Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
07/05/2022
Christian Lee Hutson
Quitters
Christian Lee Hutson torna due anni dopo Beginners, con un disco che ne è l'ideale successore, tra nostalgia, melodie accattivanti e uno sguardo prevalentemente ironico sulle cose della vita.

Dopo un intervallo relativamente breve di due anni dal suo terzo album in studio – Beginners (2020) – esce il nuovo disco di Christian Lee Hutson, Quitters, il secondo sotto l’egida ANTI-. Ancora una volta, la produzione è affidata all’amica, Phoebe Bridgers, il cui sodalizio artistico ha avuto inizio nel 2018, e che per l’occasione, però, si è arricchito anche del contributo di Conor Oberst dei Bright Eyes. Una collaborazione, questa, che aveva già dato i suoi frutti nel progetto Better Oblivion Community Center del 2019, affinando le dinamiche e l’affiatamento fra i tre, la cui empatia artistica si riflette nel lavoro solista di Hutson, grazie a una produzione che rispecchia fedelmente lo stile del songwriter losangelino.

Quitters è il seguito ideale del suo predecessore, un disco che, ai tempi, aveva attirato l’attenzione della stampa specializzata, e i cui contenuti sonori vengono, oggi, replicati in queste nuove, tredici tracce: una scaletta di brani prevalentemente acustici, dalla struttura minimal ma non scarna, in cui le voci raddoppiate evocano il fantasma di Elliott Smith e le melodie folk malinconiche, talvolta scartavetrate di elettricità, possono ricordare nei passaggi più scorbutici i migliori Eels e in quelli più melodici Sufjan Stevens.

Tuttavia, rispetto a Beginners, c’è maggior attenzione agli arrangiamenti e una struttura espositiva più corposa: in particolare nel singolo, "Rubberneckers", e nella deliziosa "CreatureFeature", la ritmica è impostata su ipnotici loop di batteria elettronica e le melodie sono intrecciate ai delicati e fantasiosi controcanti della Bridgers, mentre in "Age Difference", l’intimismo iniziale viene arricchito, lentamente, dalla presenza onirica di un corno e da una chitarra riverberata. Lo stessa stratificazione trova posto nella struttura di "Strawberry Lemonade", l’altro singolo, che apre l'album con la sobrietà della ballata acustica e si gonfia di umori nella seconda parte, grazie alla splendida voce della Bridgers, a un'emozionante linea di pianoforte e agli scossoni elettrici delle chitarre.

La continuità con il predecessore Beginners non è però solo sonora, ma anche lirica, dal momento che i temi affrontati sono i consueti della poetica di Hutson: l’inquietudine per l’avvicinarsi della mezza età e le responsabilità di diventare adulto, la nostalgia per il passato, e quello sguardo coraggioso che indaga le pieghe dell’anima, alla ricerca dell’antitesi fra il bene e il male, qui evocato in "OC Demon", in cui Hutson, nell’intreccio fra fingerpicking acustico e una chitarra distorta, confessa con onestà "Non sono al sicuro con le persone, sono sempre stato malvagio”.

Pur ricalcandone le forme e i contenuti, Quitters possiede un mood un po' più giocoso e leggero del disco che l’ha preceduto, le atmosfere raramente si fanno plumbee, e spesso prevalgono melodie carezzevoli, che avvolgono di tenue luce la geografia umana di Hutson, osservata con sguardo spesso ironico, in un perfetto equilibrio fra introspezione, profondità e vaporosa delicatezza.