Dopo 4 anni dall’ultimo album, il magistrale Oh! (INRI, 2015), e a 6 anni dall’ultimo ottimo EP, La Speranza è una Trappola (INRI, 2013), i Linea 77 tornano sulle scene con un progetto coraggioso, sperimentale, contemporaneo, ma perfettamente coerente con tutto quello che i sei ragazzi di Torino hanno sempre perseguito.
La band di Davide 'Dade' Pavanello, Paolo 'Chinaski' Pavanello, Nicola 'Nitto' Sangermano, Christian 'Tozzo' Montanarella, Paolo Paganelli e Fabio 'Maggio' Zompa non è certo di primo pelo. Nata nel 1993 ha avuto modo di sfornare 7 album e 5 EP, attestandosi come la band crossover italiana più famosa e seguita della penisola. Hanno avuto modo di far girare i loro video su MTV, di registrare dischi a Los Angeles, di suonare in tutta Europa e di crescere una generazione intera (ma forse anche due) con le loro canzoni.
Se eri un adolescente negli anni Novanta e Duemila e ascoltavi musica alternativa (nu metal, rap, etc.) non potevi non conoscere i Linea 77, ascoltare i loro album e andare ai loro concerti. Perché se non lo facevi tu lo facevano i tuoi amici, che arrivavano da te con un mp3 e ti facevano ascoltare il loro pezzo preferito, e non potevi dargli torto: i loro singoli sono sempre stati eccezionali, e non solo.
Fino al 2010 sono stati sulla cresta dell’onda, poi con 10 (2010) la crisi: un album non riuscitissimo, alcune difficoltà all’interno della band e un seguito che perde qualche fan per strada. Dal 2013 però, per quanto non più così mediatizzati, i Linea 77 hanno prodotto prima quello che è probabilmente il loro EP più bello (La Speranza è una Trappola) e poi il loro album più bello, Oh!: la sintesi più profonda e aggressiva, tutta contenuto e poca forma, tutta testo e pugni allo stomaco.
Dopo, la lunga pausa, la vita vissuta fuori dai palchi, le band parallele di alcuni ragazzi della band (si pensi in particolare a Dade, dal 2016 ormai bassista di Salmo), la band sente la voglia di rimettersi in discussione. Dopo quegli ultimi album, tutti concentrati sulla sostanza, mancava tornare alla sperimentazione sulla forma. Ma senza pensare al successo, ai fan, alle classifiche, solo a divertirsi, a riprendere quel progetto chiamato come la linea che collega Venaria a Torino e a giocarci ancora un po’.
In fondo perché non portare all’estremo, una volta di più, quel concetto di crossover che li ha sempre caratterizzati?
Nessuna pressione, nessuna regola e tanta voglia di tornare a suonare insieme tra amici. Queste le premesse. Ma come farlo? Cosa fare? L’idea nasce poco prima di un concerto di Salmo, quando Dade (bassista della sua band e da sempre amante del mondo hip hip) chiede a Slait una collaborazione per i Linea, quasi per scherzo. Slait però si illumina e lo prende subito sul serio: perché non collaborare con la crew di Machete (la crew di Salmo)? L’idea ormai ha preso forma e non si torna più indietro, ma dopo poche settimane, in pieno spirito crossover, il progetto si allarga ancora di più, travalicando anche il confine di collaborazioni circoscritte ad un'unica crew o di un unico mondo di riferimento. E quindi non solo Slait, Salmo, Hell Raton, Axsos e Jack The Smoker, ma anche gli amici di lunga data, come Ensi, Caparezza e Samuel dei Subsonica. 8 featuring per 6 pezzi, come 8 le zampe del ragno su quella copertina dorata, simbolo della vittoria contro i limiti, i nostri e quelli che gli altri ci vorrebbero imporre.
La produzione è l’ultimo tassello da trovare. I Linea 77 sono abituati a prodursi da soli, ma se sperimentazione deve essere, e di questo livello, allora ci vuole un’altra prospettiva, un respiro e un suono internazionale, un gusto elettronico, contemporaneo, che sappia essere allo stesso tempo violento, aggressivo e hardcore. E il nome che poteva rispondere a questa descrizione era solo uno: Sir Bob Cornelius Rifo, conosciuto anche come The Bloody Beetroots, che entusiasta ha partecipato alla missione.
Una contemporaneità, quella perseguita, data anche dalle modalità con cui si è realizzata la produzione: tutta su Whatsapp. I sei ragazzi e Sir Bob si sono infatti scambiati tutto il materiale su chat, vedendosi dal vivo solo prima e dopo, mai durante.
I punti di forza dei Linea 77 sono sempre stati le influenze crossover, la produzione, la capacità di intraprendere collaborazioni e i testi. Tutti fattori che abbiamo visto emergere e riconfermarsi anche su Server Sirena. O forse no? I testi saranno a livello?
Visto il mix con il mondo del rap, famoso per i suoi testi graffianti e autocentrati, l’obiettivo della band è stato quello di puntare ad un linguaggio più facile e frivolo…missione che fortunatamente si è realizzata solo in parte. La maggior parte delle sei canzoni vede preponderante il sound e la produzione senza dubbio, ma le incursioni di Nitto, e Samuel su tutti non potevano che alzare inevitabilmente il livello e la profondità del messaggio. Un racconto più immaginifico e visuale che testuale, ma che non perde in alcun modo la coerenza con le precedenti creazioni della band torinese. Qualche chicca che accende il cervello e non solo il sangue e i lombi c’è anche su questo disco, non temete.
Server Sirena è un EP esplosivo, innovativo, divertente, adrenalinico e coraggioso. Che siate fan di lunga data dei Linea o del mondo di Machete non ne rimarrete delusi, perché non fa che andare alla radice di quella sottile linea comune tra questi mondi: la velocità, la violenza, la sperimentazione elettronica, i bpm alti che non ti fanno stare fermo e l’atteggiamento diretto che ti prende al fegato con un montante.
Saranno anche passati quasi 30 anni dal debutto dei Linea e 20 dal loro successo sui grandi palchi, ma dopo delle produzioni e degli album come questi, qualsiasi vecchio fan si lecca le dita…mentre i nuovi fan bussano già alla porta.