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Questa notte mi ha aperto gli occhi
Jonathan Coe
1990  (Feltrinelli)
LIBRI E ALTRE STORIE
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29/11/2021
Jonathan Coe
Questa notte mi ha aperto gli occhi
Nel 1990, arrivato al traguardo del terzo romanzo, Jonathan Coe si confermava un autore in evoluzione costante; se i primi due libri dello scrittore britannico (Donna per caso e L'amore non guasta) non avevano convinto fino in fondo, con Questa notte mi ha aperto gli occhi si arriva a una forma più compiuta e soddisfacente che, pur lasciando sospesi e non detti, appaga il lettore preparando il campo al successivo esito dell'autore, quel La famiglia Winshaw che viene unanimemente indicato tra gli scritti più riusciti di Coe.

Per questo romanzo lo scrittore unisce al suo amore per la lingua e la narrazione quello storico per la musica, ad aprire il romanzo, almeno nell'edizione Feltrinelli, c'è proprio un'introduzione che racconta la passione di Coe per la materia e il rimpianto per non aver studiato in gioventù la musica con maggiore impegno, trovando questa una forma d'arte ancor più sincera di quella legata alla parola scritta. Chissà quale scenario si sarebbe aperto per lo scrittore se le cose fossero andate diversamente, magari oggi non avremmo i suoi romanzi... e forse neppure la sua musica!

William è un giovane di Sheffield trasferitosi a Londra per provare a sfondare nel mondo della musica; compositore e pianista suona con un gruppo di mediocre talento, gli Alaska Factory, tenuto a galla proprio da William che ne è un po' il collante. Per mantenersi lavora in un negozio di dischi e condivide l'appartamento con Tina, che non incontra quasi mai, sorella di Tony, uno dei suoi primi insegnanti di musica. Gli Alaska Factory sono alla ricerca dell'agognato contratto discografico ma la situazione è stagnante, il loro manager Chester non riesce a trovare sbocchi per loro così propone a William, l'unico ad avere un po' di talento, di fare una prova con gli Unfortunates, l'altro gruppo gestito da Chester, una band decisamente più rumorosa e sperimentale degli Alaska e composta da membri decisamente più bizzarri. Nel frattempo per William procede - per modo di dire - anche la vita sentimentale, il ragazzo porta avanti infatti una relazione platonica con la bellissima ma fredda Madeline, un rapporto fermo che oscilla per William tra l'adorazione e l'irritazione ma che in realtà sembra non andare da nessuna parte. Così la vita di William si trova a un punto morto sotto ogni aspetto, questo finché il protagonista non incontrerà gli Unfortunates e il loro cantante Paisley in una nottata che a tutti gli effetti gli cambierà davvero la vita.

Romanzo impregnato di musica, ogni capitolo porta il titolo di un termine musicale (Assolo, Coda, Sezione intermedia, Secondo tema e via dicendo) e soprattutto tutti si aprono con la citazione di un brano degli Smiths o di Morrisey, il testo del racconto è intervallato di quando in quando dal pentagramma sul quale William appunta parti delle sue composizioni entrando anche in qualche tecnicismo che rende il racconto ancor più gradevole per chi conosce la musica pur rimanendo sempre più che comprensibile a tutti, diciamo che c'è un di più che solo un musicista può realmente apprezzare. Il tono passa dal comico (applausi per il passaggio sui bus di Londra la domenica) al sentimentale, che poi è la parte centrale e più importante del libro, fino a sfociare in risvolti thriller con alcuni eventi di un certo peso nell'economia generale del racconto. Ma ciò che più fa breccia nel cuore del lettore e l'inadeguatezza incolpevole di William nei confronti della vita, incapace di progredire nel suo rapporto con Madeline, fermo da mesi a un amore platonico e a vuote discussioni ma impossibilitato anche nel troncarlo, bloccato con la musica in un gruppo privo di ambizioni, in difficoltà nel carpire le altrui esigenze o le richieste di aiuto, in questo William è uno come tanti, con talenti inespressi e privo di quella spinta propulsiva al cambiamento, un personaggio che è più facile di altri da sentire vicino. Inoltre Coe sa come si scrive, è a suo agio con tutti i registri, non si fa remore a dire che la musica di Andrew Lloyd Webber fa schifo, è sempre piacevole e non si perde in giri interminabili di parole. Il tutto lascia ben sperare nei romanzi successivi visto che Questa notte mi ha aperto gli occhi di solito non è menzionato tra le opere più importanti dell'autore inglese.