Questa tempesta è il secondo capitolo della seconda quadrilogia losangelina ideata da James Ellroy, siamo di fronte a un libro (e più in generale a un corpo d'opera) poco adatto al lettore occasionale, quello creato nel corso di una carriera ormai lunga quarant'anni è un affresco corale che senza soluzione di continuità lascia confluire l'inventiva dello scrittore di L.A. tra i meandri più oscuri della storia americana. Romanzo dopo romanzo molti dei protagonisti scritti da Ellroy tornano e incrociano le loro strade uno con l'altro e con numerosi personaggi reali presi di peso dal mondo dello spettacolo americano, dalla politica, dal corpo di polizia di Los Angeles, andando a creare scenari spesso intricatissimi e di decifrazione non immediata, basti pensare al fatto che in coda all'edizione di Questa tempesta edita da Einaudi è presente un'appendice denominata dramatis personae che riassume l'elenco dei protagonisti, è un'appendice di sei pagine dove si contano ben novantuno personaggi che a vario titolo fanno la loro comparsa nel corso del corposo romanzo (844 pp.). Questi protagonisti, alcuni fondamentali, altri molto importanti, altri ancora necessari, altri poco più che comparse, sono per la gran parte nomi noti ai fan di Ellroy, sconsigliato quindi entrare per la prima volta nel mondo dello scrittore da questa porta, l'ideale sarebbe ripercorrerne le opere in ordine cronologico d'uscita o per lo meno approcciare questo mondo iniziando con Perfidia, primo capitolo di questa tetralogia che rispetto all'L.A. Quartet e all'American Underworld Trilogy è ambientata in un'epoca precedente, nella fattispecie siamo nei primi mesi del 1942, subito dopo l'attacco di Pearl Harbor. Quindi solo per amanti delle narrazioni corali estreme, i personaggi sono tantissimi e anche per chi (come chi scrive) ha letto tutti i capitoli precedenti della bibliografia dell'autore a volte non è facile raccapezzarsi tra i mille rimandi, cucire insieme le tappe della vita dei protagonisti disseminate nel tempo e far quadrare il cerchio di una narrazione più che intricata, almeno fino a che giungerà il momento di tirare i fili avvicinandosi al finale.
Questa tempesta, questo disastro devastante. La storia, la guerra, creano opportunità in mezzo al disastro devastante che è la vita, che è la società americana, che è una nazione fondata sulla violenza, su losche complicità, sulla vanità, su desideri perversi, sul vizio, sull'incuranza nel calpestare l'altro per i propri scopi e poi corrompere, occultare, compartimentare, ricattare, eliminare, tradire, sfruttare, rinnegare. Non so se la definizione di Joyce Carol Oates che indica Ellroy come il Dostoevskij americano possa essere calzante, indubbiamente Ellroy è tra i re del noir, forse è IL re del noir, e forse ancora Ellroy è addirittura oltre il noir; la narrazione di Ellroy è più nera del nero, è immersa in un marciume dove le speranze sono flebilissime, dove i personaggi che sembrano avere un rimasuglio di umanità sono comunque corrotti, feriti o sporcati da decisioni prese, da errori passati, da voltafaccia repentini, mossi da opportunismi o da passioni smodate, qui immersi nella tempesta che segue l'attacco di Pearl Harbor, in un momento storico dove nasce la caccia al giapponese, campi di internamento su suolo americano vengono creati in fretta e furia, i diritti cancellati, le ideologie implodono per collidere in nuove opportunità grette e malate: rossi e neri, nazisti e comunisti, sinarchisti, accomunati da ossessioni e visioni distorte. È una tempesta vera quella riporta alla luce un cadavere bruciato e sepolto da tempo, la linea di indagine confluirà in una vecchia e irrisolta storia concernente una rapina al treno, neanche fossimo nel vecchio west, una rapina durante la quale sparì un ingente