Fallita l'acquisizione dei diritti di sfruttamento del serial Kung-Fu con David Carradine, la Marvel acquisì invece quelli per utilizzare il malvagio character Fu-Manchu, la personificazione della "minaccia gialla" parecchio in voga all'epoca e che nei fumetti di Shang-Chi assunse addirittura il ruolo di padre dell'eroe che verrà presto ripudiato dallo stesso figlio accortosi della malvagità sconfinata del genitore.
Oggi però è tempo di politically correct, va da sé che riproporre un personaggio bidimensionale come Fu-Manchu, asiatico e unicamente votato al male, avrebbe aizzato contro la Marvel critiche di ogni tipo e in casa Disney si sa che si cerca di non scontentare mai nessuno. Così si ripensano le origini di Shang-Chi legando il nuovo (per il MCU) eroe niente meno che alla figura del Mandarino che i fan dei fumetti conoscono come il più iconico avversario di Iron Man e che tutti ricordiamo per il pasticcio fatto con lo stesso nei film dedicati al vendicatore in armatura, affidandolo alle abilità di Ben Kingsley e riducendolo (il Mandarino non Kingsley) a un attorucolo da quattro soldi senza nessuna abilità e senza arte né parte. Con Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli si tenta di accontentare tutto il pubblico, anche quello asiatico visto che il mercato del continente conta una mole di spettatori impressionante, e porre anche rimedio allo scempio fatto con un personaggio storico della casa delle idee come il Mandarino sostituendolo a Fu Manchu e rendendolo il nuovo papà di Shang-Chi creando ad hoc una origin story dove si smussano gli angoli che avrebbero potuto risultare troppo spigolosi. Approfittiamo così per aprire una piccola parentesi sull'approccio ormai super rispettoso di tutto e tutti al cinema: è giusto, mettiamo al bando gli stereotipi e puntiamo pure all'inclusività, però... sarà mai possibile che non si possano più vedere sullo schermo dei fetenti che tali sono per avidità, per smania di potere o semplicemente perché sono dei grandissimi figli di puttana? Ora la figura malevola sembra debba avere alle spalle sempre un buon motivo per essere diventato un criminale, un signore del male, onde evitare che poi l'etnia, il genere, il colore che va a impersonificare il malvagio di turno si senta offeso. Voglio dire, il cinema è sempre stato pieno di pezzi di merda uomini e bianchi e io mai mi sono sentito offeso e anzi, godevo pure nel vedere queste figure malvagie giustamente punite, magari tra atroci sofferenze. Discorso magari un po' semplicistico impostato così, si dovrebbe approfondire, ma qualcuno potrebbe dire... "ridateci quei bei bastardi fino al midollo" che a distinguere tra finzione e realtà siamo ancora capaci, almeno con i film, è certamente diventato più difficile farlo con un qualsiasi telegiornale.
In maniera inaspettata, la visione di Shang-Chi, da poco reso disponibile su Disney Plus, apre a diverse riflessioni, soprattutto in questi giorni in cui anche Ridley Scott si unisce al partito de "i film di supereroi ci hanno scassato le palle" che vanta già membri illustri come Scorsese e Villeneuve, inguaribili rosiconi o cineasti delusi da pubblico e/o case di produzione? Da Marvel fan della prima ora (dei fumetti da sempre e in anni recenti dei cinecomics) ammetto di non poter dire di non capire (e in parte condividere) lo scontento dei tre nomi citati qui sopra che in un modo o nell'altro hanno o stanno contribuendo a edificare pagine di storia del cinema. Prendiamo il miglior film prodotto all'interno del Marvel Cinematic Universe, ognuno per sé decida quale, non fa una grande differenza, e poi andiamo ad affiancarlo a Blade Runner (uno qualsiasi dei due), a Casinò, a Quei Bravi Ragazzi (e potrei andare avanti per un pezzo) o anche a un Arrival qualsiasi (un gran film a parere di chi scrive) e tiriamo due somme. Dobbiamo davvero continuare il discorso? Io credo di no. Il fatto è che per quanto siano ben fatti, divertenti, anche appassionanti e coinvolgenti (assolutamente non tutti), i film della Marvel, decisamente migliori di quelli DC salvo alcune eccezioni, sono prodotti se vogliamo inutili, che passano e vanno, non ascrivibili al novero di capolavori del cinema. Ci sono, piacciono molto a un sacco di gente (intendiamoci, piacciono anche a me) e fanno un botto di soldi, è un problema? Per l'industria cinematografica sicuramente no, a loro in fondo interessa fare soldi, non arte e nemmeno grande cinema, può diventare un problema per autori ambiziosi e di personalità che si vedono negare i fondi per progetti "rischiosi" (vedi la vicenda The Irishman) perché dirottati su prodotti più sicuri e di ritorno certo, e questo lo sappiamo bene non vuol dire per forza di maggior qualità, anzi! In quest'ottica anche il pubblico rischia di perdere qualcosa in termine di ricchezza, non quantitativa ma certamente qualitativa.
Detto questo, Shang-Chi. Ennesimo film discreto della Marvel, in bilico tra action e una buona dose di ironia, collegato al MCU grazie alla presenza di Wong (Benedict Wong) e che si distingue per un cast completamente asiatico e una seconda parte ambientata proprio in Asia. Molto efficaci le sequenze action con Simu Liu, l'attore che interpreta Shang-Chi, coreografate in maniera ottima e ben dirette, Liu insieme agli altri interpreti va a formare un cast all'altezza nel quale emerge Tony Leung, vero mito del cinema asiatico, già ne L'ultimo combattimento di Chen o in pietre miliari come Città dolente di Hou Hsiao-hsien, Bullett in the head di John Woo, Hong Kong Express di Wong Kar-wai o nei film della saga Infernal Affairs. Presente anche Michelle Yeoh già ne La tigre e il dragone, proprio il genere Wuxia viene qui omaggiato nella storia dell'incontro tra il Mandarino (Tony Leung) e la sua amata Jiang Li (Fala Chen) capace per anni di distogliere l'uomo da propositi malvagi. Indubbiamente spettacolare e molto divertente in tutta la prima parte ambientata a San Francisco, si perde un poco nella seconda metà dove subentrano una serie di elementi tipici della tradizione asiatica del versante fantastico, l'universo cinematografico Marvel si arricchisce di altri protagonisti accattivanti, il problema che si fa sentire anche in questo Shang-Chi, problema indiretto, è l'inizio di una saturazione del genere che non presenta scarti, picchi, iniezioni di coraggio e autorialità, non resta che sperare in Chloé Zhao che finora non si può dire abbia girato film banali e nel suo Eternals che non abbiamo ancora avuto modo di vedere. Perché seppur divertente e ben realizzato tra due giorni di questo Shang-Chi non rimarrà proprio nulla.