Una riflessione sulla nascita, la diffusione e la portata rivoluzionaria del rock alternativo anni '90 non può prescindere dai Pixies e dal loro impatto in un genere la cui evoluzione, senza la loro musica, non sarebbe stata la stessa. Tra i gruppi indie di nicchia e la corrente più mainstream - una rosa ampia ed eterogenea - possiamo oggi considerare l’esperienza di Charles Michael Kittridge Thompson IV (alias Black Francis), Joey Santiago, chitarrista nato nelle Filippine, la bassista John Murphy, alias Kim Deal, e il batterista David Lovering il vero punto di non ritorno di una fase musicale senza precedenti.
L'album Surfer Rosa, prodotto da Steve Albini e pubblicato nel 1988 a soli due anni dalla nascita della band, si conferma ancora oggi uno degli esordi indie rock più dirompenti di sempre non solo in quanto opera prima del gruppo, ma anche - e soprattutto - quale raccolta dei loro più grandi successi.
La storia di Surfer Rosa rispecchia in pieno l’approccio sperimentale e intransigente di Albini alla registrazione e produzione e la sua attenzione alla resa naturale del suono a scapito della manipolazione in studio. Il suo stile è sempre stato molto influente, e molti artisti lo hanno considerato un mentore e un modello da seguire. Albini lavorerà con numerose band di successo, tra cui Nirvana, PJ Harvey, Fugazi e molti altri, producendo alcuni dei dischi più iconici degli ultimi 30 anni, ma la collaborazione con i Pixies per l'album Surfer Rosa costituisce tuttora una pietra miliare della sua carriera.
Con impegno e dedizione, Albini si adoperò per catturare il sound unico della band, combinando con maestria la loro forza esecutiva dal vivo con la sua abilità tecnica in studio, al fine di dar vita ad un album destinato a diventare un autentico classico del rock alternativo.
Surfer Rosa si apre con "Bone Machine", un avvio potente in grado di catturare immediatamente l'ascoltatore per catapultarlo al centro di una dimensione parallela grazie a una rivisitazione nevrotica e sarcastica della vita quotidiana. Le liriche di Francis, a volte autoconsapevoli in eccesso, costituiscono una componente significativa dell'identità del disco, con i suoi temi violenti e sovversivi che affiorano lungo tutta la durata delle 13 tracce. Black Francis, con la sua voce inquieta e allarmante, scandisce i suoi versi accesi che spaziano tra incesti, mutilazioni, religione e UFO con invettive che, anche se oggi possono risultare datate, risultano sorprendentemente trasgressive per l'epoca.
La trama di "Break My Body", "Something Against You" e "Broken Face" si dipana su una struttura punk uniforme e trova la sua ispirazione in vicende a sfondo incestuoso. "Cactus", invece, si presenta con un alone di mistero inquietante. La canzone esplora tematiche legate all'ossessione sessuale (o forse a un amore non corrisposto), con Francis che intona versi dal sapore disturbante come "Insanguinati le mani su un albero di cactus / puliscilo sul vestito e mandamelo". Un brano che ha riscosso l'attenzione di un celebre fan dei Pixies, David Bowie, che in seguito decise di reinterpretarlo in una cover inclusa nel suo album del 2002, Heathen.
Nel magnifico caos lirico e sonoro di Surfer Rosa risaltano due gemme indie che resistono al passare del tempo. "Gigantic", l'unico singolo dell'album e l'unica canzone scritta da Kim Deal, rappresenta un capolavoro assoluto: un rock epico orecchiabile e sorprendente. Una canzone che si distingue dal resto dell'album a partire dalla voce di Kim, una gradita pausa dalle folli esibizioni vocali di Black Francis.
Ma è impossibile parlare di Surfer Rosa senza menzionare "Where Is My Mind?", l'iconica canzone dei Pixies resa popolare grazie ai titoli di coda di Fight Club. Il celebre riff è immancabilmente riconoscibile, sempre efficace e molto evocativo pur mantenendo la visceralità alla base del suono dei Pixies. Per non parlare del tono inquietante della voce spettrale, sicuramente rielaborata, di Kim Deal, che permea la traccia trasformando una semplice melodia indie in qualcosa di indimenticabile. Un dettaglio che rende "Where Is My Mind?" una hit da cantare a squarciagola con gli amici in macchina e, allo stesso tempo, quel tipo di canzone che si ascolta in silenzio per mantenere integra la singolare e semplice bellezza.
L'album si avvale anche di tracce più brevi e simili a schizzi, improvvisazioni perfettamente riuscite nella loro genialità che, in alcuni casi, trasmettono un senso di incompiutezza. Fattori grazie ai quali Surfer Rosa ha conservato, in tutto questo tempo, un fascino senza confronti. I teenager continuano a scoprire i Pixies e ad emozionarsi per la trasgressività delle loro liriche; gli adulti non smettono di ascoltarli per rivivere un passato irripetibile. Le band più giovani li confermano fonte d'ispirazione. Se i Pixies fanno parte della storia è anche per merito di questo formidabile album di esordio, poche tracce ma sufficienti a consacrarli una delle band più importanti di tutti i tempi.