The color wheel è un film indipendente statunitense del 2011 girato in bianco e nero su pellicola da 16 mm. Inizialmente l'opera del regista Alex Ross Perry non ha trovato una vera e propria distribuzione, cosa che avverrà in misura molto limitata solo l'anno successivo e nei soli Stati Uniti, ma ha iniziato a circolare nel giro dei circuiti festivalieri raccogliendo anche qualche riconoscimento (al Chicago Underground Film Festival) e venendo premiato come miglior film non distribuito del 2011.
In effetti, a visione ultimata, si può dire come sia un vero peccato che The color wheel (e chissà quanti altri film validi come questo) non abbia trovato una maggior diffusione e che non sia riuscito ad arrivare nelle nostre sale. La sensazione guardando il film di Alex Ross Perry è quella di tornare un poco indietro nel tempo quando dalla scena underground americana ogni tanto era possibile recuperare qualche piccola perla; la sensazione di trovarsi di fronte a un film piccolo ma costruito con cuore e passione (e talento) si avverte in maniera profonda guardando questo The color wheel, film a basso budget e basato su chiacchiere e dialoghi, inoltre cresce durante la visione l'idea di una commedia molto divertente e vitale, spontanea, in alcuni passaggi anche cinica e dai risvolti un po' gretti ma piena di passione, una passione sbilenca che spesso manca al nostro cinema che di commedia ci viv(acchia)e. Una bella scoperta per chi scrive, ancora una volta pescata da quel pozzo di sorprese che è Mubi.
Colin (Alex Ross Perry) vive con la sua ragazza Zoe ma il loro rapporto ristagna, Colin non sembra nemmeno in grado di destare l'interesse sessuale della compagna nonostante la giovane età di entrambi. Inserito in un contesto esistenziale senza emozioni e che sembra non portarlo da nessuna parte, Colin accetta di accompagnare sua sorella JR (Carlen Altman) lungo un viaggio di un paio di giorni alla volta dell'abitazione dell'ex compagno di JR, un uomo che della ragazza è anche professore universitario e dal quale JR, con la scusa di andare a recuperare le sue cose, cerca un chiarimento, o forse una qualche sorta di rivincita, o anche solo di irritarlo o chissà cos'altro.
JR è una giovane donna molto bella, ancora presa dalle sue ambizioni giovanili senza fondamento, vorrebbe inserirsi nel mondo della televisione (ed è per questo che stava con il suo prof. che qualche contatto lo aveva), diventare una sorta di giornalista, probabilmente anche annunciatrice meteo andrebbe bene per iniziare.
JR vive di questo sogno frivolo e inconsistente che le preclude la possibilità di costruirsi una vita con delle basi solide e concrete, è considerata la pecora nera della famiglia e rimprovera al fratello Colin la sua prematura resa a un'esistenza monotona, comoda e priva di guizzi, situazione che fondamentalmente rispecchia la realtà della quotidianità del ragazzo.
I due non sembrano all'apparenza legatissimi ma quel rapporto particolare che c'è tra fratello e sorella, anche nei momenti di attrito e discussione, non mancherà di venire fuori dando vita a scambi di battute e momenti realmente divertenti.
Ottimo esempio di cinema indipendente ben scritto, ben recitato e anche, nonostante la povertà di mezzi, ben girato. Alex Ross Perry mostra di avere stile, aiutato in questo dalla grana della pellicola e dal lavoro fatto con la luce da Sean Price Williams.
Il bianco e nero che sfoca, la camera dai movimenti repentini, le riprese a mano, la resa del 16mm ma anche la scelta di stare spesso sui volti, la gestione degli spazi, gli interni ristretti, sorreggono un film fatto di dialoghi tra due (e più) protagonisti non troppo amabili ma arguti e spassosi nel loro cinismo e nel compiacersi del loro fallimento, che poi il metro di giudizio ognuno se lo crea da sé, proprio come fanno i due fratelli che disprezzano i borghesucci con i quali hanno a che fare. Ma nelle loro esistenze non c'è nulla di veramente superiore se non la verve che i due dimostrano nei loro discorsi stralunati, nel darsi addosso l'uno con l'altro e di quando in quando nel farsi forza a vicenda.
La sceneggiatura è scritta a quattro mani dai due protagonisti, un testo molto libero da vincoli di struttura (anche se nel film non c'è stata improvvisazione) ma attentissimo agli scambi tra i personaggi con una scelta di tempi e battute che molti, non del tutto a torto, hanno paragonato al Woody Allen dei tempi andati. È una soddisfazione allontanarsi dalle main streets del cinema per trovare questi quartieri periferici, imbrattati, sporchi, non eleganti nella maniera più assoluta (ma elegantissimi sotto certi altri punti di vista) e scoprirli così vitali, amabili e soddisfacenti. A volte basta girare l'angolo sbagliato (o è quello giusto?).