sulle tracce dei Flag Smasher, per trovare loro e il siero del supersoldato i due eroi non esiteranno a stringere la classica alleanza con il diavolo.
Lo sviluppo della trama è forse il punto debole di questa Falcon and the Winter Soldier che trova invece tutti i suoi punti di forza nei particolari. La storia non è poi così avvincente, il villain di turno, il gruppo dei Flag-Smasher ispirati al personaggio della Marvel Spezzabandiera ha davvero poco carisma e ancor meno mordente, anche nella sua leader Morgenthau che francamente non lascia granché il segno e viene utilizzata da contraltare per intavolare discorsi politici che sono invece uno dei punti di interesse della serie. Non mancano alcune ingenuità nella scrittura, tutta la storia della sorella di Sam e della barca di famiglia ad esempio, le difficoltà economiche di un Falcon che milita in un gruppo come gli Avengers sovvenzionato a profusione da Stark, porta sulle spalle un armamentario da milioni di dollari e poi non ha i soldi per riscattare una barca che è una mezza bagnarola. Anche sull'utilizzo di alcuni character che dovrebbero avere ben altra levatura come Zemo (Daniel Bruhl) ci si potrebbe fermare a discutere. Funziona invece molto bene l'aspetto da buddy movie che fa crescere lentamente e ironicamente il rapporto tra Sam e Bucky, nonostante le molte critiche iniziali da parte dei fan nel momento della sua prima apparizione si rivela molto indovinato Wyatt Russell nei panni di quello che ora possiamo ufficialmente chiamare U.S.Agent, reclutato poi da Valentina Allegra De Fontaine, altra chicca per i Marvel fan, andando a creare la dicotomia Capitan America come simbolo di giustizia e libertà (quello si Steve e in maniera differente di Sam) e Capitan America come simbolo dello Stato e degli U.S.A. (quello traviato di John Walker). Il meglio arriva sulla scia del Black lives matter, dopo Black Panther sarà Sam Wilson il nuovo portavoce delle minoranze, emblematico e toccante il suo discorso sul finale, magari ammantato da un filo di retorica ma in larga parte condivisibile, e se non siamo ancora stati in grado di avere un Papa nero, sappiamo che almeno potremo contare su un Capitan America nero, insieme alla vicenda di Isaiah Bradley (Carl Lumby) il ruolo di Cap alimenta il discorso politico e razziale che la fa da padrone in questa serie segnando il più interessante dei suoi punti a favore, e non è proprio cosa da poco. Viene introdotta anche l'isola di Madripoor, chi conosce i fumetti Marvel sa che Madripoor vuol dire X-Men e soprattutto Wolverine, ora che Disney ha acquisito di tutto... staremo a vedere. Chiusura sibillina...