Prima di addentrarci nel commento al film della lituana Marija Kavtaradzé, qui esordiente nel lungometraggio dopo la realizzazione di alcuni corti, è utile far sapere che questo film potete guardarlo gratuitamente (e senza pubblicità) sulla piattaforma Arte.tv.
Arte è una piattaforma libera e trasversale, dentro potete trovarci un po' di tutto; ovviamente parliamo di materiali che si allontanano dalla produzione mainstream (almeno per quel che riguarda il cinema), i nomi grossi sono altrove, ciò nondimeno, come accaduto per questo Summer survivors, è possibile trovarci cose interessanti che spaziano dalla musica al cinema, dalla divulgazione scientifica ai documentari di stampo più classico. Per la musica è capitato di trovarci anche nomi di primo piano, tempo addietro c'era disponibile un concerto dei Muse ad esempio, ora nella sezione Arte Concert ci sono Jack White, i Nightwish, i Sepultura e parecchie altre cose.
Insomma, questo preambolo non solo per dirvi che Summer survivors lo potete recuperare a gratis, ma anche per consigliarvi di buttare un occhio sul sito, non si sa mai che qualcosina di vostro interesse ci possa essere.
Summer survivors è un film del 2018 presentato al Festival di Toronto dove ha anche vinto alcuni premi dedicati alle opere emergenti, il film della Kavtaradzé tratta in maniera attenta ma lieve, spesso anche divertendo, i temi importanti della depressione e della malattia mentale mettendo in scena un road movie sulle strade della Lituania molto equilibrato e maturo per essere un'opera prima, esito che fa ben sperare per il futuro di questa nuova voce femminile.
Indre (Indre Patkauskaite) è una nuova assunta in una clinica per malattie mentali di Vilnius in Lituania; la ragazza è una ricercatrice che dovrebbe portare avanti degli studi sul biofeedback ma in realtà viene messa da subito dal dottor Algis (Darius Meskauskas) a lavorare con i pazienti. Indre è un po' reticente ma il dottor Algis all'apparenza sembra un tipo strafottente, poco interessato ai voleri della ricercatrice, ma molto empatico e preparato sui bisogni dei suoi pazienti, in particolare sembra avere un ottimo rapporto con Paulius (Paulius Markevicius), un paziente bipolare che si rifiuta di parlare e non spiccica nemmeno una parola.
Quando per Paulius si presenta la necessità di un trasferimento in un'altra clinica per accertamenti con medici diversi nella cittadina costiera di Palanga, sarà proprio Indre la prescelta per accompagnare Paulius nel viaggio con l'auto della struttura. Con loro ci saranno anche la capo infermiera Danguole (Vilija Grigaityte) e Juste (Gelmine Glemzaite), una paziente che ha tentato il suicidio e che soffre di una grave forma depressiva. Durante il viaggio, forse a causa del cambiamento di routine, Paulius inizia a parlare fino a divenire molto loquace, Juste mostrerà qualche apertura spinta anche dall'interessamento di Paulius, anche Indre, di indole riservata e chiusa, capirà che il contatto con i pazienti può essere più appagante di una ricerca sul biofeedback.
Marija Kavtaradzé ha un bellissimo approccio al tema, ci mostra come sia necessario trattare la malattia mentale in maniera più naturale e inclusiva possibile, lo fa attraverso un film che in molti frangenti riesce a divertire e a strappare più di una risata nonostante il tema in ballo sia pesante e profondo e sempre centrale nella narrazione.
La struttura è quella del road movie dove solitamente, e come anche in questo caso avviene, c'è un percorso di mutamento interiore dei protagonisti, Indre ad esempio accetta questa nuova responsabilità, inizialmente in cambio di una promessa di poter finalmente tornare alle sue ricerche, poi in maniera sempre più naturale e volontaria; Paulius inizia a parlare e anche a fare il filo a Juste, lei di contro inizia a sorridere.
La Kavtaradzé, senza esagerare con le riprese ravvicinate, ci fa entrare in contatto con i personaggi con qualche chiusura sui dettagli, inquadrandone le mani che si avvicinano, le braccia di Juste martoriate dai segni dei tagli autoinflitti, non mancano inoltre i momenti di contrasto, stemperati in maniera egregia da quelli divertenti (tutta la storia di Danguole o quella del meccanico). In diversi passaggi si ricorre a un accompagnamento musicale molto indovinato con le musiche degli Hiperbolé, la musica a più tratti diventa protagonista del racconto.
Poi finalmente il mare e davanti a questi pazienti, uomini, donne, si apre un orizzonte che chissà a cosa potrebbe portare, un segno di speranza magari. Tutto in Summer survivors è gestito con un tocco di grazia affatto banale, si affronta la malattia con piglio positivo e naturale senza escludere i momenti difficili e traumatici, ottime prestazioni degli attori con un Paulius Markevicius incontenibile. Un film piccolo e misconosciuto da recuperare.