Come forse (oggettivamente e soggettivamente) ricorda qualche lettore con più di quarant’anni d’età, “Mulino Bianco” è un marchio ideato da Francesco Alberoni, sociologo che per lustri aveva ogni lunedì una rubrica[1] in taglio basso del Corriere della Sera.
Altri – ma nessuno ricorda un nome, quindi essi furono inefficaci nel lungo periodo – hanno criticato la “filosofia del Mulino Bianco” (che è anche quella di altri marchi, evidentemente), fra l’altro il destro per un’esegesi “a contrario”, anche letteraria, sarebbe agevole se non fosse che pochissimi chez nous hanno letto Don Chisciotte[2] che, con banalizzazione estrema, sta alla Spagna come la Divina Commedia sta all’Italia.
Non scrivo nulla di nuovo se affermo che viviamo in un ottimismo forzoso, che rispetto a quello di certe dittature[3] e/o periodo difficili (leggi stato di guerra) è ormai permanente ed irreversibile.
La causa di questo ottimismo ineludibile è prevalentemente una società dove si deve consumare sempre, dove è bello comprare oggi ma quello che si comprerà domani per sostituire l’oggetto acquistato oggi sarà ancora meglio.
In sé nulla di male, ma gli effetti sono (anche) la progressiva incapacità di valutare fra alternative non solo di consumo ma anche di vita. Per esempio: il bello è sempre il gruppo; la famiglia è comunque sempre bella (ecco il Mulino Bianco); non devono esistere momenti sgradevoli; in particolare si annullano le differenze, diventa bella anche la patologia (ah che bella vita anche il malato di tumore[4] e anche la persona che lo ha superato! Come se non si morisse mai[5]), tutto deve – deve – essere normale e non si deve notare alcun problema[6].
Di conseguenza, chi si schiera contro la filosofia del Mulino Bianco è additato come un rompiscatole (soprattutto nei cosiddetti social network dove non guasterebbe qualche augurio di una giornata normale perché quelle buone scarseggiano e quelle che risulteranno sotto la sufficienza sono la maggioranza).
Soltanto a qualche comico (penso a Natalino Balasso) è concesso cantare stonato, ma devono essere eccezioni e trattate come mero svago.
Del resto non mi sembra che molti siano (siamo) gli estimatori di “November Spawned A Monster” di Morrissey[7].
Chiudo con una “buona giornata se credenti”, io ci credo poco[8].
[1] Intitolata “Pubblico e privato”.
[2] Don Quijote de la Mancha.
[3] Non a caso uno dei refrain in 1984 di George Orwell.
[4] Vedi “Braccialetti rossi”, serie televisiva (ormai “formato”: nasce in Spagna) che rischia di vendere un ottimismo eccessivo, evidentemente.
[5] Grotteschi i ringraziamenti ai medici rivolti dagli eredi nei necrologi.
[6] Trionfano nella pubblicità pannoloni, adesivi per dentiere, varianti motorizzate delle sedie a rotelle, etc.
[7] https://en.wikipedia.org/wiki/November_Spawned_a_Monster
[8] E penso che anche qualche cieco sia stufo di essere chiamato “non vedente”, come se questo gli rendesse la vita più semplice.