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11/02/2021
Apice
Sono anni [singolo]
Apice torna con il singolo "Sono anni", in uscita domani 12 febbario, via La Clinica Dischi su tutte le piattaforme digitali.
di La Redazione

Dopo la pubblicazione del suo disco d’esordio a dicembre 2019, un tour di oltre 40 date (nonostante la pandemia) nel 2020 e la pubblicazione di “Precipitare” e “Barche”(feat. Svegliaginevra), APICE battezza il suo 2021 con una dichiarazione d’intenti che sa di messa a nudo: “Sono anni” è il nuovo singolo del cantautore spezzino per La Clinica Dischi, disponibile su tutte le piattaforme dal 12.2.2021, per chiunque non abbia smesso di costruire su macerie.

APICE è la somma delle sue domande senza riposta, la voce del suo masochismo; fa a pugni con tutto ciò che abusato, ma la nicchia gli sta stretta. Per trovare la giusta dimensione alla sua musica, ha intrapreso un tour di oltre 40 date nei principali club della Penisola, prima di vincere il Premio Fabrizio De André 2019 e pubblicare “BELTEMPO, il suo album d’esordio per La Clinica Dischi, accolto con entusiasmo da critica e pubblico e punto di inizio di un secondo tour promozionale che stava portando il cantautore ligure in giro per l’Italia, prima del disastro virale. Dopo lo stop pandemico, tra luglio e ottobre torna sui palchi con “Pianopiano Tour - Concerti contro la paura”, un ciclo di venti concerti in acustico in giro per la Penisola. Dopo la pubblicazione, nel 2020, di “Precipitare” e “Barche” (feat svegliaginevra), ora è pronto a battezzare il nuovo anno con un brano diverso, che sa di manifesto personale, e di allergia ad ogni forma di retorica. 

“Ho sempre vissuto un rapporto strano con i cambiamenti. In un modo o nell’altro, c’è sempre da aggiustare il tiro, da reindirizzare il colpo; qualcuno che si convince di star cambiando, qualcuno che ci convince di dover cambiare, qualcuno che ci cambia, qualcuno che crediamo di aver cambiato. Ecco, ad un certo punto, per sopravvivenza, credo di aver cominciato a esercitare su me stesso un cambiamento faticoso, sì, ma circa la prospettiva stessa di osservazione; se guardi un po’ più da vicino le cose, alla fine ti rendi conto che questa ‘pretesa di evoluzione’ sia il modo più retoricamente utile a nasconderci dall'irreversibile paura di inadeguatezza e dipendenza dalla comfort zone che ci alberga dentro. E alla fine, il più delle volte annunciare un cambiamento serve solo per darci altro tempo, ancora. 'Sono anni' credo parli di questo: un personale atto di fede nel movimento perenne piuttosto che nello strappo occasionale, nel buonsenso come ginnastica quotidiana alla scelta e nell’umanità come direzione ostinata e contraria (almeno, rispetto a quello che ogni giorno ci accade intorno) utile a capire ciò che abbiamo davvero fra le mani; per non confondere l’ambizione a qualcosa che non c’è (e che forse non raggiungeremo mai) con la negazione di tutto quello che siamo e che siamo stati, delle nostre radici. Nel nostro essere liquidi, permetterci ancora di infrangerci come onde senza stagnare in paludi di presupposti disattesi credo dovrebbe essere il credo di tutti. Quanto meno, di chi non intende assumere ad ogni nuova stagione la forma di un contenitore diverso”.

 

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