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MAKING MOVIESAL CINEMA
Sound Of Metal
Darius Marder
2019  (Prime Video)
DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
06/01/2021
Darius Marder
Sound Of Metal
"Sound of Metal" potrebbe sembrare un film già sentito. Scusate la battuta. Un film già visto, mettiamola così. Ma "Sound of Metal" è diverso.

Qual è il peggior incubo per un batterista?

Diventare sordo.

Non è una battuta, non è un'esagerazione, è la realtà.

Timpani che ballano, che fischiano e il pensiero fisso: cosa mi sto facendo?

Resisterò?

Ruben questo problema non se lo pone, lui batterista di un duo metal che sta finalmente avendo successo, che sta vivendo il sogno di ogni musicista: stare con la donna che ama, con lei fare musica, con lei girare l'America a bordo di un camper che è casa, che è studio di registrazione e sperimentazione condividendo passato, presente e futuro.

Finché un fischio si fa sentire, e lui non sente nient'altro.

Il panico ha il sopravvento, lo si pensa un caso isolato, e poi nel mezzo di un concerto l'udito se ne va del tutto.

Ruben è sordo.

Non c'è niente da fare.

Se non una costosissima operazione che non può permettersi.

E Lou capisce che non può nemmeno permettersi di gestirlo da sola Ruben, che è un tossicodipendente che non tocca l'eroina dai quattro anni in cui stanno assieme.

Lo porta in una comunità, lo lascia lì, a cercare un modo per uscirne, per conviverci, per tornare a vivere.

 

Sound of Metal potrebbe sembrare un film già sentito.

Scusate la battuta.

Un film già visto, mettiamola così.

Un film che racconta delle difficoltà che comporta un handicap o una malattia, il difficile percorso per abituarsi alla propria condizione fatta di rabbia iniziale, adattamento centrale, qualche caduta nel mentre e alla fine, l'accettazione.

Ma Sound of Metal è diverso.

Perché il malessere ma soprattutto la condizione di Ruben te la fa sentire nel senso letterale del termine.

Siamo con lui quando la musica se ne va, quando il silenzio spaventoso lo avvolge, quando chi è attorno a lui comunica solo attraverso il linguaggio dei segni e lo lascia spaesato, siamo con lui quando decide di cambiare la sua situazione, e sentiamo una realtà diversa.

Il lavoro sonoro fatto da Nicolas Becker è sorprendente.

Non tocca tanto la musica (non facile quando metal di coppia, troppo stucchevole quando francese e quasi incomprensibile da suonare in un compleanno gioioso), quanto i suoni, il silenzio, il cambio di registro.

In un lavoro dentro e fuori Ruben.

Immersi nel suo punto di vista, o d'udito, la sua situazione è ancora più angosciante, il suo percorso ancora più doloroso.

Riz Ahmed bello come sempre, dimostra ancora una volta di essere strepitoso, dando a Ruben tutto se stesso.

Olivia Cooke, quasi irriconoscibile, riesce a lasciare il segno nei pochi minuti in cui è in scena, in un inizio tormentoso e in un finale pieno di malinconia.

Le altre sono perlopiù comparse sorde a comporre una comunità sfaccettata, con un capo carismatico che spezza il cuore.

Le hanno ricercate appositamente Darius e Abraham Marder, che hanno ripreso un vecchio progetto di Derek Cianfrance: un documentario sulla storia vera della band Jucifer, e pur trasportandolo nella finzione, hanno mantenuto i ritmi e il linguaggio del documentario.

Ne esce un film doloroso e sentito, che continua a vibrare anche a fine visione.


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