Riguardandolo oggi permane la sensazione di un prodotto ben confezionato, al passo coi tempi, immerso in una narrazione che ha più d'un punto di forza per emergere dal calderone dei film di genere simile. Se nella costruzione della vicenda era già evidente nel lontano 2002 come non vi fosse nulla di troppo originale, nello sviluppo come nei contenuti, di contro il film può contare su una regia competente capace di confezionare al meglio sia le sequenze più dinamiche come il fantastico quanto inverosimile inseguimento in auto, su una Mini scassata tra le strette strade di Parigi, con stacchi e montaggio che donano un ritmo pressante a tutto il passaggio, sia i momenti più riflessivi; ancor più importante lo script concede allo spettatore il raro piacere di godere di una spy-story finalmente comprensibile e per nulla cervellotica. È qui bandita quella spiacevole sensazione che spesso accompagna le storie di spionaggio che ci porta a credere di non aver capito nulla o quasi, o quantomeno di aver perso il filo dello sviluppo, di non aver compreso il ruolo di un personaggio nell'economia dell'intreccio o una serie di particolari necessari a comprendere quel tragitto che porta dal punto A al punto B, e dove nel mezzo solitamente troviamo il caos. In The Bourne identity tutto è felicemente lineare, l'intreccio procede un poco alla volta mettendo sempre in mano allo spettatore tutti gli elementi per apprezzarlo al meglio, alcuni sviluppi possono sembrare anche prevedibili ma anche in questi casi il film compensa con mestiere (quello di Liman ma anche quello di Damon, della Potente, del montatore Klein, etc...) e con il giusto ritmo.
Al largo delle coste di Marsiglia un peschereccio si imbatte in un naufrago privo di sensi; un uomo con due pallottole nella schiena e un piccolo aggeggio metallico cucito sottopelle. L'uomo riprende in fretta le forze, purtroppo si trova affetto da un'amnesia che non gli permette di ricordare chi esso sia né cosa facesse prima del suo "incidente". La memoria istintiva rivela una conoscenza elevata in fatto di armi e tecniche di combattimento, una propensione a valutare e risolvere in fretta ogni situazione difficile; con il solo indizio dell'oggetto cucitogli sottopelle il giovane che scopriremo chiamarsi Jason Bourne (Matt Damon) dovrà ricostruire il puzzle di quella che è stata in passato la sua vita.
The Bourne identity ha tutte le carte in regola per assolvere al compito dell'intrattenimento senza sconfinare come spesso fanno le spy-story nella denuncia politica o nella ricostruzione storica, questo è un action moderno senza pretese d'autore in mano a gente che semplicemente sa cosa ci vuole per costruire un buon film, solido e senza fronzoli, per chi cerca l'ammiccamento c'è la scena finale che vede protagonisti Matt Damon e la sua partner, la convincente Franka Potente che molti ricorderanno nello straniante Lola corre. La coppia sembra affiatata è può contare sul lavoro di sponda di Brian Cox, Clive Owen e Chris Cooper, un cast esperto che chiude perfettamente il cerchio. Inutile cercare reconditi significati sull'uomo schiacciato dal potere, sulle macchinazioni di Stati implacabili e inaffidabili, più utile sicuramente spegnere la luce sistemare i cuscini sul divano e aprire una birra fresca.