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MAKING MOVIESAL CINEMA
Tenet
Christopher Nolan
2020  (Warner Bros.)
FANTASCIENZA AZIONE THRILLER
all MAKING MOVIES
14/10/2020
Christopher Nolan
Tenet
Da dove si può iniziare a parlare di Tenet? Il film più atteso, chiacchierato, criticato e analizzato dell'anno o almeno dal post-pandemia?

Quello che è riuscito a risollevare le casse dei cinema italiani, ad attirare nuovamente il pubblico in sala, a darsi come evento?
Iniziamo da quello che subito salta all'occhio, da quello che prevale: il lato tecnico.
La regia di Nolan è la regia di Nolan.
Quella pirotecnica, quella sempre in movimento, quella che sta stretta sui protagonisti per poi allargarsi improvvisa nel silenzio, quella che rispetta geometrie e fluidità dei movimenti.
Quella che in azione mostra il meglio di sé.
È così, prendere o lasciare.

L'occhio di Nolan è accompagnato dall'orecchio di Nolan, e anche se manca il fido Hans Zimmer, il nuovo Ludwig Göransson omaggia a mani basse il compositore riempiendo le scene con i suoi suoni cupi e dando ulteriore adrenalina alle scene d'azione.
E poi?
Poi c'è l'azione pura e semplice.
Quella che ti fa chiedere per tutto il tempo come è stata girata, quanto c'hanno lavorato attori e stuntmen, quanta post produzione c'è.
L'effetto 1917 è garantito, con il nostro occhio a porsi continuamente domande e a cercare indizi.

Ma 1917 aveva anche una storia e un cuore, soprattutto, un'azione che andava avanti per salvare vite.

Pure qui, mi si dirà: si deve salvare il mondo, mica roba da poco.

Ma non c'è cuore.

C'è un freddo gelido attorno alla missione del Protagonista, al Protagonista stesso che resta senza nome.
Si cerca di scaldarlo attraverso un'infatuazione e un senso morale alto, ma l'algida Elizabeth Debicki con l'attaccamento a un figlio che poco si vede (e per cui poco si sente) non riesce nell'impresa.

Nella storia veniamo catapultati immediatamente: un attentato in un'Opera da sventare, segreti da portare fino alla tomba e poi un reclutamento come si deve.
Fatto di criptiche frasi poetiche, di latino e di codici.

E una nuova missione ovviamente, per quel Protagonista che gira il mondo cercando gli acquirenti di plutonio, assoldando un laureato in Fisica, trovando un nemico da battere e una donna da salvare.

Come dite?
007?

Eh, facile pensarlo, facile paragonare la figura di John David Washington alla spia segreta britannica.

Ma qui lo zampino di Nolan esce con la missione di per sé: con quel Tempo con cui si diverte a giocare e a plasmarlo a piacere.
Qui si tratta di paradossi, di tenaglie temporali, di entropia e delle Teorie di Feynman e di Wheeler, avete già mal di testa?

Lo chiede anche un Robert Pattinson per cui ci si continua a sorprendere e che continua a convincere, azzeccando ruoli e interpretazioni, in questo caso con un personaggio su cui si vorrebbe sapere di più.

Perché il problema di Tenet sta anche nel parlare di passato e futuro ma di non includere quelli dei suoi protagonisti, lasciando piccoli gesti e sguardi parlare per loro.

L'unica ad avere un aspetto tridimensionale è Kat, perché pure le motivazioni del cattivone Kenneth Branagh sono alquanto discutibili: "se non io, nessuno".
Mah.

La sensazione nel cercare di bilanciare storia e tecnica, è che Nolan si sia lasciato prendere la mano dal budget a disposizione, girando il mondo per le location migliori, creando esplosioni, caveau, sommosse.

Coreograficamente e scenograficamente bellissime, ma a differenza del suo Inception -con cui il paragone scatta spontaneo- qui l'idea di tempo perde rispetto a quella dei sogni.
Non c'è un Cobb con le sue ferite visibili, c'è un Protagonista che prova la carta dell'ironia, della piacioneria, ma resta bidimensionale.
E il fatto di continuare a paragonare un film che doveva essere un unicum come Tenet ad altro è già una risposta su quel che alla fine è.

Freddo senza essere pesante, cervellotico senza essere coinvolgente.


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