Il New Jersey di Seven Seconds è poi quello del razzismo dilagante, della droga dilagante, di imperi nati su quella droga, di quartieri creati per spacciarla, e di una impunità altrettanto dilagante, con la polizia che volta le spalle come quella Statua, o che peggio si fa accondiscendente, corrotta.
Questo lo scenario.
Non c'è da stupirsi allora se quando il poliziotto Peter Jablonski investe per errore un giovane afroamericano su di una bicicletta, non chiama i soccorsi, chiama i suoi colleghi, che per evitare grane, rogne, per evitare la sollevazione popolare che nel Paese sta montando e che farebbe di Jablonski il capro espiatorio su cui riversare tutte le colpe dei morti di colore ammazzati per mano della polizia, lasciano il giovane Brenton lì in quella pozza di sangue, mandano Jablonski all'ospedale dalla moglie dove stava andando, e dimenticano la cosa.
Peccato che il caso arrivi fra le mani della procuratrice K.J. Harper e del nuovo investigatore Fish Rinaldi.
Peccato che Brenton fosse ancora vivo, che un soccorso tempestivo avrebbe potuto salvargli la vita, e che la famiglia è una di quelle famiglie per bene, che cerca come può di tenere il figlio lontano dalle droghe, dai brutti giri, frequentando la Chiesa, cantando in coro.
Questo, l'episodio particolare che in quello scenario di cui sopra si muove.
Parte così un'indagine difficile fatta di false piste, false testimonianze, di poliziotti non collaborativi, e di omertà diffusa.
Parte il declino di una famiglia che non ce la fa a superare il lutto, che si sfalda e si scontra con la propria fede.
Parte una lotta interiore per quel procuratore che si consola con l'alcool, per quell'investigatore inadeguato, ma con un gran cuore.
E parte infine un processo, che tiene con il fiato sospeso.
Sono più storie, quindi, quelle che si intersecano, più voci e più scenari a raccontare una parte di America retrograda, razzista, populista.
La solidità del racconto e la caratterizzazione dei personaggi (odiosi fino al midollo, complessi e sfaccettati) è quella tipica di Veena Sud, che già si è vista in The Killing in cui si muoveva tra indagini, famiglie a pezzi, politica, e nella bellezza piena di profondità di The Night Of.
Si ritrova così la stessa firma, con una storia che fa forse più male, e che denuncia un intero sistema nella frazione di sette secondi, o di 10 episodi.