Per gli amanti dell’hardcore e del metal più violento, arrabbiato, pesante e aggressivo ci sono buone notizie: nel 2019 sono tornati ufficialmente i Browbeat e il loro nuovo album, Remove The Control, non fa sconti a nessuno.
Tornati, sì, perché i Browbeat non sono certo dei novellini della scena. Si sono formati nel 1998 e hanno registrato i loro due album di maggior successo tra il 2000, No Salvation, e il 2003, Audioviolence. Nei due anni successivi, grazie ai contatti con l’etichetta inglese Casket/Copro, per cui avevano appena editato il secondo album, si sono distinti in particolar modo in sede live, suonando diverse decine di concerti di spalla a Skindread e Raw Power. Nel 2005, però, lo storico cantante M.V. ha lasciato la band per divergenze musicali e il gruppo ha provato ad andare avanti con un nuovo cantante e un suono più metal. Nonostante il tentativo, il progetto non ha convinto i membri rimanenti, che hanno preferito sciogliere la band nel 2007.
A distanza di dieci anni, nel 2017, nonostante i vari progetti musicali che ogni componente aveva avuto modo di mettere in piedi nel frattempo, la voglia di tornare a suonare insieme è risultata molto più forte e i cinque modenesi hanno deciso di ricostruire i Browbeat nella loro formazione originale, pronti e motivati a farsi di nuovo sentire in tutta la loro potenza.
È con questo spirito che nasce Remove The Control, un album scritto, mixato e registrato in soli sei mesi, che la band ha deciso di rilasciare per i ragazzi dell’Indelirium Records, una delle etichette indipendenti attualmente più importanti in Italia per il genere.
Il disco prende le mosse dalle ottime composizioni musicali del chitarrista Luca Cocconi e dai testi di M.V., hardcoreman d’eccellenza a partire dalla bandana in testa fino all’attitudine, che si respira forte e chiara nel cantato e che non fa che confermarsi una volta che lo si vede in azione anche solo in un video.
I Browbeat riassumono nei 27 minuti di Remove The Control tutta la musica che li appassiona, fregandosene delle mode ed eseguendo con passione e maestria solo ciò in cui si riconoscono. A livello sonoro, infatti, le influenze che si possono ascoltare sono diverse: dai primi Machine Head di Burn My Eyes (1994) agli Hatebreed, dall’hardcore dei Lionheart a quello dei Madball, fino a ricordare alcuni passaggi a là Suicidal Tendencies e Biohazard.
Anche i testi, però, non sono lasciati al caso, perché Remove The Control si struttura come un concept album basato sul tema dello sfruttamento e delle ingiustizie che quotidianamente le persone subiscono sul posto di lavoro. Delle 10 tracce contenute nel disco, inoltre, 3 affrontano il problema attraverso il parlato: la prima (“The New Slavery Nation”) funge da introduzione al tema, la sesta (“Nothing More and Nothing Less”) denuncia, tramite la voce strozzata di una donna, le condizioni sociali di chi viene sfruttato, chiedendo niente più e niente meno che rispetto e dignità e l’ultima (“Remove The Control…Till Death!!”) chiude il cerchio, condannando definitivamente il sistema che governa le moderne logiche del lavoro.
Delle 7 tracce più propriamente definibili come canzoni, invece, spiccano in maniera particolare “The Labour Blackmail”, “A Forgotten Number” e “Underpaid”. In questa triade troviamo anche il singolo del disco, “A Forgotten Number”, per cui è stato girato un videoclip ad hoc nella fabbrica abbandonata della Bugatti a Campogalliano, in provincia di Modena, che potete vedere qui di seguito.
Per chi si darà all’ascolto/visione, quindi, facciamo presente una piccola chicca: alla fine del video vedrete che viene disegnato un grande occhio (lo stesso che i più attenti di voi hanno adocchiato sulla copertina dell’album), un occhio di orwelliana memoria, che la band vede come rappresentativo della figura del padrone, che controlla le mosse dei suoi sottoposti e li considera solo un numero per arricchire la sua sete di potere.
Arrabbiati, potenti, appassionati e intensi. I Browbeat sono tornati a riprendersi il posto che avevano lasciato nella scena italiana ed europea, e questa volta, visti i risultati, contiamo che siano tornati per restare.