Il precedente When You Found Me, uscito nel 2021, era un disco sofferto, con molte ombre e poche luci, in cui l’inclinazione rock della band, pur persistendo, era mitigata da uno spirito meditabondo, da atmosfere a tratti contemplative, declinate con un mood crepuscolare. Un album che mostrava che, come Among The Ghosts (2018) l’ennesima versione dei Lucero, un gruppo che, nel corso della propria carriera, pur nell’alveo di un suono riconoscibilissimo, ha continuato a evolversi, abbracciando, a seconda dei dischi, un chiassoso punk rock, il soul di Memphis, un’americana tinteggiata di malinconia e, quindi, da ultimo un southern dalle venature gotiche.
In questo nuovo Should've Learned By Now, la band è tornata all’essenza di un buon vecchio rock n' roll sanguigno e muscolare, senza tuttavia disdegnare quelle melodie da sempre amate dai fan della band e qualche ballata declinata con il cuore in mano. L’apertura "One Last F.U" mette subito in evidenza chitarre sferraglianti, sorrette dal battito ruspante del campanaccio e da un’urgenza espressiva contigua a un’indole punk: un brano vibrante, rumoroso, di quelli per far casino sotto il palco, tracannando bicchieroni di birra. E’ lo stesso spirito che anima il rock dritto e diretto di "Macon If We Make It", una canzone che, per quel retrogusto classico che evoca "Running On Empty" di Jackson Browne, è destinata a diventare uno dei momenti più surriscaldati dei prossimi live della band.
Il tiro è ruvido e sgangherato anche nel rock cupo e stradaiolo di "Buy A Little Time" e nella feroce autocommiserazione che pervade la title track (“Metà di quello che mi passa in testa sono stronzate che vendo a me stesso”), ma a prescindere da questi due episodi intrisi di pessimismo, altrove le cose si fanno decisamente più leggere e divertenti, talvolta anche dolci, di quella dolcezza ispida magistralmente declinata dalla voce polverosa e alcolica di Ben Nichols.
"She Leads Me" possiede un virile retrogusto country, ma il solido giro di chitarra viene ammorbidito dalla punteggiatura incisiva del pianoforte e da un ritornello che evoca certe delicatezze pop alla Jayhawks, mentre l’ariosa melodia che bacia di ottimismo "Nothing’s Alright" (una delle più belle canzoni mai scritte dalla band) sarebbe perfetta per i titoli di coda di un film romantico, in cui il protagonista torna alla vita dopo il dolore per una cocente delusione d’amore (“ma non penso più a lei, al modo in cui appariva quando varcava la porta. Ci siamo tutti innamorati perdutamente. Ora non penso molto a lei.”).
A completare una scaletta in cui arde il sacro fuoco del rock’n’roll, i due episodi finali virano decisamente verso un mood dal sapore agreste: malinconica e profondamente emotiva, "Drunken Moon" è una ballata che si aggira per territori famigliari ai Lucero, così come il country elettro-acustico di "Time To Go Home" (splendida la fisarmonica che richiama i Counting Crows) si sarebbe collocata perfettamente nei primi album della band.
Sempre uguali a loro stessi, ma fortunatamente mai prevedibili, i Lucero con Should’ve Learned By Now rispolverano l’ardore elettrico che si era un po' sopito nelle ultime prove, e rilasciano l’ennesimo ottimo album di una discografia che, da qualunque angolazione la si guardi, risulta assolutamente impeccabile. Perché, a prescindere dalle diverse declinazioni, è la scrittura quel che conta, e anche quando la band sceglie strade di vibrante elettricità, come in quest’ultimo disco, di grandi canzoni ne sa scrivere, eccome.