“In qualche modo parliamo sempre di horror, religione ed esoterismo”
(da un'intervista al chitarrista Adam Zaars alla rivista tedesca Power Metal)
I re delle “tribolazioni” gotiche dai riflessi death metal hanno scelto il conturbante titolo di Sub Rosa In Æternum per il loro nuovo album e la scelta non è stata fatta a caso. Sub Rosa, difatti, è la forma abbreviata dell'espressione latina Sub rosa dicta velata est, che letteralmente significa “ciò che viene detto sotto la rosa è segreto”; nella pratica, all’epoca voleva dire che, se si poneva una rosa sul tavolo, chi aveva ascoltato o detto qualcosa era obbligato a tenerlo segreto. Da allora, l'espressione Sub Rosa indica qualcosa che viene attuato in segreto, o raccontato in via strettamente confidenziale. Nel caso dei Tribulation, per le dichiarazioni effettuate, che da sempre hanno a che fare con l’esoterismo e la religione, oltre che con sfumature più o meno horror, la segretezza mira ad essere specificatamente “eterna”.
Non per nulla la rosa era, sia nell'antica Grecia sia a Roma, il fiore dedicato al dio del silenzio, Arpocrate, una divinità di origine egiziana che rappresenta la versione eternamente fanciullesca di Horus, figlio di Iside e Osiride. Perché Greci e Romani la veneravano? Perché in età ellenistica il centro culturale di maggiore importanza era Alessandria, da cui, dopo la conquista romana dell’Egitto, i culti misterici provenienti dall’Oriente hanno avuto modo di diffondersi in tutti i territori dell’Impero Romano.
In epoca romana, in particolare, vi era una fiorente colonia alessandrina proprio a Napoli, dove vi era una forma di trasmissione iniziatica (da qui il Silenzio e, in particolare, l’importanza del Silenzio iniziatico) che affondava le sue radici nei Misteri egiziani, poi sopravvissuta, rifiorita ed evoluta nel movimento rosacrociano (leggendario ordine segreto mistico, cabalistico e cristiano fiorito in Germania nel 1600, che appare spesso nella letteratura esoterica come successore dei Cavalieri del Graal e dei Templari) e nei riti massonici di ispirazione egizia. I più attenti, inoltre, avranno già notato che la copertina dell’album raffigura una rosa su una croce.
Se già dal titolo le implicazioni esoteriche possono essere così varie e profonde, chi decide di inabissarsi nel mondo gotico dei Tribulation può solo immaginare quante piccole chicche si possano trovare all’interno delle diverse canzoni. Una delle più evidenti in tal senso è l’oscuro e melodico singolo "Saturn Coming Down", una traccia su Saturno e su tutte le sue varie interpretazioni e immaginazioni nel corso dei millenni. Saturno, equivalente latino del titano greco Crono, dio dell’agricoltura, del raccolto e del tempo, è una figura controversa, conosciuto inizialmente come un sovrano giusto, ma la cui determinazione nel mantenere il potere lo portò a commettere alcuni atti atroci, incluso divorare i suoi stessi figli; metaforicamente, è la rappresentazione del tempo che alla fine consuma tutte le cose. Dall’altro lato è stato venerato soprattutto in epoca romana come il dio del raccolto, portatore di fertilità e abbondanza, dove suo simbolo è la falce, utilizzata per raccogliere i raccolti, ma anche rappresentazione del potere di controllare le risorse.
“Tainted Skies”, invece, è quasi una gotica poesia oscura, diretta ed evocativa al tempo stesso, scritta dal chitarrista Joseph Tholl: “Quando il maestro scuote i cieli, quando i luminari si nascondono, invochiamo l'assoluto. Cieli contaminati. Quando il vento ripete il movimento, e il mare infuriato rimane, guardiamo le ombre, in un cielo contaminato”. “Hungry Waters”, dall’altra parte, è un'esplorazione ipnotica delle profondità del desiderio, dell'attrazione dell'oblio, della tensione ossessiva tra il desiderio e l'abbandono e della fame implacabile che spinge gli esseri umani ad andare avanti.
