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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Riders On The Storm
The Doors
1971  (Elektra)
ROCK
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18/03/2024
The Doors
Riders On The Storm
L'ultima canzone di Jim Morrison con i Doors è un brano ampiamente autobiografico, il cui mood cupo diventa presagio di morte nella sussurrata sovraincisione del finale

Un ultimo lascito, un addio, il canto del cigno. Chiamatela come volete ma Riders On The Storm è, a tutti gli effetti, l'ultima canzone registrata da Jim Morrison, che subito dopo lasciò il gruppo per trasferirsi a Parigi, dove morì (il 3 luglio) qualche settimana dopo la pubblicazione del brano, avvenuta a giugno del 1971.

Riders On The Storm può essere vista come un resoconto autobiografico della vita di Morrison: anche lui si sentiva come un “cavaliere nella tempesta”, anche lui, in qualche modo, avrebbe potuto essere un “killer On The Road”.

Un’immagine, quest’ultima, che, infatti, fa riferimento a una sceneggiatura per un film da lui scritta, intitolata The Hitchhiker (An American Pastoral), in cui Morrison avrebbe interpretato la parte di un autostoppista che commette una serie di omicidi. Nel 1962, mentre Jim frequentava la Florida State University a Tallahassee, vedeva una ragazza di nome Mary Werbelow che viveva a Clearwater, a 280 miglia di distanza. Jim spesso faceva l'autostop per andare a incontrarla. Quei viaggi solitari sulle calde e polverose strade asfaltate della Florida, il pollice in fuori e la testa frastornata da poesia, amore e nichilismo, rappresentavano, per una mente fervida, un’avventura pericolosa, in cui il giovane cantante rischiava, ogni volta, di imbattersi in ruvidi camionisti redneck, omosessuali alla ricerca di incontri estemporanei, predatori sessuali o semplici malintenzionati.

Un’esperienza, questa, che creò una cicatrice psichica indelebile nell’anima del giovane Jim, i cui taccuini iniziarono a contenere ossessivamente scarabocchi e disegni di un autostoppista solitario, un viaggiatore esistenziale, senza volto e pericoloso, uno straniero alla deriva con fantasie violente, un vagabondo misterioso: l'assassino della strada.

E poi, ancora, quel verso “ragazza, devi amare il tuo uomo”, non è altro che un appello disperato alla sua fidanzata di lunga data Pamela Courson, che si trasferì con lui nella fatal Francia.

L’ultima canzone, dunque, racchiudeva parecchi riferimenti alla vita del cantante, la cui anima, sempre più tormentata, non era più in grado di sopportare la vita nella band e le luci della ribalta.

A prescindere dai riferimenti testuali, musicalmente il brano nasce da una jam session in cui i Doors stavano suonando una cover scherzosa di Ghost Riders In the Sky, una canzone da cowboy, scritta nel 1948 di Stan Jones, che fu successivamente registrata da Johnny Cash, Bing Crosby e molti altri. Morrison capì che quella cover poteva essere l’abbrivio per una grande canzone, si inventò il titolo Riders On The Storm e la band iniziò a lavorarci su per trarne un brano originale. La linea di basso fu creata da Jerry Sheff, uno dei due turnisti chiamati in studio per le registrazioni (l’altro era Marc Benno), dopo che Manzarek gli suonò quello che aveva in mente sulla sua tastiera. L’effetto pioggia fu creato dallo stesso Ray Manzarek, utilizzando un piano elettrico Fender Rhodes, e se si presta attenzione durante l’ascolto, poi, è possibile cogliere, alla fine della canzone, un mormorio che recita: Riders On The Storm. Questa sovraincisione è l'ultima cosa che Jim ha fatto prima di morire. Una sovraincisione effimera, sussurrata, che suona come un presagio nefasto, come se il suo spirito bisbigliasse all’ascoltatore dall'aldilà, preannunciando l’esito di un destino crudele.

Il brano è l’ultimo del lato B di L.A.Woman che, come detto, è anche l’ultimo album dei Doors con Jim Morrison. E’ curioso che Paul Rothchild, che aveva prodotto i primi cinque album della band, decise di mollare il gruppo perché non gli piacevano le canzoni. Dopo aver ascoltato i primi demo, disse ai quattro, riuniti in studio, più o meno così: “Questa è musica da cocktail, io non la produco”. A farlo ci pensarono gli stessi Doors, che si fecero aiutare dall’ingegnere del suono, Bruce Botnick.

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