quantitativo d'oro, in parallelo due poliziotti corrotti dell'L.A.P.D. vengono uccisi in una casa di piacere ambigua in compagnia di un messicano sconosciuto. A seguire la pista dell'oro e a cercare una chiusura al caso degli agenti morti, una chiusura solo se possibile veritiera e pulita, ci sono il giapponese della scientifica Hideo Ashida che porta in giro una faccia che in quel preciso momento storico attira odio e disprezzo da tutte le parti, il corrottissimo Dudley Smith, irlandese senza scrupoli deciso a sfruttare la guerra con un traffico di clandestini (e altro) tra Messico e California, i componenti di una strana fazione sospettati di far parte della Quinta Colonna ma con una serie intricata di relazioni e segreti da nascondere (o da portare alla luce), la rossa e decisa Kay Lake direttamente dalle pagine di Perfidia, i sinarchisti messicani, la giovane e bella Joan Conville reclutata da Bill Parker nel Dipartimento di Polizia di Los Angeles e proveniente dalla marina militare, e c'è anche Elmer Jackson, poliziotto al quale le manovre di Dudley Smith non piacciono molto, ma non pensiate che lui sia uno stinco di santo. I destini di questi e tantissimi altri personaggi sono destinati a incrociarsi e in qualche modo a convivere con la Storia, in una tela torbida di intrighi nella quale è difficilissimo districarsi.
È un libro ostico Questa tempesta, anche per chi già conosce l'opera di Ellroy, figuriamoci per chi non è addentro alle dinamiche dello scrittore e non ha nessuna infarinatura sui personaggi e sugli eventi trattati dallo stesso. Oltre alla necessaria conoscenza di base, almeno del precedente Perfidia, il lettore che approcciasse per la prima volta un romanzo di Ellroy si troverebbe a dover fare i conti con uno stile di scrittura che ha sì trovato un suo perfetto equilibrio ma che potrebbe ad ogni modo risultare difficile da digerire per un novizio. Per chi è già aduso agli scritti dell'autore losangelino l'impressione è che la prosa dello scrittore in Questa tempesta sia a un punto di cesellatura ottimale che non snatura il suo stile personale, essenziale, febbricitante, secco e tagliente, spesso difficile per chi non lo ha ancora assimilato a dovere, ma che viene qui aiutato da capitoli tutto sommato brevi e da alcuni momenti di riassunto dove si tirano un po' i fili della narrazione. Il difficile viene proprio dal contenuto, dalla moltitudine esagerata di personaggi ed eventi, dalla fatica che si fa a seguire le varie diramazioni degli stessi e a collocarne all'interno i molti protagonisti secondari. Se si è il classico lettore che pretende di unire tutti i puntini, conoscere tutto di tutti senza soprassedere su qualche dimenticanza (della propria memoria, non di Ellroy) e su qualche fraintendimento qua e là qui c'è davvero da impazzire, piuttosto leggete altro. Bisogna entrare nel mood e farsi trascinare da questa tempesta, da questo disastro devastante, allora e solo allora ci si potrà godere il viaggio. Detto questo rimane il fatto di come Questa tempesta non si collochi tra i migliori esiti di Ellroy, probabilmente un approccio più chiarificativo in diversi passaggi avrebbe giovato alla narrazione che a tratti, pur amando e conoscendo lo scrittore, si fa effettivamente pesante, anche nella mole di battute un taglio probabilmente da molto pubblico non sarebbe stato malvisto, anzi. Quindi a conti fatti vale la pena? Domanda inutile, perché se siete fan di Ellroy il libro dovrete leggerlo per forza, altrimenti il prossimo potrebbe essere un vero incubo da seguire, è un mondo in continuo fermento ed espansione quello di Ellroy, con Questa tempesta faticherete, probabilmente più che con altri suoi scritti, ma Ellroy è così, non è facile, prendere o lasciare, non è uno che si legge per passare un po' di tempo.