Un brano epocale, uno degli evergreen degli Aerosmith, una canzone costruita su una formidabile linea di basso e che deve la sua gloria a uno strano e perfettamente realizzato equilibrio fra due motivi musicali apparentemente confliggenti: da un lato, il ritornello sensuale e avvolgente, d’altro, un riff di chitarra aggressivo e sferragliante. Una miscela esplosiva, resa ancora più irresistibile dal video (pubblicato successivamente nel 1991) che accompagnò la canzone: un giovane ragazzo è al telefono con una bellissima donna di una chat erotica, pronto a “sbrigliare” le proprie fantasie (attenzione, però, al finale irresistibile), mentre una scatenatissima band esegue il brano.
Tutto ciò ha trasformato Sweet Emotion in un classico rock senza tempo, e poco importa che la canzone fu scritta da Steve Tyler in un momento in cui aveva solo voglia di mollare tutto e uscirsene da quella band che lo stava logorando nel profondo dell’anima.
Quando, infatti, nel 1975, uscì Toys In The Attic (espressione idiomatica che sta a indicare la pazzia) Tyler e Joe Perry erano ai ferri corti, non si sopportavano più e la tensione fra i due era alle stelle. Non è un caso che le liriche del brano, create sul classico binomio sesso/rock’n’roll, fossero per il cantante fortemente auto assertive, una sorta di invito a se stesso a inseguire i propri obiettivi, senza farsi condizionare dal giudizio altrui. E per non farsi mancare nulla, Tyler se la prese, indirettamente, anche con il compagno di band che, in quel momento, considerava alla stregua di un nemico.
I primi versi della canzone, infatti, "Parla di cose che non interessano a nessuno, consumando cose che nessuno indossa", sono rivolte alla ragazza di Joe Perry, Elissa, presa di mira per colpire per vie traverse l’amico. Il motivo? La droga, ovviamente, vero collante fra i membri della band, ma, spesso, anche la miccia che innescava furibonde litigate.
Lo spunto per il brano, infatti, nacque una notte in cui Tyler, che aveva una gran voglia di farsi, bussò alla porta della camera d'albergo di Perry in cerca di eroina, e lui ed Elissa lo mandarono via in malo modo, rifiutandosi di condividere le loro droghe. Nell'autobiografia degli Aerosmith, Walk This Way, Tyler dice che le liriche esprimevano semplicemente la rabbia del momento e tutte le sue frustrazioni, sostenendo che, nel verso successivo, " Non posso dire baby dove sarò tra un anno", dove “baby” è un riferimento a Perry, stesse in realtà pensando: "ma sarà sicuramente ad almeno 1000 miglia da te!"
La struttura della canzone si basa su una magnifica linea di basso inventata da Tom Hamilton. Verso la fine delle registrazioni di Toys In The Attic, il produttore della band, Jack Douglas, visto che mancava ancora una canzone per completare la scaletta, chiese alla band se qualcuno avesse ancora in serbo qualche riff. Hamilton (che era conosciuto come Mr. Sweet Emotion) fece ascoltare la linea di basso e poi, visto che gli altri erano entusiasti, dopo essersi fumato un paio di canne, mise mano anche alle parti di chitarra e agli arrangiamenti. Solo successivamente Tyler aggiunse le parti vocali e il risultato finale fu strabiliante, tanto che Hamilton affermò di aver letteralmente dato di matto per la bellezza della canzone.
C'è un messaggio nascosto, sepolto nella canzone, un effetto risucchio che può essere colto in cuffia da un orecchio molto allenato, e che era dovuto a una frase cantata dalla band e registrata al contrario. Una frase che aveva a che fare con il loro manager, Frank Connelly, a cui era stato diagnosticato un cancro e che, quindi, aveva venduto i diritti per gestire la band al team di Steve Leber e David Krebs. Secondo Steven Tyler, quella frase era "Vaffanculo, Frank", ma il loro produttore Jack Douglas, ha sempre sostenuto che quel cantato registrato al contrario dice semplicemente "Grazie, Frank". Ovviamente, non conosceremo mai la verità, ma ci piace pensare che la versione del manager sia quella vera.