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REVIEWSLE RECENSIONI
19/02/2021
Deacon Blue
Riding On The Tide Of Love
Riding On The Tide Of Love vede la luce in circostanze particolari. La pandemia ha costretto i componenti della band a sospendere le esibizioni live e a concentrarsi nell’attività in studio, registrando le parti separatamente. Sorprendentemente ciò ha giovato: ne sono usciti con un’opera che fa dimenticare il precedente mediocre City Of Love.

Raintown, esordio del lontano ’87, rimane uno dei dischi più belli di quei tempi. La copertina immortala Glasgow, la città della pioggia, in una tetra classica giornata grigia, mentre Ricky Ross e compagni all’interno dell’album confezionano tenui ritratti in musica che racchiudono momenti carichi di emozione, una gran voglia di vivere nonostante le avversità, tanta nostalgia, financo una ricerca incompiuta della felicità. “Non era altro che una collezione di canzoni d’amore terribilmente angosciate, riguardavano cose finite male”, disse a posteriori il frontman scozzese, quasi a sminuire capolavori come Dignity, Love’s Great Fears, Loaded e Town To Be Blamed, meravigliose “cartoline” sophisti-pop.

Il cammino dei Deacon Blue prosegue con il raggiungimento della fama mondiale grazie a When The World Knows Your Name, ma pian piano perde aderenza con i tempi che velocemente cambiano, come cambiano le dinamiche all’interno del gruppo. Seguono una serie di episodi minori che coincidono con un appannamento artistico e portano perfino allo scioglimento, congiunto ad alcuni progetti solistici. Ma la fiamma non si spegne, la band risorge e, nonostante la tragica scomparsa di Graeme Kelling (uno dei membri fondatori) nel 2004, continua a esibirsi live e, tra alti e bassi, sforna altri lavori fino all’insipido City Of Love (2020). Nonostante sia stato ben accolto da critica e fans, questo penultimo capitolo della loro storia sinceramente non permette di riassaporare appieno quelle trame musicali uniche, impregnate di soul bianco e alternative rock, che ci avevano fatti innamorare di loro.

Sicuramente era difficile aspettarsi una nuova opera dei Deacon Blue dopo meno di un anno da tale pubblicazione, ma il repentino cambiamento di tutte le abitudini ha purtroppo o per fortuna lasciato più tempo libero ai musicisti scozzesi. Senza i concerti il gruppo ha scelto di concretizzare quanto di buono non aveva avuto spazio nel recente prodotto e ha aggiunto, con session separate causa lockdown, altre composizioni consentendo di raggiungere una quantità di materiale sufficiente, ma soprattutto soddisfacente, per creare Riding On The Tide Of Love. Una situazione davvero spiacevole ha dato spunto per qualcosa di ragguardevole. Utilizzando quest’ottica non si può che esser lieti, nel disagio e disperazione di questi tempi, nel vedere come di fronte a un terribile frangente storico almeno arrivino alcune proposte atte a dar conforto agli affamati di musica di questo periodo, orfani degli show dal vivo.

Otto tracce, per poco più di trenta minuti, rendono invece questa raccolta piacevole, l’ascolto va giù come un bicchiere d’acqua lasciando ancora tanta sete…quando si prova questa sensazione significa che il lavoro svolto è perfetto e lo è altrettanto la scelta dell’ordine dei pezzi. Si comincia forte con la tonitruante title track che sembra creare un ponte per tornare alla stessa potenza di trentadue anni fa, quando il loro secondo disco cominciava con la leggiadra Queen Of The New Year.

Ross, la dolce McIntosh, i fidi Prime e Vipond con Gregor Philp (chitarra) e Lewis Gordon (basso) pur registrando le loro parti in solitaria picchiano duro e danno l’inizio alle danze. La seguente She Loved The Snow ci porta sul terreno abituale della band. Soffusa, intima, questa ballata ci accarezza come una piacevole brezza e siamo trascinati in un attimo verso uno dei brani più rappresentativi del disco. Nothing’s Changed è un instant classic, un sofisticato pop rock…

“Nothing’s changed

There’s nothing to be scared of, no reason to fear

Cause nothing’s changed

We’re not the people that we were, but my love for you remains…”

Non è cambiato niente, non c’è nulla di cui avere paura, nessuna ragione per temere

Perché niente è cambiato

Non siamo più le persone che eravamo, ma il mio amore per te rimane…

Ci troviamo di fronte a parole empatiche, chiaramente enfatizzate e peraltro caratterizzate dal falsetto di Ross che possono indicare il tentativo di proseguire una relazione sentimentale, ma anche quello di esorcizzare il terribile momento storico che stiamo affrontando.

Look Up racconta la fine di una tormentata storia d’amore. Nel testo si incoraggia a cominciare una nuova realtà apprezzando finalmente tutto quanto di bello vi è intorno alla vita, caduta nell’oblio a causa di quella insana relazione. E’ una graziosa istantanea acoustic folk e dimostra ancora una volta quanto la voce di Lorraine McIntosh sia imprescindibile nell’economia del gruppo. Lieve, a volte sussurrata, esprime invece il punto di forza e la compiutezza delle loro canzoni.

Time inizia volutamente con le ticchettanti percussioni di Dougie Vipond ed è il pezzo più vigoroso dell’album (definito da loro stessi “mini album”) che si abbandona poi anche a un brano dalle sfumature bluesy. Stiamo parlando di Send a Note Out, musicalmente vicino al genere southern soul che fece la fortuna dell’immenso Wilson Pickett. Il testo, ben studiato e adeguato ai ritmi, narra dell’importanza di riuscire a dire alla gente ciò che ci passa per la mente senza inutili finzioni.

Siamo arrivati alla fine con Not Gonna Be That Girl e It’s Still Early, canzoni colme di romanticismo guidate dal piano e le tastiere di Ricky Ross e James Prime.

Sono passati più di trentacinque anni dal debutto dei Deacon Blue, ma lavori come Riding On The Tide Of Love permettono loro, parafrasando il titolo, di cavalcare la marea delle mode e rimanere sulla cresta dell’onda, mantenendo vive quelle peculiarità che contraddistinguono la loro arte, il loro stile, rendendoli unici. Il passo falso, artisticamente parlando, di City Of Love è dimenticato, si sono rimessi in strada, fortificandosi nel momento più difficile.

La speranza è di vederli live presto, come avevano programmato prima della pandemia, magari anche in Italia. La memoria di un loro concerto a Milano, nel mitico affollato Rolling Stone poco prima degli anni novanta, è ancora viva. All’epoca Videomusic riprese la performance e i Deacon Blue vissero un breve momento di notorietà nel nostro paese. Non ci sarebbe occasione migliore ora per rinverdirla.


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