La mattina del 17 gennaio del 1989, Patrick Purdy, un ventiquattrenne con svariati precedenti penali e un grave problema di dipendenza dalla droga e dall’alcol, entra nel cortile della Cleveland Elementary School di Stockton, in California. Porta con sé un fucile semiautomatico, sul cui calcio sono incise le parole “libertà”, “vittoria”, “hezbollah” e “terrestre”. Si apposta dietro un muretto e inizia a fare fuoco: ben 106 colpi in tre minuti. Uccide cinque bambini, e ne ferisce altri trenta, con una lucidità disarmante. Perché le sue vittime non sono scelte a caso: tutti coloro che morirono e molti dei feriti erano, infatti, immigrati cambogiani e vietnamiti, arrivati con le loro famiglie negli Stati Uniti come rifugiati.
Prima che la polizia possa intervenire, Purdy estrae una pistola dal suo giubbotto antiproiettili e fa fuoco contro sè stesso. In poco più di cinque minuti, il giovane alienato mette in scena quella che è stata la sparatoria nelle scuole non universitarie degli Stati Uniti con il maggior numero di morti e feriti, fino, almeno, al drammatico massacro della Columbine High School. La carneficina di Stockton colpì profondamente Janet Jackson, che ispirata da quel tragico evento scrisse ben due canzoni, una più esplicita, Livin’ in a World (They Didn’t Make), e l’altra più concettualmente sottile, Rhythm Nation, entrambe pubblicate sul suo capolavoro datato 1989 e intitolato Janet Jackson’s Rhythm Nation 1814.
L’idea di partenza di Rhythm Nation nacque guardando la tv, attraverso la quale si veicolava molto musica (MTV) ma anche notizie tristissime, che la CNN mandava in onda con sfiancante regolarità. Fu proprio “scanalando” che la Jackson si imbattè nella tragedia di Stockton, un evento che la colpì profondamente, prostrandola fino alle lacrime.
Fu, dunque, la televisione a essere l’abbrivio iniziale per comporre Livin' in a World (They Didn't Make) e, poi, Rhythm Nation, la quale nascondeva una riflessione profonda. L’idea, infatti, era quella di opporre alla violenza, alla malvagità e al razzismo (Purdy uccise solo bambini asiatici) una canzone dance energica (ma dal contenuto politico) che, grazie a una condivisa passione per la danza e per la musica, radunasse tutto il popolo delle discoteche sotto un’unica egida, sotto le insegne di una “nazione” fondata sui valori positivi della fratellanza e dell’uguaglianza. Siamo tutti parte della nazione del ritmo, il ballo unisce, abbatte le barriere, ci fa vivere meglio, con amore, perché chi va a ballare non guarda il colore della pelle o l’estrazione sociale di quelli che incontra, e tutti sono uniti sul dancefloor in un’unica grande festa.
Musicalmente, il brano è contraddistinto da una favolosa linea di basso rubata a Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) degli Sly & the Family Stone. L’idea di utilizzare quel groove venne a Jimmy Jam, uno dei produttori del disco, durante una cena. E’ lo stesso Jam ad averlo raccontato in un’intervista: “Ero in un ristorante, potrei essere stato con Janet, non riesco a ricordare con chi, e stavo mangiando. Ricordo che stavano suonando musica in sala e ricordo all'improvviso di aver ascoltato Thank You, una delle mie canzoni preferite. L’avevo ascoltata un milione di volte, ma è stata la prima volta che l'ho ascoltata fuori contesto, e mi sono detto che, una volta tornato in studio avrei messo in loop quel giro di basso e ne avrei fatta una nuova canzone. Quella è stata la scintilla”.
Curioso come nella clip che accompagna la canzone la Jackson utilizzò un look e passi di danza militareschi, che aveva visto nel film del fratello Michael, Captain EO, un corto metraggio di diciassette minuti girato da Francis Ford Coppola, che detiene ancora il record del film con il costo al minuto più alto della storia. Michael inizialmente nicchiò, perché era un’idea che voleva sfruttare per altri video, ma alla fine acconsentì, viste le prolungate insistenze della sorellina, che, grazie anche a questa intuizione, rafforzò ulteriormente la propria fama di musicista e ballerina.