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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Stay
Jackson Browne
1977  (Asylum Records)
CLASSIC ROCK
all TRACKS
18/11/2017
Jackson Browne
Stay
Stay la conosciamo soprattutto per la splendida rivisitazione che ne fece Jackson Browne e che venne inserita in Running On Empty (1978), unita in medley con The Load Out

Immaginate di essere tornati ragazzi e di essere innamorati della ragazza più bella del liceo. Cercate in tutti i modi di conoscerla, di rivolgerle la parola, di farvi notare. Lei però è distante, innarrivabile, sempre circondata da uno stuolo di ammiratori che vi impedisce ogni forma di contatto. Quella ragazza insomma è una specie di miraggio, un chiodo fisso che vi toglie il sonno e l’appetito.

E anche se tutto vi gira bene, avete un sacco di amici, andate bene a scuola e siete dei veri sportivi, non c’è niente da fare: innanzi a lei vi sentite goffi e inadeguati, tanto che quelle poche volte che vi si presenta l’occasione di scambiare due chiacchiere, vi limitate a guardarla attoniti, labbro pendulo e occhio a palla, senza riuscire a proferire parola.

Poi, un giorno, avviene il miracolo: incredibilmente è lei che vi si avvicina e vi parla. Oddio! Quasi vi sentite svenire ed è solo grazie a un colpo di reni che riuscite a rimanere in piedi e a trovare il coraggio di sostenere la conversazione. Una schifezza di conversazione, peraltro: iniziate a balbettare e proferite una sequenza di idiozie, ricordandovi le quali resterete traumatizzati tutta la vita.

Eppure, lei non vi sputa in faccia e non se ne va. Anzi, sembra felice, continua a sorridere e si diverte ascoltando tutte le cazzate che dite. Così, o la va o la spacca, le chiedete di uscire. In attesa della risposta, vi si ferma il cuore, la gamba destra balla il can-can del nervosismo, la salivazione si azzera e l’umido confluisce tutto sui palmi delle mani. Poi, con voce flautata e sbarluccicando quei begli occhioni azzurri, lei dice di sì, che uscirà volentieri con voi nel fine settimana.

E per un attimo solo, quel tanto che basta perché i riflessi riprendano in mano la situazione, vi viene quasi da esultare come se la vostra squadra del cuore avesse appena vinto la partita dell’anno (cosa che peraltro farete non appena lei girerà l’angolo). Sarebbe il momento più bello della vostra vita se non ci fosse quel piccolo particolare che rende tutto più prosaico e vi riporta coi piedi per terra: lei può stare fuori al massimo fino alle 22.00, diversamente il padre non le dà il permesso di uscire. Insomma, il tempo di un gelato e, se va bene, di un bacetto sulla guancia.

Questo è, più o meno, il resoconto di ciò che negli anni ’50 capitò a Maurice Williams, il quale, allupato quindicenne, riuscì a strappare il primo appuntamento a una ragazza della quale si era follemente innamorato. Però, invece di insistere come avrebbe fatto chiunque altro perché lei convincesse il padre a farla tornare più tardi, Maurice le scrisse una canzone e la intitolò Stay, cioè Resta. Nonostante lo splendido omaggio, leggenda vuole che l’esecuzione del giovane menestrello non produsse alcun risultato.

Tuttavia, il brano scritto dall’imberbe Williams, adeguatamente riarrangiato e suonato insieme alla sua band di allora, gli Zodiacs, scalò le classifiche americane e nel 1960 raggiunse la prima piazza. Il successo fu clamoroso e Stay passò alla storia come la canzone più breve (dura solo 1 minuto e 37 secondi) ad arrivare in cima alle charts statunitensi. Strano a dirsi, visti i retroscena appena raccontati, ma Stay la conosciamo soprattutto per la splendida rivisitazione che ne fece Jackson Browne e che venne inserita in Running On Empty (1978), unita in medley con The Load Out.

Browne, però, non ha nessuna ragazza da invitare ad uscire e il suo intento è un altro: vuole che la canzone diventi uno dei momenti più caldi dei suo show. Quindi, non solo la riarrangia, tinteggiandola di rock e accelerandola, ma ne modifica il testo, trasformandolo in un invito rivolto al pubblico a non andare a casa, a restare ancora un pò e ad ascoltare un’altra canzone: “People stay just a little bit longer We want to play - just a little bit longer Now the promoter don't mind And the union don't mind If we take a little time And we leave it all behind and sing One more song...”. La voce in falsetto che si ascolta a metà brano è quella del fidato amico e chitarrista di Browne, David Lindley: un tocco surreale per una delle hit più note (e allegre) del malinconico cantautore californiano.