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REVIEWSLE RECENSIONI
12/01/2021
Lykantropi
Tales To Be Told
L'affascinante terzo album degli svedesi Lykantropi guarda agli anni '70, proponendo un inusuale compendio di folk, rock e psichedelia.

A dispetto del nome inquietante, che evoca scenari da metal estremo e lugubri atmosfere notturne, gli svedesi Lykantropi si tengono ben lontano da sonorità dure e tonitruanti, preferendo ai riff pesi e alla velocità atmosfere decisamente più agresti e sognanti. Il loro, infatti, è un folk sui generis, che nelle liriche evoca figure e atmosfere silvane, spiriti e leggende della mitologia nordica, e guarda agli anni settanta (echi dei Renaissance, ma meno leccati), irrobustendo la proposta, però, con un taglio decisamente rock.

Le canzoni di Tales To Be Told, terzo album in studio, si vestono talvolta di echi psichedelici e poggiano, di tanto in tanto, su un’impalcatura che lambisce i confini del prog, Il suono della band, composta da sei elementi, è caratterizzato da due voci, una maschile (Martin Ostlund) e una femminile (My Shaolin), e, oltre alla classica strumentazione (due chitarre, basso e batteria), anche dall’uso del flauto, che garantisce alle canzoni in scaletta un tocco bucolico molto evocativo.

Il risultato è un album di folk rock e otto canzoni d’atmosfera, che palesano le proprie radici nordiche, pur richiamando alla mente, spesso e volentieri, i Midlake, una grande band americana, che ormai da vent’anni a questa parte attraversa territori molto simili. Non un disco rumoroso, ma, a dire il vero, nemmeno contemplativo, come dimostra il piglio energico dell’iniziale Coming Your Way, trainata da un gran bel drive di chitarra e punteggiata dal flauto di Ia Oberg, o la più bluesy title track, anche questa spinta dalle due chitarre, che intrecciano trame elettriche ai piedi della splendida voce di My Shaolin, il cui timbro, dalle venature psichedeliche, sembra emergere da un passato lontanissimo.

Una struttura, questa, che si ripete per quasi tutto il disco, come nella successiva Mother On Envy, in cui l’accento folk è predominante grazie a una maggior presenza del flauto traverso o nell’intensa Life On Hold, costruita su perfetti intrecci vocali. Eccezione al mood prevalente dell’album sono Kom Tag Mig Ut, ballata psichedelica, attraversata da splendidi svolazzi di flauto, e dalla conclusiva Varlden Gar Vidare, brano dalla struttura più decisamente progressive.

Tales To Be Told è decisamente un disco dal taglio vintage, in assoluta controtendenza con le mode e i suoni del momento, di una bellezza che si potrebbe definire atemporale, se non fosse che gli anni ’70 sono, nello specifico, sia forma che sostanza. Non è però semplice passatismo: la band possiede idee chiarissime, uno stile ben definito e soprattutto sa confezionare canzoni avvincenti, suonandole benissimo. Consigliato.


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