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MAKING MOVIESAL CINEMA
Ready Player One
Steven Spielberg
2018  (Warner Bros. Pictures)
FANTASCIENZA
all MAKING MOVIES
03/04/2018
Steven Spielberg
Ready Player One
Il film è un tripudio di citazioni da far venire la tremarella a qualsiasi nerd della mia generazione, quella che ha trascorso l’infanzia e una parte dell’adolescenza negli anni ‘80 insieme ad Han Solo e Supercar, e che ha imparato a giocare in sala giochi prima che alla playstation

“Mi chiamo Wade Watts. Mio padre scelse questo nome perché sembrava l’identità segreta di un supereroe, tipo Peter Parker o Bruce Banner, ma morì quando ero piccolo, come mia madre. E sono finito qui, qui nel mio piccolo angolo nel nulla. Non c’è nessun posto dove andare, nessuno, a parte Oasis.”

E’ il 2045 e ci troviamo a Columbus in Ohio. L’uomo ha prosciugato tutte le risorse del pianeta e i più poveri vivono nelle “cataste”, bidonville composte da roulotte impilate una sull’altra.

Wade, il nostro eroe, è orfano, non ha un soldo e la sua unica via di fuga dalla realtà è Oasis. Oasis è un mondo virtuale dove puoi essere ciò che desideri e andare dove desideri, d’altronde uscire di casa è altamente sopravvalutato di questi tempi. Il suo creatore, James Halliday, è morto lasciando in eredità una grande caccia all”EGG. Di cosa si tratta vi chiederete? Si avete familiarità con il mondo dei videogiochi lo avrete già capito. Un easter egg [uovo di pasqua] altro non è che un premio nascosto nei meandri di Oasis. C’è solo un problema: Oasis è pressochè infinito e l’egg potrebbe essere nascosto dovunque. Per trovarlo Wade dovrà affrontare un esercito di cercatori senza scrupoli e dimostrare tutta la sua abilità di gamer e la conoscenza dei cult degli anni ’80.

Steven Spielberg è tornato, ragazzi! Dov’era andato? Da nessuna parte direte voi. Ma da tempo non era così prolifico. Dal 2015 ha sfornato un film all’anno, di cui due sono andati dritti all’Oscar. Alterna epopee storiche ad avventure fantasy e non sbaglia un colpo. Dopo l’11 settembre, l’opera del regista rifletteva una perdita dell’innocenza, quasi una svolta pessimista.

Con Ready Player One, tratto dal romanzo di Ernest Cline, Spielberg pare essere finalmente tornato alla spensieratezza dei suoi primi lavori.

Da Star Trek, alla DeLorean di Ritorno al futuro, Space Invaders, He-Man, Freddy Krueger, il Nintendo 64, Mortal Kombat e Street Fighter. Il film è un tripudio di citazioni da far venire la tremarella a qualsiasi nerd della mia generazione, quella che ha trascorso l’infanzia e una parte dell’adolescenza negli anni ‘80 insieme ad Han Solo e Supercar, e che ha imparato a giocare in sala giochi prima che alla playstation.

A questo punto, se avete più di trent’anni, potete fare due cose. Potete sbragarvi sulla poltroncina con un secchiello di pop-corn e una bibita gigante ed emozionarvi quando MechaGodzilla e Gundam entrano in scena oppure quando Parzival, avatar di Wade, incita alla battaglia tenendo sopra la testa uno stereo come John Cusak nel film “Non per soldi ma per amore”, film di Cameron Crowe che lo consacrò ad icona del cinema di quegli anni. Oppure potreste chiedervi cosa c’è oltre a tutto questo citazionismo a tratti schizofrenico che strizza l’occhio a tre generazioni cercando di non scontentare nessuno. Purtroppo c’è poco. Non fraintendetemi, Ready Player One è intrattenimento puro, 140 minuti di divertimento ed effetti speciali che mi rifarei all’istante. Spiace però che non riesca ad andare oltre alla bellissima facciata, dando uno spessore diverso ai personaggi e alla storia.

Last but not least concedetevi di battere i piedi a tempo e canticchiare nel buio della sala sulle note di Wild Boys dei Duran Duran, Rebel Yell di Billy Idol e Blue Monday 88 dei New Order.

Buona ricerca dell’egg!