Mike Leigh è un regista di cui si parla poco, situazione favorita dallo stesso Leigh, uomo che ama poco i riflettori. Eppure il regista inglese non è proprio l'ultimo arrivato. Classe 1943, Leigh è stato riconosciuto e pluripremiato dall'intero mondo del cinema: diverse candidature agli Oscar (ma nessuna vittoria), Palma d'oro a Cannes proprio per questo Segreti e bugie e premio per la miglior regia per Naked sempre sulla Croisette, nel 1972 vince il Pardo d'oro a Locarno per Bleak moments, un Leone d'oro a Venezia per Il segreto di Vera Drake nel 2004 (il film gli valse anche il Bafta) e il Premio Fipresci per Belle Speranze nel 1988; altri due Bafta sempre per Segreti e bugie come miglior film e come miglior sceneggiatura, premio fantastico se pensiamo che il regista in più interviste ha confermato di lavorare senza una vera e propria sceneggiatura, metodo applicato anche per Secret & lies.
Una direzione spontanea e libera degli attori è proprio tra i punti fermi del lavoro del regista, che racconta le sue storie cercando un'adesione alla realtà e reazioni sincere da parte dei componenti del suo cast, attori che nel caso di questo film confermano tutte le migliori aspettative di Leigh, la protagonista Brenda Blethyn (a chi il nome non dicesse nulla è la protagonista anche di L'erba di Grace) si porta a casa per la sua interpretazione un Bafta, il Golden Globe e il premio per la migliore attrice a Cannes. Detto questo rimane il fatto che, forse, di Mike Leigh si parli troppo poco.
Londra. La giovane Hortense (Marianne Jean-Baptiste), un'optometrista di colore, assiste al funerale di sua madre; il padre è già mancato da tempo. La dolorosa perdita scatena in Hortense il bisogno di mettersi alla ricerca della sua madre biologica. Hortense è infatti stata adottata e i suoi genitori, una coppia che l'ha riempita di amore e possibilità, avevano rivelato la cosa alla figlia già quando era ancora in tenera età.
Dopo diverse ricerche la strada di Hortense incrocerà quella della famiglia Purley. Cynthia (Brenda Blethyn) è una donna timorosa, insoddisfatta e che recrimina per la sua vita misera, costretta in un lavoro da operaia che non le piace, in una casa che è ancora quella dei suoi genitori e che mostra segni di fatiscenza e decadimento. Sua figlia Roxanne (Claire Rushbrook), impiegata come spazzina per il comune di Londra, è spesso irosa, scontrosa e non riesce ad avere un rapporto duraturo anche se in questo periodo sembra avere un ritorno di fiamma per il suo Paul (Lee Ross), un ragazzo impiegato nella costruzione di ponteggi.
Cynthia prova anche un po' di risentimento verso il fratello Maurice (Timothy Spall), un fotografo con un'attività che gira molto bene e che gli ha permesso di prendere una bella casa e fare il salto di qualità, ma anche per Maurice la vita non è tutta rose e fiori, in crisi con la moglie Monica (Phyllis Logan) che da tempo si porta dentro un dolore che, marito a parte, non ha mai confessato alla sua famiglia.
L'incontro tra Cynthia e Hortense sarà l'occasione per tutti di dare una svolta a una situazione familiare che crea solo dolore e per alzare il velo su numerosi segreti e bugie che per troppo tempo hanno accompagnato la vita di queste persone comuni.
Dramma intriso di dolore fino al midollo, Segreti & bugie presenta un ritratto familiare toccante e gestito con una naturalezza fuori dal comune. La scelta adottata dal regista (che si conferma prima di tutto un grande direttore d'attori) di non chiudere la sceneggiatura ma di dare aria all'improvvisazione e allo sviluppo in itinere del film in fin dei conti paga e presenta alla cassa una narrazione del tutto compiuta che non lascia spazio a grandi critiche sulla costruzione, anzi.
Il cast è prezioso e composto da grandi professionisti come Spall e la Logan (chi ha visto Downton Abbey la riconoscerà come la signora Hughes), sugli scudi la bravissima Blethyn che in alcuni passaggi rischia solo di farsi prendere un po' la mano. Calibrato lo sviluppo dei personaggi all'interno di un minutaggio importante, alcune digressioni vivacizzano l'incedere della narrazione.
La regia di Mike Leigh non è mai invasiva, si avvale di alcuni accorgimenti per dare fiato alla linea d'azione principale (i vari stacchi per le fotografie di Maurice ad esempio), non sta troppo addosso ai protagonisti facendoli interagire al meglio tra di loro e con lo scarno paesaggio fatto di sobborghi (benestanti e poveri) e location da una Londra anonima. Ciò che colpisce è il naturale sviluppo di rapporti e sentimenti, una tela di sofferenza che si dipanerà solo sul bellissimo finale, durante un pranzo per il compleanno di Roxanne dove la famiglia, forse per la prima volta dopo tantissimo tempo, si troverà riunita per davvero.