“Murder in Red”, con la sua inquietante elettronica che richiama il tema di Stranger Things, è costellata di riferimenti al cinema di Dario Argento, mentre “Time & The Vivid One” e “Reaping Song” sono legate ancora di più al tema della transitorietà dove, specialmente in “Reaping Son” (sempre grazie alla penna di Joseph Tholl) si racconta di una coppia in cui il marito è morto durante il periodo del raccolto in autunno, così, ogni anno, quando la moglie intona il canto della mietitura, lui la ricorda e la cerca costantemente, cantando insieme a lei attraverso un bosco di aceri sospiranti e betulle piangenti.
Se i testi sono di questo tenore, permettendo di intessere nella mente di chi ascolta una narrazione oscura e avvincente, il coinvolgimento non è minore dal punto di vista sonoro, anzi, è lì che i Tribulation danno il loro meglio, regalando delle inattese ma migliorative novità.
La band, formatasi nel 2005 ad Arvika, è nata sotto il segno del death metal con richiami black e goth, realizzando entro quell’alveo i primi album, The Horror, del 2009, quasi un richiamo ai Carcass, e il successivo The Formulas of Death del 2013. Successivamente, con il 2015, il bellissimo album Children of the Night li porta ad abbracciare fortemente il goth, trascendendo al contempo i confini di heavy goth rock, trash e black metal e instradandoli sulla via che hanno successivamente tenuto anche con il successivo Down Below del 2018 e a suo modo anche con il più violento Where the Gloom Becomes Sound del 2021, orientato maggiormente su un death metal melodico e drammatico.
Elogiati da sempre da critica e fan, nel corso degli anni sono stati inoltre noti per le loro teatrali esibizioni dal vivo (le ultime performance sono state di supporto al tour degli Opeth) e sono sempre stati caratterizzati da un tipico cantato growl. Con Sub Rosa In Æternum la storia non solo cambia, ma si arricchisce di sfumature e potenzialità, poiché il cantante e bassista Johannes Andersson abbandona il growl per il 75% del tempo rivelando un notevole cantato baritonale degno dei migliori Sisters Of Mercy, che talvolta tornano alla mente anche per l’ulteriore novità dell’introduzione di alcuni synth come per la notevole “Murder in Red”, di matrice quasi darkwave. Oltre a ciò, l’album vede la partenza del chitarrista e co-fondatore Jonathan Hultén e la reintroduzione di Joseph Tholl alle chitarre, ex membro degli Enforcer che originariamente aveva contribuito a fondare gli Hazard, la band thrash metal che sarebbe diventata Tribulation, il quale ha portato anche un notevole contributo nella scrittura delle canzoni.
Se siete fan di Type O Negative ma anche degli Unto Others, vi piacciono i Sisters Of Mercy e non vi dispiacciono delle sfumature alla Grave Pleasures, alla Danzig, alla Ghost o alla Nick Cave, amate il gothic metal ma anche il death rock, e magari siete anche affascinati dal mondo esoterico, Sub Rosa In Æternum sarà di certo uno dei vostri album dell’anno.
Macabri ma di classe, accattivanti ma di un calore algido, tenebrosi e oscuri ma con la giusta attenzione alle melodie e alle costruzioni degli arrangiamenti (soprattutto chitarristici, in cui brillano anche ottimi assoli e fraseggi, ma anche della sezione ritmica) che rivelano la maestria di un gruppo di professionisti che sanno bene quanto e come dosare la loro arte al servizio della canzone e dell’atmosfera. Cupi e coinvolgenti, lugubri e mistici, i Tribulation ammaliano chi si concede ai loro tentacoli sonori portando, ascolto dopo ascolto, a essere sempre più irretiti dalle loro eleganti missive dall’oscurità.