Gli appartenenti alla generazione di chi va per i cinquanta suppergiù hanno avuto modo nel corso della loro vita di vedere su schermi di vario genere (televisione, cinema, ora dispositivi vari) numerose incarnazione dell'eroe più rappresentativo di casa DC Comics: Batman. Certo, ci sono anche Superman e Wonder Woman ma il "Pipistrello", Il "Cavaliere Oscuro" continua ad avere un fascino ineguagliabile ancora oggi, a ben ottantaquattro anni dalla sua creazione per mano di Bob Kane e Bill Finger e non ci sono amazzoni o ragazzoni di campagna che reggano il confronto.
In molti, compreso chi scrive, ricorderanno con affetto sconfinato il Bats del compianto Adam West, la sua versione camp e un po' panciuta scaldò i cuori di molti bambini nati nei Settanta, insieme a Burt Ward costituì il dinamico duo più amato di sempre, anche perché poi in futuro un Robin memorabile forse non c'è mai stato.
Poco dopo, dalla prima metà degli anni Settanta fino a metà degli Ottanta i cartoni animati dei Superamici tennero vivo l'amore per il personaggio che si trovava qui in ottima compagnia (una Justice League parecchio allargata). Il Batman di Tim Burton rafforzò il posto d'onore che il Pipistrello aveva nell'immaginario collettivo con due ottimi film seguiti poi dalle versioni meno convincenti di Schumacher (Batman forever e Batman e Robin), troppo psichedelico il primo, troppo brutto il secondo a dispetto del cast di prim'ordine.
A seguire sarà Christopher Nolan a mettere mano al personaggio con tre film che hanno ridefinito e reso memorabile un Cavaliere Oscuro più adulto, sofferto e sofferente radicatosi nelle preferenze dei fan come il miglior Batman possibile (insieme al primo Burton forse).
Zack Snider, contro ogni aspettativa, trova in Ben Affleck un bel Batman calato però in film poco riusciti nei quali la figura del cittadino più famoso di Gotham City non emerge a dovere o comunque non convince appieno, ultimo passaggio prima di arrivare al The Batman di Reeves con protagonista Robert Pattinson (mi sono ripromesso di non usare nel pezzo la parola emo). Da segnalare almeno anche il bel Batman d'animazione a cura di Bruce Timm e Paul Dini (Batman the Animated Series), un piccolo gioiellino.
Gotham City è una città corrotta e afflitta dalla piaga della delinquenza, a provare a raddrizzarla almeno un po', compito più impossibile che difficile, c'è un giovane vigilante che si autodefinisce "Vendetta", un uomo pipistrello in circolazione da non più d'un paio danni, ben accessoriato ma forse ancora un poco inesperto anche se già nelle grazie di un poliziotto che conta, il tenente James Gordon (Jeffrey Wright).
Gordon, in seguito all'uccisione del Sindaco di Gotham Don Mitchell (Rupert Penry Jones), consente a Batman (Robert Pattinson) di partecipare alle indagini dandogli libero accesso alla scena del crimine perpetrato dall'Enigmista (Paul Dano), un folle mascherato convinto di poter estirpare la corruzione e il male da Gotham attraverso una serie di omicidi illustri dei quali quello del Sindaco è solo la punta dell'iceberg.
A proposito di iceberg durante le indagini messe in moto anche dagli indizi lasciati dallo stesso Enigmista, Batman si imbatte nel Pinguino (Colin Farrell), gestore dell'Iceberg Lounge, un locale equivoco di proprietà del mafioso Carmine Falcone (John Turturro) e nella bella Selina Kyle (Zoe Kravitz), alias Catwoman, che diventerà una preziosa alleata per districare l'ingarbugliata matassa messa in piedi da Falcone e dall'Enigmista.
Nelle indagini verranno coinvolti molti nomi noti in odore di corruzione ma anche la memoria del papà di Bruce, il dottor Thomas Wayne (Luke Roberts).
Se negli anni Sessanta del secolo scorso Stan Lee e Jack Kirby, insieme a un gruppo di altri fantastici artisti in forza alla Marvel, fondarono un vero rinascimento del genere supereroico con il motto di "supereroi con superproblemi", chiaro riferimento alle vicende realistiche degli uomini dietro la maschera (bollette non pagate, problemi familiari, disabilità, incomprensioni, etc...), per rilanciare per l'ennesima volta la figura del Batman di casa D.C. al cinema il regista Matt Reeves sembra voler spazzar via questo assunto vincente dando spazio solo all'eroe e cancellando l'uomo, almeno in apparenza.
È poi noto come Bats in effetti sia sempre stato uno dei personaggi per cui la maschera è preponderante rispetto all'uomo che ci sta dietro, un uomo che di vita privata non è che ne abbia mai avuta così tanta. Uno degli elementi che saltano all'occhio in The Batman è proprio la quasi totale assenza di Bruce Wayne che, come viene spiegato nel film, è il solito rampollo eminente di Gotham ma che ciò nonostante non ha una grande rilevanza nell'economia del racconto, così come non ce l'ha l'origin story di Batman che da Reeves viene qui data per scontata e assodata.
Siamo in uno scenario che potrebbe essere un cinematico Anno Uno (anche se qui Bats è in giro da due anni), si mette in scena un Batman giovane ancora non espertissimo e che ancora non ha numeri esagerati in repertorio, mena ma le prende anche, ha confronti solo con normali criminali ed è immerso in una Gotham che ha l'aspetto cupissimo di una città normale seppur affogata nella corruzione e nella violenza, manca del tutto il lato freak che da sempre caratterizza il parterre di nemici del pipistrello, si assiste quindi, per quanto possibile, a una normalizzazione di Batman ma anche a quella dell'Enigmista o a quella del Pinguino (un fantastico e irriconoscibile Colin Farrell).
Più che un film di supereroi ne esce quindi un noir dove Batman si riappropria di una delle sue definizioni originarie (è il più grande investigatore del mondo), con tanto di scene del crimine, indizi, supposizioni che danno vita a un film dalla struttura più classica rispetto a molti cinecomics tutti botte e spacconate ma con almeno due stonature: la difficoltà di Bats nel risolvere un enigma tutto sommato non inarrivabile e la presenza di quello che potrebbe sembrare solo un idiota in un costume da chirottero in un film dove rimane a tutti gli effetti l'unico vero freak presente in scena.
Al netto di questi dettagli il difetto reale che si può riscontrare nel film di Reeves è un'eccessiva durata non sempre giustificata dallo sviluppo, sforbiciando qualcosa probabilmente avremmo avuto un film più coeso e riuscito nel quale peraltro il look e la fotografia, pur inquadrando una cupezza infinita, svolgono un lavoro davvero ottimo compensando anche la mancanza generale d'azione.
Nel finale si apre a nuovi sviluppi (il ____ Venom? nuovi avversari?) e ci si chiede se le riflessioni proposte dal film, che in fondo dipingono lo status quo come l'unico possibile e le rivolte popolari come beceri movimenti violenti (sappiamo tutti che a volte è così ma gli assunti di base sarebbero da discutere meglio) non siano forse da ripensare con maggiore profondità.
Quello di Pattinson non è il miglior Batman di sempre ma con qualche aggiustamento potrebbe regalarci ancora qualche bella soddisfazione.