Manca ancora una volta all'albo speciale il nome di richiamo internazionale, l'ultimo visto su queste pagine è stato Enrique Breccia nel 2016, autore di un Texone fantastico, con una visione dei protagonisti davvero originale e inusuale. Ma attenzione, questa volta la mancanza del talento esotico non si farà sentire, alle matite arriva infatti quello che non si può che definire un "vero mostro" del tavolo da disegno, l'inattaccabile Claudio Villa, uno di quelli che avrebbe da insegnare delle cose praticamente a chiunque. L'alchimia con Boselli c'è e si vede, da tempo i due autori sono tra le colonne portanti dell'albo di Tex, Boselli per le sceneggiature, Villa per le copertine e di tanto in tanto per le tavole delle storie, i due mi sembra possano essere indicati come i genitori adottivi dei quattro pards, orfani di Bonelli e Galeppini prima, di Nizzi poi (tranquilli, è ancora con noi, si sta semplicemente dedicando ad altro), questi personaggi trovano nelle cure dei due interpreti un rifugio sicuro per portare avanti le loro imprese nelle lande assolate del sud ovest americano.
La realizzazione de L'inesorabile non è stata semplicissima, la sceneggiatura di Boselli era stata pensata proprio per le matite di Villa ma avrebbe dovuto esser serializzata su più numeri della testata mensile di Tex, poi arrivò la proposta da Sergio Bonelli (parliamo quindi di qualche tempo fa) di trasferire tutto sul Texone, occasione che ovviamente Villa non si fece sfuggire. Lungo la lavorazione del Texone per Villa ci fu del lavoro supplementare, oltre all'impegno per le copertine del mensile, si aggiunse quello delle cover della Collezione storica a colori allegata a Repubblica, un impegno non da poco che ha rallentato la realizzazione delle matite de L'inesorabile. Così, dopo anni di lavorazione, l'atteso Texone di Villa esce solo quest'anno, l'attesa però sembra più che ripagata.
Nonostante l'impegno principale di Villa negli ultimi anni sia stato quello di realizzare le copertine di Tex, illustrazioni di sicuro impatto ma in qualche modo statiche, lontane dall'arte dello storytelling necessario per costruire una narrazione fluida e dotata del giusto ritmo, sembra proprio che il disegnatore lombardo non abbia perso confidenza con le storie lunghe. Al suo servizio trova un'ottima sceneggiatura di Boselli che riprende un tema caro all'epopea del vecchio west, quello delle famiglie criminali, manipoli di tagliagole capeggiati magari da tre o quattro fratelli, uno più balordo dell'altro, in questo caso si tratta dei Logan, uno della loro stirpe, il finora scaltro Henry, sta per assaggiare l'esperienza della forca, controllato a vista dai tutori della legge di Tucson, Arizona. Questi uomini coraggiosi non basteranno a fermare la furia dei Logan, ed è qui che entrano in scena Tex e Carson per tentare di risistemare le cose.
Il Tex Willer di Villa è forse quello che più di tutti dà l'idea della forza, l'immagine dell'uomo granitico, inscalfibile e capace di porre rimedio a qualsiasi angheria. E così è tutto il Texone di Villa, un'opera che trasuda potenza da tutte le tavole, basti guardare nella seconda pagina la prima inquadratura sul volto dello sceriffo Tom Rupert che dà l'idea da subito di un uomo tutto d'un pezzo. Proprio sui volti Villa produce un lavoro egregio, su quello del giovane Steve traspare una nota fuori posto d'eccessiva sicurezza, Harry Logan ha l'aria del figlio di buona donna, Manuel Logan quella del viscido calcolatore e così via... La scansione della storia in vignette ha un passo molto dinamico, scorre che è un piacere, il lettore si trova catapultato in un'avventura insieme a quello che è il Tex che molti di noi hanno in mente quando si pensa al personaggio, quello di Villa, che insieme al suo creatore grafico Aurelio Galeppini è uno degli artisti che l'hanno ritratto più volte. Villa ci regala anche una versione imperiosa di Tiger Jack e un Kit Carson monumentale, figure leggendarie a loro agio sia tra gli spazi aperti del deserto che tra le assi di legno dei saloon più scalcagnati.
Ognuno poi giudicherà secondo il suo gusto, a mio avviso però oggi Tex è il Tex di Villa, la sua interpretazione è quella che aleggia nell'immaginario collettivo, vuoi per la maestria del disegnatore, vuoi perché centinaia di bellissime copertine hanno ridefinito i tratti del personaggio, fedeli all'idea creata da Galep ma indubbiamente più personali e moderni. Nel corso degli anni non tutti i Texoni sono riusciti a confermarsi indimenticabili, questa trentacinquesima uscita è sicuramente una di quelle da tenere da conto.