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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
That’s What I Say: John Scofield Plays the Music of Ray Charles
John Scofield
2005  (Verve/Universal)
BLUES POP JAZZ
all RE-LOUDD
22/07/2024
John Scofield
That’s What I Say: John Scofield Plays the Music of Ray Charles
“That’ s What I Say” è il bellissimo tributo al repertorio, originale e non, di Ray Charles. Uno dei picchi della carriera di Scofield.

«Amo il rock 'n’ roll. L’ho suonato molto quando ero bambino. E ho sempre adorato il soul, il rhythm and blues. Non ho mai pensato, comunque, di diventare un musicista di quel genere perché per essere una rockstar devi essere un buon cantante. Il jazz, invece, era così interessante per me ed è l'unica cosa che so fare molto bene. Naturalmente si possono sentire elementi rock nella mia musica, è una parte di essa».

Estratto da intervista a londonjazznews.com, 2022.

 

Chi conosce bene John Scofield non è rimasto sorpreso all’epoca da That’s What I Say, operazione sentita e voluta, completamente al di fuori da ogni logica commerciale: l’attrazione per il blues, nel senso di soul, r&b e vecchia black music rappresenta infatti l’influenza primordiale ricevuta dal chitarrista di Dayton. E riprendere e risuonare l’amato Ray Charles pubblicando un disco a lui dedicato nel 2005, a poco meno di un anno dalla sua scomparsa, risulta un’acuta attualizzazione del mai troppo compianto The Genius.

Tuttavia è quantomeno inaspettato, invece, un certo rinnovato gusto per la melodia e la cantabilità: un improvvisatore spontaneo, fedele a un tipo di fraseggio frammentato spesso celebrante momenti modali, è qui alle prese con un repertorio composto da vere e proprie canzoni, ossia con un incipit, alcune strofe e un refrain. Così al quartetto di base, composto da session man di altissimo livello, gente del calibro di Larry Goldings, Steve Jordan e Willie Weeks, in grado di furoreggiare e fare il bello e cattivo tempo nella brillante opener “Busted” e nelle estatiche “Sticks and Stones”, “Cryin’ Time” e “Unchain Mt Heart (Part 1)”, il buon Scofield affianca una serie di ospiti decisivi, pensando bene di inserire vocalist e virtuosi di spessore.

Un cast da brividi, insomma, con l’istrionico Dr.John in “Talking About You/I Got A Woman”, la diva Mavis Staples nell’accorata “I Can’t Stop Loving You” e il duttile Aaron Neville nella soffice “You Don’t Know Me”, ma non solo. L’eroe della chitarra Warren Haynes carica di elementi soul un brano già soul come “Night Time Is the Right Time” (udire nel canale sinistro la Leslie guitar di Scofield e nel destro la slide di Haynes è una cascata di emozioni!), mentre un altro virtuoso della sei corde, John Mayer, regala un tocco pop al ruvido rock blues pieno di groove “I Don’t Need No Doctor”.

 

Il manifesto programmatico di That’s What I Say: John Scofield Plays the Music of Ray Charles non può che essere proprio “What’d I Say”, che vede tutto l’ensemble in un’illuminante rilettura ispirata. Padronanza tecnica e capacità di sintesi del leader colorano infine di luce nuova il classico dei classici “Georgia on my Mind”, perfetta chiusura di un disco indovinato anche nella scelta di accorpare i fiati alla sua già citata brillante sezione ritmica per la versione strumentale di due brani da brivido. “Hit the Road Jack” tocca difatti livelli eccelsi con il tenor sax dell’illustre David “Fathead” Newman, accompagnato da quattro principi degli ottoni come Alan Foster, Earl Gardner, Howard Johnson e Keith O’ Quinn, i quali replicano la loro infuocata prestazione in una palpitante “Let’s Go Get Stoned”.

 

«Registrare la musica di Ray Charles mi ha appassionato e gratificato. Rappresenta uno dei miei idoli e avere avuto molti ospiti fortemente legati all’artista ha reso tutto più affascinante. E poi lasciatemi spendere una parola ancora per “Fathead Newman”: era nella vecchia band di Ray! Ne è venuto fuori un album di chiaro stampo r&b-jazz, sono fiero del risultato».

Estratto da intervista di allaboutjazz.com, 2005.

 

In una carriera incredibile che abbraccia oltre cinquanta anni, John Scofield si è da tempo affermato come uno dei “Big Three” della chitarra jazz moderna, insieme a due mostri sacri quali Pat Metheny e Bill Frisell. Un artista raffinato, elegante, sempre alla ricerca del nuovo coniugato attraverso le esperienze del passato. Un passato che l’ha visto collaborare con giganti del livello di Billy Cobham, Chet Baker, Charles Mingus e Miles Davis, e un presente ancora colmo di sorprese, tra dischi indovinati (Swallow Tales del 2020, l’omonimo del 2022 e il recente Uncle John’s Band) e live mozzafiato, come le date programmate in coppia con il leggendario contrabbassista Dave Holland.