Cerca

logo
RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
25/01/2018
Robert Lamm
Skinny Boy
All'uscita di "Skinny Boy", suo primo album solista, Robert Lamm era un musicista che avrebbe già potuto vivere di rendita: membro dei Chicago, dobbiamo a lui due capolavori della musica pop crossover quali "Saturday In The Park" e "25 or 6 to 4".

All'uscita di "Skinny Boy", suo primo album solista, Robert Lamm era un musicista che avrebbe già potuto vivere di rendita: membro dei Chicago, dobbiamo a lui due capolavori della musica pop crossover quali "Saturday In The Park" e "25 or 6 to 4". Un artista dalla scrittura sopraffina e "Skinny Boy", uscito nel 1974, ne è la riprova. Nei desideri di Lamm forse c'era la voglia di cimentarsi in proprio per dimostrare che poteva fare anche a meno della band ma, come vedremo, non andò così.

"Skinny Boy" è un lavoro che colpisce innanzi tutto per l'assenza dei fiati, caratteristica questa dei Chicago, poi per una scrittura policroma che va a pescare in diversi generi musicali: una rarità oggi, una cosa normale in quegli anni. Il brano che apre il disco "Temporary Jones" è l'unico che non è scritto in toto da Lamm: qui infatti collabora il grande Bob Russell, un tizio che ha lavorato con Duke Ellington e Billie Holiday, tanto per fare due nomi, e da subito colpisce l'eleganza della scrittura musicale e una produzione asciutta fatta principalmente di pianoforte (suonato da Lamm)  basso (Terry Kath dei Chicago che presta la propria opera in tutti i brani), batteria ed archi. La canzone pop dai sentori soul fa capolino nella seconda traccia, "Love Song", dove il nostro fa tesoro della lezione di Gino Vannelli e ci confeziona un bel brano dove il fender rhodes ed il basso sono protagonisti assoluti, con un bell'inserto alla chitarra acustica di Kath. Anche Paul McCartney, quello post Beatles, sembra essere uno degli amori neanche troppo nascosti di Lamm, il brano successivo, infatti, va in questa direzione: "Crazy Way To Spend A Year" è una ballata che ricorda il Paul del periodo Wings e si fa notare per un notevole arrangiamento a base di archi. Al pezzo seguente "Until The Time Runs Out" invece bastano piano, basso e batteria per costruire una canzone che a momenti ricorda le ballad di Crosby, Stills & Nash.

Il soul che amoreggia con il gospel è la cifra della title-track, dove la voce ed il piano elettrico di Lamm sono ben supportati dai cori dalle Pointer Sister. Il brano in questione verrà poi riproposto con l'aggiunta dei fiati nell'album "Chicago VII". Con " One Step Forward Two Steps Back" e "Someday I'm Gonna Go" torniamo in territorio post Beatles, e sono ancora due brani dagli arrangiamenti ridotti all'osso, ma a cui non manca niente. "Fireplace And Ivy" posta in mezzo ai due brani precedenti è invece una ballad che inizia lenta e che diresti messa come un riempitivo salvo poi esplodere in una accelerazione a tre quarti del brano grazie alla partitura per archi, veramente notevole. Con "A Lifetime We" è di nuovo il soul a fare capolino, questa volta giocato in senso cinematico e con un pizzico di jazz al suo interno. Si prosegue con il rock blues di "City Living", pezzo non trascendentale ma comunque apprezzabile giusto in tempo per tornare sulle montagne russe di "Crazy Brother John", ballata mid-tempo che a metà brano va in accelerata con gli archi a pompare, per poi concludersi così come era iniziata.

Insomma, come avrete capito, un disco così il sottoscritto se lo inventerebbe di sana pianta. Ci trovo dentro tutti i generi musicali per cui provo una passione smodata e poco importa se commercialmente il disco fu una frana (non per i collezionisti: il disco adesso è una rarità e ci sono delle copie in vendita a 350 euro) al punto da far subire un brusco stop alla carriera solista di Lamm, che proseguirà a creare e a far soldi con i Chicago e tornerà con un disco in proprio una ventina di anni dopo. Ma questa è un'altra storia.