Non che il film sia malvagio, intendiamoci, se si è amanti del brand e non si è fan oltranzisti alla continua ricerca del tradimento ideologico o spirituale da nerd all'ultimo stadio, allora il film di Abrams risulta godibile e raggiunge qualche picco verso l'alto in un paio di sequenze davvero ben riuscite. Di contro bisogna ammettere che di nuovo o anche solo di inaspettato c'è davvero poco, lo sviluppo del film si potrebbe definire "telefonato" come quei tiri fiacchi verso la porta avversaria che abbondano nei campetti di provincia. Eppure il dispiego di forze è colossale, Disney è ormai un impero dai mezzi spropositati, proprio come quello di Star Wars (forse altrettanto malvagio se lo vediamo in un'ottica di pluralità dell'entertainment), l'immaginario in campo è potente, star e regista di primo piano, effetti speciali e soldi come se piovessero... insomma, l'unico limite sembrano essere proprio le idee. Va sottolineato come chiunque si faccia carico di scrivere e dirigere un film di questa portata debba anche sottostare a una pressione inverosimile dovuta a un fandom scalmanato e mai completamente soddisfatto, la tentazione di guardare sempre al mito (la trilogia originale) è dunque forte, con la conseguenza di muoversi verso il passato più che come sarebbe auspicabile verso il futuro, riciclando idee vecchie e fallendo anche nel tentativo di creare sorprese che non scaldano più di tanto gli entusiasmi e in quello di dare dinamicità alla trama con dipartite plurime, alcune scontate e già messe in previsione dallo spettatore (che Carrie Fisher ci avesse lasciato purtroppo lo sapevamo tutti), altre solo apparenti e alle quali nessuno crede, difficile che in un momento in cui per forze di causa maggiore il brand si deve privare di molte sue pedine importanti ne vada ad eliminare anche altre ancora sfruttabili in futuro.
Ne L'ascesa di Skywalker viene portato a compimento il lavoro iniziato nei film precedenti sul tormentato personaggio di Kylo Ren (Adam Driver) che trova la sua giusta quadratura, mentre viene finalmente data una collocazione all'interno della mitologia di Star Wars anche alla giovane Rey (Daisy Ridley), troppo potente nella Forza per essere figlia di semplici rigattieri, di scarso interesse purtroppo i nuovi personaggi come Jannah (Naomi Ackie) e Zorii Bliss (Keri Russell sotto la maschera) con potenzialità che si vedrà se verranno sviluppate in futuro, più sentiti i momenti in cui compaiono Lando Carlissian (Billy Dee Williams), Leia (Carrie Fisher), Han (Harrison Ford) e Luke (Mark Hamill), quasi una passerella di vecchi amici che passano per l'ultimo saluto, il problema è che questi offuscano protagonisti come Finn (John Boyega) e Poe Dameron (Oscar Isaac) che ancora non hanno sviluppato il carisma necessario per tenere in piedi da soli la baracca (e per fortuna c'è Chewbe). In positivo da segnalare almeno il rapporto in crescendo tra Ray e Kylo Ren e la loro battaglia tra le tumultuose onde di un mare in tempesta, sequenza spettacolare con un paio di code toccanti e commoventi (almeno per chi ha un po' di affetto per questa saga).
L'ascesa di Skywalker è semplicemente un altro tassello del mito, non lo tradisce, nemmeno ne rinverdisce i fasti dei tempi migliori, ma per questo tipo di saghe un ulteriore tassello a volte basta. Basta per aprire a "una nuova speranza", dando ai fan consapevolezza che altro potrà arrivare, magari sarà migliore, forse no, nel frattempo si dice in giro che The Mandalorian sia il miglior prodotto targato Star Wars creato da un po' di tempo a questa parte, e quindi il mito non è morto, e quindi...