O.R.k. è quello che potrebbe definirsi un supergruppo, per quanto questa definizione, di solito affibbiata a uscite estemporaneee, sembrerebbe riduttiva per un progetto solido, arrivato ormai al quarto capitolo discografico della sua storia. Tuttavia, è evidente che il termine “supergruppo” venga quasi spontaneo, una volta che si conoscono i nomi coinvolti in questa brillante avventura: i membri che compongono la line up, infatti, rispondono al nome di Pat Mastellotto (batteria, King Crimson), Carmelo Pipitone (chitarra, Marta Sui Tubi), Colin Edwin (basso, ex Porcupine Tree) e il cantante Lorenzo Esposito Fornasari, aka LEF (uno che, basta dare un’occhiata a Wikipedia, ha collaborato con il mondo intero).
Generalmente, e anche un po’ forzatamente, catalogati nell'ambito del rock progressive, la multinazionale O.R.k. propone, invece, in questo nuovo album, una miscela esplosiva a cavallo fra alternative rock (lo sguardo puntato dritto verso gli anni '90) e metal.
LEF è un cantante strepitoso, il quale, pur mantenendo una propria specifica identità, possiede un timbro (e anche l'estensione) che ricorda alternativamente Chris Cornell e Jeff Buckley. Ed è a questi due artisti che è maggiormente ispirata la musica contenuta nelle dieci canzoni del disco, intitolato Screamnasium (un titolo, un programma). La vibrante "As I Leave", che apre il disco, e l’intensa "Something Broke" sono la fotografia di come suonerebbero oggi i Soundgarden, mentre l’inquieta "I Feel Wrong" evoca il fantasma di Buckley.
Screamnasium, però, è un disco assai vario che riserva più di una sorpresa. "Consequence" è un’oscura ballad, in cui LEF duetta con Elisa, decisamente a suo agio anche in queste inedite vesti, mentre "Don't Call Me A Joke" apre la porta al progressive, grazie a una struttura decisamente più complessa. Chiude le danze "Someone Waits", brano in cui compare una sezione d’archi che fa da contrappunto a un’elettrica epicità. Questo quarto capitolo della storia degli O.R.k. è un disco potente e muscolare, che guarda al passato, rievocando un periodo storico che ha fatto breccia nel cuore di molti appassionati, a cui, quasi inevitabilmente, l’ascolto farà battere forte il cuore. Tuttavia, a prescindere da un approccio vigoroso ed energico, Screamnasium, anche nei suoi momenti più pesanti, è suonato con un’esuberanza tecnica seducente e mai fine a se stessa, circostanza, questa, che lo rende un ascolto appetibile anche per palati più raffinati. Da provare.