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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
The dance of the moon and the sun (2006)
Natural Snow Buildings
2006  (Students of Decay)
ELETTRONICA/AMBIENT/EXPERIMENTAL/AVANT-GARDE
all RE-LOUDD
28/11/2017
Natural Snow Buildings
The dance of the moon and the sun (2006)
Natural Snow Buildings è il progetto del chitarrista Mehdi Ameziane e della violoncellista Solange Gularte, francesi della Borgogna.
di Vlad Tepes

Natural Snow Buildings è il progetto del chitarrista Mehdi Ameziane e della violoncellista Solange Gularte, francesi della Borgogna.

The Dance Of The Moon And The Sun (venticinque tracce per quasi due ore di musica) resta, a tutt'oggi, il loro capolavoro indiscusso. Il duo alterna sapientemente brani quasi folk, o almeno tali da richiamarne la forma  (“Interstate Roads”, “Breaking Waters”, “The Cover-up, “Lie There” ...), a composizioni psichedeliche ed ambientali impreziosite da tocchi etnici (specie nelle percussioni, “Ten Spirit Guardian Motherfucker”, “Cut Joint Sinews And Divided Reincarnation”, “Felt Presence Ghostly Humming”). La funzione delle prime, al netto della loro intrinseca bellezza, pare quella di far risaltare, grazie a ciò che Eliot chiamava la musica della poesia (la necessaria compresenza di un tono prosastico o rilassato e di accenti alti o solenni), la complessità delle seconde.

Il disegno, da questo punto di vista è abbastanza scoperto e quasi meccanico: la breve “Carved Heart” precede “Cut Joint” (un minaccioso drone si cangia in un percussionismo tribale); la distesa “Rain Serenade” introduce il brano eponimo incentrato su meravigliosi droni chitarristici; “Breaking Waters” l'oceanica “Felt Presence Ghostly Humming”; “Wandering Souls”, invece, “Ten Spirit Guardian”.

A riscattare tale prevedibilità (o abilità da mestieranti) rimane l'impressione generale suscitata, l'unica che conti a livello estetico; quando anche i bisbigli dell'ultima traccia (“Remains in the Ditch of the Dead) si sono dissolti ci volgiamo retrospettivamente all'opera cogliendone la sostanziale unità emozionale (una sottesa indefinibile malinconia) che trascende i toni sparsi, da quello melodico e rurale agli slarghi psichedelici-avanguardistici.

Non mancano accenni colti: “Eu un miroir, obscurement” sembra una citazione di un versetto di San Paolo (Corinzi, 13,12): "Ora vediamo oscuramente, attraverso uno specchio: allora faccia a faccia. Ora conosco in parte: allora conoscerò come sono conosciuto"[1].

Il successivo The Centauri Agent, ad una seconda parte più incompiuta (almeno nello sviluppo di qualche pezzo), contrappone due capolavori nella prima: “The Accidental Remote Viewer” e, soprattutto, “Our Man From Centauri” (41’17’’), un viaggio nell’universo, attonito e colossale, ennesima versione (da parte dell’avanguardia musicale) dell’esplorazione psichedelica dello Star Gate di 2001, A Space Odissey. A differenza di Kubrick, tuttavia, le meditazioni dei francesi non hanno fini, e immergono l’ascoltatore in una lenta meraviglia stazionaria.

[1] "Videmus nunc per speculum in aenigmate: tunc autem facie ad faciem. Nunc cognosco ex parte: tunc autem cognoscam sicut et cognitus sum". J. L. Borges dedicò, in Altre inquisizioni (1952), un breve saggio sulle interpretazioni che Léon Bloy, scrittore integralista cattolico, diede di questo versetto.