Leigh è da poco rimasta vedova. Leigh ha appena 30 anni, e dal lutto non riesce ad uscire. Ci prova ad aiutarla una madre divorziata e invischiata nell' “alternatività” più varia, ci prova una sorella che deve combattere giornalmente contro la dipendenza da alcool. E ci prova pure il cognato, con cui non è mai andata d'accordo ma che forse solo ora, solo lui, la sa capire. C'è tanta rabbia in Leigh, c'è tanta disperazione, con i ricordi di quel marito perfetto che affiorano per un gelato, per una frase, per un profumo, con segreti che sembrano ancora lì, nascosti dietro la password di un telefono bloccato. E si chiede se ha fatto abbastanza, Leigh, nel rendere felice un marito che soffriva di depressione. La assillano i dubbi, le paure, lei che si arrabbia per una ciambella, che cerca di nascondersi dietro il coraggio di feste improvvise. Si entra in punta di piedi, la si osserva e le si vuole bene, reale e vera com'è, per come viene mostrato il lutto. E si entra anche in quella famiglia strana ma naturale, che ha anche i suoi problemi a cui fare fronte, con il nervo scoperto di una mancanza che era il collante che univa e armonizzava i rapporti. Elizabeth Olsen è qui probabilmente alla sua prova più sentita: lo sguardo fragile, le espressioni testarde presto tradite dalle lacrime, o il sorriso capace di spegnersi in un istante. I registi (tra cui anche il produttore James Ponsoldt) sembrano innamorati del suo primo piano, che si fa intenso e davvero difficile da reggere, per l'innegabile bellezza, certo, ma soprattutto per la sua bravura. Il racconto non è da meno, capace di affrontare più punti di una tragedia non più fresca ma ancora pulsante, con l'episodio Unheard messages (1x05) a toccare in modo perfetto la depressione come vera malattia e Welcome to Palm Springs (1x09), stacco dalla realtà necessario in cui Luke Kirby si offre come cavaliere ideale. Non si sbava, insomma, non si eccede nemmeno chiamando in causa Courtney Love o Jackie Kennedy, in un contegno proprio della protagonista e della scrittura stessa. La seconda stagione -nel silenzio generale- è stata confermata anche se non così necessaria, ma di certo questo primo capitolo di Sorry for your loss,doloroso com'è, poteva e può meritare ogni premio possibile, anche semplicemente quello della vostra attenzione. Preparate i fazzoletti per le lacrime, le mani per gli applausi.