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MAKING MOVIESAL CINEMA
Revolver
Sergio Sollima
1973  (Prime)
POLIZIESCO
6,5/10
all MAKING MOVIES
06/02/2023
Sergio Sollima
Revolver
Come già accadeva nei suoi western, anche con Revolver, alla struttura del poliziesco Sollima unisce echi di denuncia politica, che evidenzia come dietro le istituzioni si nasconda spesso del marcio impossibile da affrontare e da vincere. Non si può parlare di grande film, ma Sollima confeziona con gran mestiere un film solido, con il pregio di un grandissimo e amarissimo finale.

Sergio Sollima è stato regista capace di attraversare i generi pur non avendo, almeno al cinema, prodotto una mole d'opere così cospicua: una dozzina di lungometraggi in tutto e poi teatro e televisione. Gli spettatori vicini alla mia generazione tra le sue regie ricorderanno principalmente i prodotti legati al Sandokan di Kabir Bedi, grande successo di fine anni Settanta, quelli un po' più vecchiotti i suoi spaghetti western (La resa dei conti, Faccia a faccia, Corri uomo corri) e in seguito i film assimilabili al poliziottesco tipico nostrano (Città violenta, Il diavolo nel cervello e questo Revolver).

Come già accadeva nei suoi western, anche con Revolver, alla struttura del poliziesco Sollima unisce echi di denuncia politica, una presa di posizione (anche un po' confusa nello sviluppo della storia) che evidenzia come dietro le istituzioni si nasconda spesso del marcio, quella corruzione che per il cittadino, anche quello di un certo peso come un vice direttore delle carceri, diventa impossibile da affrontare e da vincere e di fronte alla quale, una volta trovatosi a doverci fare i conti, non resta che inchinarsi nel cordoglio dell'umiliazione.

 

Vito Cipriani (l'attore inglese Oliver Reed) è vice direttore delle carceri di Milano, un uomo onesto da poco sposato con la bella e giovane moglie Anna (Agostina Belli). Durante un turno di servizio due uomini arrivati da fuori città rapiscono la signora Cipriani. In seguito a questo evento a Vito Cipriani viene intimato di organizzare l'evasione di un delinquente di mezza tacca, tal Milo Ruiz (Fabio Testi) che in precedenza aveva partecipato a un colpo finito male in seguito al quale un suo compagno di malefatte aveva perso la vita.

In contemporanea a questi avvenimenti un importante industriale in campo petrolifero, Harmakolas (Jean Degrave), viene freddato senza pietà in mezzo alla strada, omicidio che in qualche modo influirà sulle vicende che Ruiz e Cipriani si troveranno, loro malgrado, a dover affrontare insieme.

Con il pensiero fisso alla giovane moglie, a Cipriani non resta che far evadere il delinquente, ma il vice direttore non è uno sprovveduto, farà di tutto per gestire la situazione in modo da ottenere il rilascio di Anna, anche se questo vorrà dire allearsi con Ruiz, un genere d'uomo che Cipriani sinceramente disprezza. Nel dipanarsi dell'intrigo molti personaggi verranno coinvolti, da ambigui avvocati (Reinhard Kolldehoff), a rockstar affermate (Daniel Beretta) e loschi faccendieri (Frédéric de Pasquale).

 

Come accade per molti film appartenenti al filone del poliziottesco, anche per Revolver non si può parlare di grande film, non siamo di certo ai livelli di Milano calibro 9, giusto per rimanere nel novero di quelli considerati b-movies, Sollima però confeziona con gran mestiere un film solido che ha almeno il pregio, da non sottovalutare, di presentare un grandissimo finale, amarissimo e per il quale volentieri ci spendiamo due superlativi nella stessa frase.

Si lascia apprezzare la volontà di Sollima di denunciare un'italica predisposizione dei poteri forti ad assumere il ruolo di prepotenti impuniti, a contrastarli con scarso successo abbiamo qui la più classica delle strane coppie cinematografiche, un rappresentante delle forze dell'ordine e un criminale. Fabio Testi è un habitué del genere, volto angelico per un protagonista qui meno forte e deciso che altrove, ben compensato dalla presenza ingombrante, anche fisicamente, di un Oliver Reed impassibile, che lavora di sguardi e di dilanianti tormenti interiori.

È davvero possibile fare la cosa giusta quando in pericolo c'è l'amore della vita, nella fattispecie un'incantevole Agostina Belli? Probabilmente no.