La copertina la dice lunga sui contenuti musicali del disco: un bonzo che si da fuoco per protesta, in un atto di orgoglioso autodafè e di ribellione estrema. Così è la musica dei losangelini Rage Against The Machine, devastante e definitiva come un gesto di rabbia che frantuma gli argini politically correct del buon senso. Rabbia contro la macchina (intesa sia come tecnologia e progresso, ma anche come sinonimo del leviatano stato di Hobbes) che prende forma cruenta nel rap-metal, meticccio e caustico, forgiato dai riff di Tom Morello e dalla voce aspra di Zach De La Rocha. Son tempi grami quelli che fanno da cornice all'esordio dei RATM. Il caso Rodney King dell'anno precedente (con la conseguente sentenza assolutoria dei poliziotti coinvolti nel fatale pestaggio) e i successivi disordini che infiammano il South Central losangelino (che provocano cinquantaquattro morti e più di duemila feriti) sono la miccia di una musica che fa paura come una carica di Black Bloc. Militanti, incazzati e barricaderi, i RATM posizionano i propri avamposti sonori fra le bandiere rosse della ribellione al sopruso, fra le minoranze umiliate e vilipese, tra le prime fila di un corteo che alza stentoreo il proprio grido di diserzione innanzi alla guerra (a febbraio del 1991 aveva avuto inizio il primo conflitto del Golfo). Crossover estremo, in cui la cultura nera del rap (Public Enemy) trova perfetta coesione con aggressioni punk e hard-core (Bad Brain, Suicidal Tendencies), senza dimenticare la lezione del passato, che attinge al Detroit Sound di MC5 e Stooges. Morello, con la sua chitarra irriverente ed effettatissima, inventa letteralmente uno stile (tra deragliamenti scratch e schianti noise), blindato dalla sezione ritmica di Commenford e Wilk e sostenuto dal rapping urticante di De La Rocha. L'assalto frontale di Bombtrack, invettiva da barricata metal-core contro le "puttane del potere", è la sintesi perfetta del nuovo suono. C'è poi l'antimilitarismo urlato di Killing in the name of… in cui l'ibrido di sonorità deflagra nella strofa finale ripetuta all'infinito (“Fuck you, I won't do what you tell me") e nel celebre assolo al kerosene di Morello. Sale lento e scomposto, per poi esplodere in uno schianto di molotov, l'invito alle masse a riprendersi il potere (Take The Power Back) e a svegliarsi dal torpore degli agi (Wake Up): due brani di disobbedienza civile al nitrato, che si nutrono di aggressioni verbali e sonore, in cui i Body Count di Ice-T si allineano al punk rock partigiano dei Clash. Ma l'apice del disco è Bullet In The Head, un capolavoro di guerriglia urbana che risveglia con sarcasmo le coscienze, aizzandole contro un sistema capitalistico, che tutto omologa e uniforma in una lobotomica globalizzazione, togliendo ai cittadini la capacità di riflettere e sperare ("Ti dicono salta e tu dici: quanto in alto? Sei cerebroleso, hai una cazzo di pallottola nella testa "). Epocale e incendiario, l'esordio dei RATM sarà il marchio di fabbrica di un'avventura rock strenuamente militante, che continuerà per altri due album di buon livello, per poi concludersi con un disco di cover," Renagades ", e un live postumo allo scioglimento del gruppo, avvenuto nel 2002 (salvo sporadiche reunion). "Rage Against The Machine", insieme al primo album dei Korn e a "Toxicity" dei System Of A Down, resta indiscutibilmente il vertice più alto raggiunto dal movimento nu-metal che infiammò gli anni '90.