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Subterranean Homesick Blues
Bob Dylan
1965  (CBS Records)
CLASSIC ROCK
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29/11/2017
Bob Dylan
Subterranean Homesick Blues
Dylan riesce nell’intento, all’apparenza impossibile, di parlare una nuova lingua musicale che contenga contemporaneamente il verbo del rock e la tradizione del folk e del blues.

Subterranean Homesick Blues, brano con cui si apre Bringing It All Back Home, è senza ombra di dubbio una delle canzoni più innovative mai scritte da Bob Dylan. Uscita come singolo nell’aprile del 1965, il brano anticipa quella svolta elettrica (per alcuni fu un vero e proprio tradimento), che verrà sancita definitivamente, qualche mese più tardi, con l’esibizione di Dylan al folk festival di Newport, e poi, ancora, con il rilascio di quell’altro disco epocale, che porta il titolo di Highway 61 Revisited.

Dylan riesce nell’intento, all’apparenza impossibile, di parlare una nuova lingua musicale che contenga  contemporaneamente il verbo del rock e la tradizione del folk e del blues. Così Subterranean Homesick Blues (accompagnata da un innovativo video clip, che compare nel film documentario Don’t Look Back a firma A.D.Pennebaker, il regista di Monterey Pop, per intenderci ) fonde Chuck Berry e Woody Guthrie, si ispira alla poetica della Beat Generation, e contiene espressioni surreali e nichiliste.

Soprattutto, però, introduce una clamorosa innovazione nel cantato che, non è un azzardo affermarlo, anticipa di almeno vent’anni la nascita del rap: una cadenzata raffica di parole in un crescendo quasi sferragliante, in cui vengono abolite regole grammaticali e simmetrie, per dare vita a un linguaggio energico, ricco di metafore e di termini gergali. Una critica feroce alla società contemporanea, in cui però manca l’ardore della militanza, che viene sostituita semmai da uno sguardo sulle cose distante, ironico, quasi sprezzante.

Un nichilismo di fondo, quello usato da Dylan, che fece sdegnare anche Joan Baez, la quale, a proposito della canzone, in un’intervista, arrivò a dire : “…ho paura che il messaggio che esce da Dylan nel 1965 sia solo: andiamo tutti a casa a farci delle gran canne, perché tanto non c'è nient'altro da fare”.

Eppure, nonostante le piccate parole della Baez, non tutti interpretarono allo stesso modo il testo di Subterranean Homesick  Blues.

Ci fu infatti chi, qualche anno dopo, e precisamente a partire dal 1969, ne fece un manifesto di lotta e di rivoluzione: erano i Weathermen, gruppo di militanti della sinistra radicale, il cui nome derivava proprio da un verso della canzone di Dylan (You don't need a weatherman to know which way the wind blows -non serve un meteorologo per capire da che parte tira il vento).

Il Weather Underground (questo il nome del movimento a cui appartenevano i weathermen) era un’organizzazione comunista, legata a doppio filo con il movimento delle Black Panthers, che fu particolarmente attiva durante gli anni della contestazione giovanile. I suoi appartenenti furono accusati ingiustamente di terrorismo, mentre, in realtà, come anche nel caso delle Pantere Nere, le azioni messe in atto dai weathermen erano prevalentemente non violente e dimostrative (la rocambolesca evasione del padre dell’LSD, Timothy Leary) e comunque sempre effettuate in risposta a quelli che venivano ritenuti atti violenti o guerrafondai del governo statunitense (l’invasione del Laos, il golpe cileno del 1973).

Per chi volesse approfondire la storia del Weather Underground, consiglio la visione di La Regola Del Silenzio, bel film datato 2012, per la regia di Robert Redford.