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REVIEWSLE RECENSIONI
30/05/2018
Tracy Grave
Sleazy Future
“Sleazy Future” è un album americano fino al midollo, in grado di coprire ogni declinazione esistente dell’Hard Rock anni Ottanta. Difficile non amare un disco che non è altro che una spassionata lettera d’amore alla musica della propria adolescenza e a band come Guns N’ Roses, Skid Row e Mötley Crüe.

Quanti chilometri separano la Sardegna dal Sunset Boulevard che attraversa Los Angeles? Sulla carta oltre diecimila, ma, nella pratica, non più di un paio. È infatti questa l’impressione che si ha ascoltando Sleazy Future, il succoso album di debutto della band capitanata da Tracy Grave, al secolo Ivan Foddanu, cantante sassarese con alle spalle una lunga gavetta fatta di tanti concerti e svariate collaborazioni (Hollywood Pornostar, Lethal Poison). Dopo l’inizio in solitaria con In the Mirror of Soul, uscito due anni fa con buoni riscontri, Ivan ha trasformato il proprio progetto solista in una vera band dopo aver incontrato il chitarrista Mark Shovel. Ed è così che, pur mantenendo inalterata la ragione sociale, Tracy Grave è divento il monicker dietro al quale si celano, oltre a Tracy e Mark, anche Enea Grave alla chitarra, Nekro Viper al basso e Hurricane John alla batteria.

Uscito per Volcano Records, Sleazy Future è un album americano fino al midollo, in grado di coprire nell’arco di dieci canzoni ogni declinazione esistente dell’Hard Rock anni Ottanta. Difficile quindi non amare un disco che non è altro che una spassionata lettera d’amore alla musica della propria adolescenza – l’Hard Rock, il Glam Metal, lo Sleaze e l’AOR – e a band come Guns N’ Roses, Skid Row, Mötley Crüe, Def Leppard, The Cult, Bon Jovi, Alice Cooper e Poison.

Ovviamente gli omaggi e le strizzatine d’occhio sono del tutto inutili se non ci sono le canzoni. E in Sleazy Future le canzoni ci sono eccome: “Dirty Rain” è puro AOR da heavy rotation; “Dancing on the Sunset” è sporca e stradaiola quanto basta; “Over the Top”, “Cemetery Sin” e “Return (Back to My Hands)” sono tre pezzi belli tirati; e “Piece of Horizon” è la power ballad che ogni gruppo Glam Metal che si rispetti deve avere in repertorio.

Non sarà un capolavoro dell’Hard & Heavy – e non pretende certo di esserlo –, ma Sleazy Future è qui a ricordarci che, suonato con passione e divertimento, un certo Rock fatto con una solida sezione ritmica, un chitarrista funambolico e un cantante dalla voce graffiante ha ancora qualcosa da dire. E quaranta minuti di buona musica, di quella che faccia battere il piede a tempo e muovere la testa al ritmo di un riff azzeccato, è merce rara. L’Hard Rock, ciclicamente dato per morto, in realtà ha la pellaccia più dura di quello che si possa pensare. E non la venderà tanto facilmente.